Batterica SIDS

11 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Batterica SIDS



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Sulle ragioni che provocano la SIDS, la morte improvvisa del lattante in culla, si continua a sapere poco. Le informazioni sono per lo più epidemiologiche: può capitare a maschi e femmine, tra il primo e dodicesimo mese di vita, tipicamente durante il sonno. In più sono state identificate norme comportamentali, seguendo le quali si riduce il rischio. Quanto alla sua patogenesi rimane misteriosa, eppure spiegano sul Lancet, si tratta di una delle cause più comuni di mortalità al di sotto dell'anno di vita. Si tratta comunque di episodi eterogenei, tra i quali in alcuni casi grazie a un attento esame sulle modalità del decesso e post-mortem è possibile identificare una causa, in altri invece anche dopo questi accertamenti le cause restano imprecise. Di queste ultime, dice l'articolo di Lancet se ne sono verificate 268 in Gran Bretagna e Galles nel 2005 che equivalgono a 0,41 morti per ogni 1000 nascite. Un numero che le rende tra le principali categorie di morte neonatale. Nel Regno Unito esiste un'apposita struttura Her Majesty's Coroner che investiga su questi casi. Il tutto attraverso un dettagliato esame post-mortem effettuato da un patologo pediatrico, cui vengono associate altre indagini ausiliarie, tra queste l'esame microbiologico. Da questo tipo di valutazione nel tempo è stata ventilata la causa infettiva come una delle prevalenti in alcuni casi di SIDS. Lo studio pubblicato su Lancet cerca di quantificare il peso della causa infettiva.

Quanto contano le infezioni?


Da decenni, premettono gli autori, un'infezione sottostante è stata suggerita come un possibile importante meccanismo nella SIDS. Il tutto sulla base di valutazioni demografiche, reperti autoptici e sul rilievo di organismi. Quello che però non si è mai definito è in che proporzione di casi l'esame microbiologico post-mortem rappresenti la causa del decesso. I dati disponibili derivano da serie di pochi casi o di studi multicentrici regionali in cui non esiste coerenza nella metodologia di selezione dei campioni. L'obiettivo dello studio è di esaminare il ruolo del campione microbiologico post-mortem nel determinare la possibile causa di SIDS, utilizzando i dati derivanti da una considerevole serie di autopsie per casi di questo genere, effettuate presso un centro specialistico. I casi, verificatisi tra il 1996 e il 2005, riguardano 546 neonati dai primi sette giorni di vita fino al primo anno morti improvvisamente e in modo inatteso. I casi di SIDS sono stati catalogati come inspiegati, spiegati con evidenza istologica di un'infezione batterica o spiegati con cause non infettive. Anche gli isolati microbici sono stati catalogati come non patogeni, patogeni di gruppo 1 (per i quali il focus infettivo è stato identificato), o patogeni di gruppo 2 (senza un evidente focus infettivo).

La connessione c'è


I risultati dello studio non sono definitivi, ma confermano l'esistenza di una connessione tra infezioni batteriche e rischio di SIDS. Tra quelli la cui morte era stata determinata da un'infezione batterica, il 24% dei batteri trovati erano potenzialmente dannosi, comparati con l'11% di quelli trovati nel gruppo "non infettivo". Invece nel gruppo senza causa accertata la cifra corrispondeva al 19%, il 16% identificati come stafilococchi contro il 9% del gruppo non infettivo. Nigel Klein, uno degli autori dello studio sostiene che esistono tre possibili spiegazioni per questa differenza. Pura coincidenza, un ruolo dei batteri nel causare la morte o la presenza di un altro fattore che legato alla presenza batterica aumenti il rischio. Cioè potrebbe essere che i batteri abbiano più probabilità di essere presenti in bambini esposti ad altri fattori di rischio, come il fumo. Ecco perché, sottolineano gli autori, lo studio rafforza le raccomandazioni già esistenti per prevenire la morte in culla. L'ipotesi ulteriore è che i batteri possano interferire con il respiro o con il controllo nervoso. Ma si tratta di ipotesi da verificare. Esiste, infine, l'aspetto della variabilità genetica che rende possibile che alcuni neonati abbiamo reazioni esagerate a un'infezione che ad altri non arreca alcun disturbo. La questione, è evidente, è tutt'altro che risolta.

Marco Malagutti



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