Dipendenza senza droga

26 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus

Dipendenza senza droga



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Dal punto di vista filosofico non è una gran scoperta: l'equazione tra le droghe e un certo tipo di attività rischiose è data per scontata, oltre che dal comune sentire, dalla letteratura, dal teatro e dal cinema. Però, da oggi si può ipotizzare una base fisiologica comune per queste dipendenze così diverse. La premessa è che tutte le sostanze in grado di indurre dipendenza agiscono in un punto o nell'altro, con un meccanismo o un altro su quel particolare circuito cerebrale che è deputato alla ricompensa. Infatti una delle chiavi della sopravvivenza degli individui (e delle specie) è la presenza di meccanismi che, soprattutto nella fase dello sviluppo, siano in grado di premiare con una risposta positiva i comportamenti favorevoli alla sopravvivenza, per esempio mangiare se si ha fame o fermarsi se si è stanchi. Se si vuole, un ruolo uguale e contrario al dolore, che è una sorta di avvertimento sgradevole per i comportamenti controproducenti.

Stimoli più forti per compensare


Tra le strutture implicate nelle vie della ricompensa vi è il nucleo striato, sul quale si è centrata una ricerca tedesca pubblicata della rivista Nature Neurosciences. La premessa dei ricercatori è che negli utenti di sostanze da abuso è stata riscontrata una certa lentezza a entrare in azione del nucleo striato di fronte agli stimoli che normalmente suscitano la risposta di questa struttura. Secondo i ricercatori, nei portatori di questa anomalia, le sostanze da abuso generano dipendenza proprio perché in grado, grazie a una stimolazione più intensa, di suscitare una risposta normalmente carente. Secondo passo della ricerca è stato verificare se questo tipo di anomalia era presente anche nei giocatori abituali. Il modo migliore era far giocare d'azzardo due gruppi di persone, uno costituito da habitué del tavolo verde e uno costituita da non giocatori. Il gioco scelto era semplice: puntare sul colore (rosso o nero) di alcune carte coperte. Durante il gioco, i soggetti dell'esperimento erano sottoposti a risonanza magnetica funzionale, capace di visualizzare l'attività cerebrale. In effetti nei giocatori abituali la risposta del nucleo striato appariva meno inferiore rispetto a quella dei soggetti di controllo, e tanto più lenta era la risposta, tanto maggiore era l'abitudine al gioco.Insomma un po' come a esser duri d'orecchio: si deve continuamente alzare il volume della radio...

Maurizio Imperiali



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