Aspettando l'ambulanza

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Aspettando l'ambulanza



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L'articolo 189 del codice della strada sancisce un dovere di solidarietà umana, imponendo a tutti gli utenti della strada l'assistenza delle persone ferite in un incidente. Tale obbligo decade se il soggetto per età, condizioni psicofisiche o per altre cause risulta impossibilitato a prestare soccorso, e comunque il personale non qualificato non è vincolato a intervenire direttamente sull'infortunato.
A differenza del pronto soccorso, eseguito da personale esperto e preparato, il primo soccorso è un insieme di manovre che possono essere realizzate da chi giunge per primo o è già presente sul luogo dell'incidente.
L'obiettivo di un primo soccorso è consegnare il paziente ai soccorritori professionisti nelle migliori condizioni possibili. Questo può anche significare non intervenire se non si è nelle condizioni di poterlo fare. Conoscere i propri limiti è utile per poter prestare un'assistenza che, per quanto minima, non procuri ulteriori danni.

Medici dilettanti?


A prescindere da tutte le operazioni che si potranno eseguire sul luogo dell'incidente, la prima iniziativa è dare l'allarme alle unità competenti usando i numeri di emergenza (118, 113, 112, 116, 115); all'operatore bisogna specificare che si tratta di un incidente stradale, il luogo in cui è avvenuto (cercando di dare più dettagli possibile), il numero delle persone coinvolte, infine bisogna attendere una risposta che confermi che la segnalazione è stata compresa.
La prima regola per poter intervenire è non mettere in pericolo la propria vita; la propria auto va parcheggiata correttamente sul bordo della strada per prevenire ulteriori incidenti, è obbligatorio segnalare l'incidente alle auto che sopraggiungono con il triangolo catarifrangente, i veicoli coinvolti devono restare a motore spento e non bisogna fumare nelle vicinanze del sinistro.
La prima ora che decorre dal momento dell'incidente, detta anche "golden hour", è decisiva: un intervento corretto eseguito entro questo tempo riduce del 10% le morti "evitabili".
Si procede quindi con la valutazione delle funzioni vitali: respirazione, battito cardiaco e stato di coscienza. Il tutto non deve richiedere più di qualche minuto: 4-5 minuti di anossia possono provocare danni irreversibili al cervello; una diagnosi eseguita entro pochi minuti può recuperare fino al 40% circa dei pazienti in arresto cardiaco, senza danni neurologici invalidanti.
Se la vittima non respira si può eseguire la respirazione artificiale che consiste nel insufflare aria, ogni 5 secondi, direttamente nella bocca, tenendo chiuso il naso (o viceversa, se necessario) e reclinando leggermente all'indietro le testa dell'infortunato. In presenza di lesioni sanguinanti sulla bocca è opportuno astenersi dall'operazione per evitare la trasmissioni di infezioni virali (HIV, epatite B e C, eccetera).
Per verificare il battito cardiaco si controlla il polso carotideo (il più percettibile), radiale o femorale. Solo in caso di arresto cardiaco si procede al massaggio toracico, unitamente alla respirazione artificiale, o meglio un'insufflazione di aria ogni 5 compressioni toraciche, mentre se il soccorritore è solo, ogni 15 compressioni si fanno due insufflazioni consecutive. Il massaggio va eseguito con le mani una sull'altra, con le braccia tese, nell'emitorace sinistro all'altezza della parte inferiore dello sterno, al ritmo di una compressione al secondo.
Nel caso in cui la vittima è in stato di incoscienza o in stato di shock riconoscibile da alcune evidenze (respiro irregolare, pupille dilatate, polso frequente e debole, colorito pallido e pelle sudata) deve essere sistemata nella posizione di sicurezza: girata su un fianco, la testa appoggiata sul braccio in appoggio, la gamba di appoggio distesa, l'altro braccio e l'altra gamba leggermente piegati in avanti per bilanciare la posizione. Questo espediente serve per evitare che la vittima possa soffocarsi con eventuali sangue, vomito, protesi o lingua. In nessun caso bisogna somministrare bevande all'infortunato o sollevarlo, o farlo sedere, anzi se cosciente va tenuto disteso e con le gambe leggermente sollevate.
Se le condizioni lo permettono non bisogna spostare gli infortunati per eseguire le valutazioni. Se però ci sono rischi di ulteriori eventi pericolosi, si possono attuare tecniche appropriate per estrarre o trascinare la vittima lontano dall'auto.

C'è un medico tra il pubblico?


Tutte le operazioni vanno eseguite solo se si possiede una preparazione adeguata, ulteriori interventi possono essere svolti solo da personale qualificato e addestrato a questo tipo di eventi. Gli stessi medici senza l'adeguata formazione possono incontrare difficoltà nella gestione di una situazione fortemente disorientante rispetto alle normali condizioni in cui è abituato ad agire. Le operazioni seguono i principi del primo soccorso; mani più esperte possono gestire eventuali emorragie esercitando una pressione sulla ferita, possono immobilizzare manualmente il tratto cervicale della colonna e coordinare le altre persone presenti.

Arrivano i rinforzi

All'arrivo dell'ambulanza, l'equipe di emergenza ha precedenza assoluta nell'azione, anche sul medico che ha eseguito il primo soccorso; la loro preparazione permette di far fronte al caos che caratterizza la scene dell'incidente e prestare l'opportuno pronto soccorso alle vittime.
I soccorritori si concentrano sulle condizioni o azioni che potrebbero peggiorare la situazione o causare la morte durante l'intervento. E' importante capire la dinamica degli eventi per estrarre la vittima ma prima si accertano clinicamente le sue condizioni, si somministra ossigeno, si stabilizza il tratto cervicale della colonna e si monitorizzano le funzioni vitali.
L'estrazione della vittima intrappolata richiede un notevole coordinamento affinché avvenga rapidamente e senza danni per l'incidentato e per gli operatori; durante la procedura le condizioni della vittima sono continuamente monitorate.
Successivamente si controlla l'attività respiratoria e se necessario si intuba il paziente per assicurargli l'apporto di ossigeno.
Per poterlo trasportare deve infine essere "impacchettato" su una barella assicurando l'immobilità della colonna, un collare cervicale rigido blocca il collo, se necessario si usano stecche per immobilizzare gli arti.
La scelta dell'ospedale in cui trasportare il ferito deve essere il frutto di una decisione rapida sulla base di più fattori: non solo per la vicinanza ma anche per le prestazioni che può offrire rispetto alle esigenze del caso; un incremento della mortalità in caso di incidente stradale è correlato al trasferimento da un ospedale all'altro. In certi casi si può ricorrere al trasporto aereo con elicotteri.

Una ricerca difficile

Attualmente la letteratura relativa alle cure preospedaliere è piuttosto scarsa: l'ovvia mancanza del consenso informato da parte delle vittime che dovrebbero rappresentare il campione in studio crea difficoltà pratiche ed etiche. L'intervento, infatti, è spesso guidato dall'esperienza e si assiste a una notevole variazione delle prestazioni degli operatori.

Simona Zazzetta



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