Per uomini più longevi e sani

22 novembre 2006
Aggiornamenti e focus

Per uomini più longevi e sani



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Parlare di salute al maschile non significa riferirsi soltanto a specifici disturbi o patologie, come quelli a carico della prostata dalla mezza età. Vuol dire per esempio focalizzare fattori di rischio evitabili che influenzano anticipatamente la longevità e lo stato di salute in vecchiaia, dato che il guadagno ottenuto in termini di anni di vita resta diverso per uomini e donne, a favore delle seconde: la netta maggioranza dei grandi anziani, over 85, è di sesso femminile. Una disparità che dipende da vari fattori ma che potrebbe essere diminuita a beneficio dei primi se migliorassero i loro stili di vita, in media meno salutari. E vuol dire considerare anche aspetti inconsueti, come la paternità, che possono comunque avere effetti sul benessere psicologico e persino fisico degli uomini. Entrambi questi versanti sono affrontati su Jama nel contesto di una ricognizione sulla salute coniugata al maschile.

Esercizio, istruzione e coniuge...


Vivere a lungo, ma rimanendo sufficientemente sani ed efficienti, è l'aspirazione di tutti, resa più concreta dai progressi della medicina e dalle migliori condizioni di vita rispetto al passato, ed è il desiderio di tutti gli Stati occidentali alle prese con l'invecchiamento della popolazione e relativa domanda sanitaria in crescendo. Quali elementi modificabili vedono penalizzati gli uomini in confronto alle donne rispetto ai benefici già raggiunti? Un'ampia ricerca prospettica nell'ambito dell'Honolulu Heart Program/Honolulu Asia Aging Study (HHP/HAAS), ha monitorato fattori presenti nella mezza età maschile valutandone gli effetti sulla vecchiaia, a partire cioè da una coorte di 5.820 nippo-americani di 45-68 anni ha considerato a trent'anni di distanza quattro possibili situazioni: non sopravvivenza, sopravvivenza con disabilità fisica o cognitiva e con o senza patologie croniche, sopravvivenza senza disabilità e con patologie croniche, sopravvivenza "eccezionale" senza disabilità né patologie. Il 58% non ha superato gli 85 anni e l'11% è rientrato nell'ultimo gruppo; associati con la sopravvivenza totale ed eccezionale sono risultati la forza della presa che è una misura della robustezza e quindi dell'esercizio fisico, più l'assenza di obesità, iperglicemia, ipertensione, fumo e la moderazione nel consumo di alcol. I fattori meglio associati alla sopravvivenza eccezionale erano maggiore istruzione e glicemia nella norma, e per la mortalità prima degli 85 anni lo stato di celibato, aspetti con chiare componenti sociologico-culturali. La probabilità di arrivare alle età più avanzate era proporzionale al rischio cumulativo, scendendo dal 70% senza fattori predisponenti al 22% con almeno sei, e per quella di superare gli 85 anni calando dal 55% al 9% (una ventina le variabili implicate, come indice di massa corporea, pressione, volume di espirazione forzata, glicemia, colesterolemia, uricemia, fumo, alcol, attività fisica, istruzione, tipo di lavoro, stato civile). Nonostante possibili limitazioni per le caratteristiche genetiche e socioculturali della popolazione studiata, si evidenzia dunque il ruolo dello stile di vita.

Effetti psicofisici da paternità


Un elemento relativo al ruolo sociale che può influenzare la salute psicofisica maschile è come si diceva anche la paternità, un aspetto poco studiato. Tra padri e figli, come argomentano gli autori del commento su Jama, si crea un'interazione bidirezionale che può avere conseguenze positive o negative. L'avere figli può infatti agire da stimolante favorendo una vita più attiva e sana, spingendo a essere fisicamente attivi, a limitare gli alcolici e astenersi dal fumo, all'opposto può essere peggiorativa per lo stress (che può legarsi a disturbi e patologie) determinato da preoccupazioni economiche e organizzative di tipo famiglia/lavoro, o relativo al sentirsi impreparati davanti alla nuova responsabilità. Contano anche le ripercussioni sull'equilibrio e sulle abitudini di vita della coppia, che possono diventare più salubri, si pensi all'alimentazione o all'evitare ambienti inquinati, o al contrario più irregolari e nocive; ci sono poi i riflessi psicologici negativi in caso di bambini stessi con seri problemi di salute come per patologie croniche. Secondo i commentatori l'eventuale paternità dovrebbe far parte delle variabili da valutare in caso di problemi quali per esempio diabete o iperlipidemia, per il possibile coinvolgimento di tipo comportamentale.

Elettra Vecchia



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