L'attività allunga la vita

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

L'attività allunga la vita



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Fitness, attività fisica ed esercizio. Secondo uno studio epidemiologico a lungo termine, pubblicato sull'ultimo numero del New England Journal of Medicine, sarebbero i tre fattori chiave per ridurre la mortalità nel suo complesso ed in particolare per cause cardiovascolari. Lo studio, condotto dalla Stanford University, raccoglie le più significative evidenze riguardo l'importanza dell'attività fisica.
Come sottolinea l'editorialista della rivista è come se venisse ancora avvallata, a distanza di decenni, la teoria di Darwin, secondo cui chi è più forte ha maggiori possibilità di vivere meglio e più a lungo. Nello studio pazienti con e senza affezioni cardiologiche sono stati sottoposti ad elettrocardiogramma sotto sforzo, normalmente utilizzato per monitorare eventuali problemi cardiaci. I pazienti sono stati cioè collegati a sensori, con una maschera per valutare la quantità di ossigeno e di anidride carbonica presenti in ciascun respiro, e hanno camminato su un tapis-roulant aumentando gradualmente velocità e angolazione. L'esercizio è stato protratto fino a esaurimento o in alternativa fino al raggiungimento della massima frequenza cardiaca o ai primi dolori al petto. È stato così possibile definire che le possibilità di rimanere in vita a lungo, aumentano del 12% per ogni incremento di un equivalente metabolico (MET). Ma di che cosa si tratta? Si definisce equivalente metabolico la quantità di ossigeno utilizzata da una persona a riposo, due sono equivalenti al consumo in una camminata lenta e cinque quelli di una camminata veloce, facendo jogging poi si arriva al consumo di otto equivalenti metabolici. Del resto molti studi si erano già soffermati sulla riduzione del rischio cardiovascolare attraverso l'attività fisica, pochi però avevano analizzato l'effetto del fitness su chi già soffre di disturbi cardiaci. I 6200 pazienti monitorati sono stati suddivisi per fattori di rischio, è stato così possibile definire un rischio quasi doppio per chi non supera i quattro MET sotto sforzo. Quanto basta per far concludere ai ricercatori che il grado di attività fisica è miglior indicatore della potenziale durata di vita di altri fattori di rischio come il fumo, l'alta pressione, il diabete o il colesterolo. Va detto, peraltro, come sottolineano i ricercatori che non si tratta di un test di resistenza bensì di massima capacità sotto sforzo. Come a dire basta una camminata leggera di mezz'ora ogni giorno per modificare significativamente il rischio. Uno sforzo realizzabile.

Marco Malagutti



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