Sindrome cinese

31 luglio 2008
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Sindrome cinese



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Dovunque si vada in vacanza, soprattutto se ci si reca in paesi che presentano rischi, ci vuole un occhio anche per la salute. E quest'anno per via delle Olimpiadi c'è una meta di particolare richiamo, per la quale sono attesi nel complesso circa 4 milioni di turisti stranieri: la Cina. L'Asia risultava già, dopo l'Europa, la destinazione con maggior incremento di flussi turistici e in un terzo dei casi proprio per la Cina, in gradimento crescente tra gli europei. E' bene però tenere presente che anche nel "continente" cinese ci sono rischi infettivi contro i quali cautelarsi. Forme tropicali diffuse soprattutto nel Sud del paese sono la malaria, con casi resistenti a clorochina e altri preparati, e la dengue; in zone rurali l'encefalite giapponese e in quelle boschive l'encefalite da zecche; c'è poi l'influenza aviaria, con casi limitati di trasmissione all'uomo, confermati a oggi in numero di trenta dei quali venti però mortali. Rischi infettivi più presenti in ambito cittadino sono costituiti dall'HIV e dai virus dell'epatite A e B: si valuta che metà degli HIV-positivi cinesi si sia contagiato per rapporti sessuali non protetti; quanto al virus B si pensa che il 10% della popolazione sia infetta (ogni anno circa 263 mila persone muoiono di cirrosi e cancro correlati a infezione da HBV). Endemici ed epidemici sono anche l'influenza e il morbillo, mentre tifo e diarree infettive si associano ad ambiti di vita degradati e a carenze fognarie, oltre ai deficit d'igiene alimentare specie per consumo di cibi crudi, come per l'epatite A. In aiuto ai viaggiatori italiani diretti alle Olimpiadi il Centro collaboratore dell'OMS per la Medicina del Turismo di Rimini ha realizzato il progetto informativo "mediCina 2008" prima fase di un programma più ampio di responsabilizzazione dei turisti rispetto alla salute, una guida tascabile distribuita in librerie e studi medici e attraverso riviste di viaggi e tour operator, scaricabile anche dal sito www.medicina2008.com. "Fornisce consigli sul paese e sulle precauzioni sanitarie" spiega il curatore e direttore del Centro Walter Pasini "incluse le profilassi e i farmaci utili, per esempio gli antimalarici e gli antivirali per l'influenza". Va da sé che due regole sempre valide sono pianificare per tempo il viaggio, anche sotto il profilo sanitario e del proprio stato di salute, e sul posto avere comportamenti prudenti, specie rispetto all'alimentazione (no a cibi crudi o poco cotti, a bevande sfuse), all'igiene in generale (lavarsi sempre le mani), ai rapporti sessuali (protetti).

I casi d'importazione


Una parte importante nella preparazione al viaggio in zone a rischio infezioni l'hanno ovviamente chemioprofilassi antimalarica e vaccinazioni; per la Cina per esempio la guida consiglia di verificare lo stato immunitario riguardo a tetano, difterite, epatite B e morbillo e di prendere in considerazione con il proprio medico le vaccinazioni contro epatite A, febbre tifoide, colera, encefalite giapponese e da zecche, rabbia e influenza (presente tutto l'anno nelle zone equatoriali). Le immunizzazioni proteggono in occasione del viaggio, ma se non si effettuano questo può legarsi anche al fenomeno dei casi d'importazione, cioè delle persone infette al ritorno: tipicamente questo vale per la malaria, per la quale il sistema sentinella TropNetEurop mostra 453 casi importati nel continente nel 2007, quasi tutti da Plasmodium falciparum, un dato in calo rispetto al picco del 2003 con 928 casi, ma comunque rimasto alto. Un terzo del totale era relativo a europei, mentre il gruppo più vasto era costituito da immigrati, di recente o da molti anni; il maggior numero di casi è stato importato dall'Africa occidentale. Un'altra situazione è per esempio quella dell'epatite B, contro la quale gli italiani sono coperti dalla vaccinazione ma non la fascia d'età oltre i 29 anni (chi aveva più di 12 anni nel 1991 quando è diventata obbligatoria): bisogna ricordarsi che in Asia e in Africa l'infezione, che si trasmette per via sessuale ed ematica, è endemica. Come lo è nell'Europa orientale ed ex-Unione Sovietica: l'epatite B da noi è in ripresa sembra proprio per casi d'importazione, e per contatto sessuale di adulti non immunizzati con portatori. Il mondo è più che mai senza frontiere, anche per i rischi infettivi.

Elettra Vecchia



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