Attenzione, ragazzi a bordo

14 marzo 2008
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Attenzione, ragazzi a bordo



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Gli incidenti stradali costituiscono la prima causa di morte per bambini e ragazzi di età compresa tra 8 e 17 anni: il dato si riferisce alla situazione statunitense, ma non si discosta molto da quanto accade nel nostro Paese, dove il tema delle morti su strada è sempre di grande attualità.
Per i piccoli con età inferiore agli 8 anni, il rischio di incorrere in un incidente stradale è stato ampiamente valutato, tanto che anche l'Unione Europea ha attuato misure di sicurezza per il trasporto dei bambini in auto.
Tuttavia, con il passaggio dall'infanzia all'adolescenza si ha un incremento delle possibilità che i conducenti non siano più solo i genitori, ma altri giovani e, di conseguenza, i rischi potrebbero variare.

Quali rischi?


Secondo quanto riportato dai database americani FARS (Fatality Analysis Reporting System) e NASS-CDS (National Automotive Sampling System Crash Data System), tra il primo gennaio 2000 e il 31 dicembre 2005 nei 50 Stati e nel distretto della Columbia, 424.195 soggetti tra gli 8 e i 17 anni sono stati coinvolti ogni anno in incidenti stradali in qualità di passeggeri, con un tasso di mortalità di 3,9 ogni 1000 incidenti.
I soggetti sono stati suddivisi in gruppi in base all'età: 8-12, 13-15, 16-17 anni per quanto riguarda i passeggeri, e minori di 16 anni, 16-17, 18-19, 20-24 e maggiori di 25 anni nel caso dei guidatori.
L'analisi ha rivelato che nel periodo di tempo considerato, ben 9.807 ragazzi (passeggeri) hanno perso la vita in incidenti stradali: di questi oltre la metà (54,4%) è morto come passeggero di un conducente con meno di 20 anni e i due terzi non facevano uso di sistemi di restrizione. Certo i risultati non sorprendono, ma, a differenza di quanto si è soliti affermare, nei due terzi dei casi i decessi si sono verificati nel caso di conducenti di sesso maschile.
Inoltre, dall'indagine è emerso che nel 21,2% dei casi l'abuso di sostanze alcoliche da parte del conducente aveva contribuito all'incidente; oltre un sesto dei guidatori non era in possesso della patente; gli incidenti si erano verificati con frequenza più elevata durante il weekend e su strade a scorrimento veloce (oltre 55 mph, cioè circa 88 Km/h).

L'esperienza conta


In particolare, il rischio di mortalità più elevato è stato riscontrato nel caso di conducenti con età inferiore ai 16 anni (16 anni è, infatti, l'età minima in cui in USA è consentito conseguire la patente): un rischio circa doppio rispetto a quello osservato nel caso di guidatori almeno venticinquenni che, infatti, dovrebbero possedere una maggior esperienza al volante.Gli autori hanno, poi, individuato un incremento del tasso di rischio di mortalità con l'aumento dell'età del passeggero: 2,6 nel gruppo 8-12 anni e 5,4 per i ragazzi con età compresa tra 16 e 17 anni. Questo probabilmente è dovuto al fatto che durante l'adolescenza i veicoli sono spesso guidati da coetanei, che presentano minor esperienza alla guida rispetto agli adulti, principali conducenti durante l'infanzia dei figli.

Per correre ai ripari

Nella prevenzione degli incidenti stradali che coinvolgono i bambini, un ruolo di primaria importanza dovrebbe essere giocato dai genitori, il cui compito è sottolineare la necessità di utilizzare apposite misure di sicurezza e seguire i giovani, specie se neo patentati, durante le prime esperienze al volante. Poiché non è possibile evitare, per esempio, la percorrenza di strade ad alta velocità, è meglio affrontarle con la supervisione di qualcuno più esperto e auspicare che vengano attrezzate con specifici dispositivi di sicurezza.
In America le leggi in materia di sicurezza stradale variano a seconda degli Stati. Alcuni di essi, per esempio, hanno introdotto norme restrittive per il trasporto di giovani passeggeri da parte di neopatentati. Considerando che dallo studio emerge come l'età del conducente inferiore ai 16 anni sia un fattore di rischio di mortalità in incidenti stradali, queste norme potrebbero essere estese agli altri Paesi e l'età minima per conseguire la patente potrebbe essere innalzata.
Inoltre, per diminuire il numero di giovani vittime stradali, si dovrebbero attuare dei programmi di sensibilizzazione già nelle scuole, sia informando i genitori del rischio che corrono i figli ad essere passeggeri di giovani guidatori, sia rivolgendosi ai piccoli passeggeri affinché conoscano i fattori di rischio che dovrebbero monitorare nel conducente.Non va dimenticato che simili cambiamenti sono auspicabili non solo per gli Stati Uniti.

Ilaria Ponte



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