La salute ci è cara

08 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

La salute ci è cara



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E' dalla fine degli anni ottanta, più o meno, che in tutto il mondo industrializzato la spesa sanitaria è diventata un elemento critico. Di più in paesi come gli Stati Uniti, meno nei paesi europei (questione di organizzazione dei sistemi sanitari). L'idea di razionare le prestazioni, che non piace in linea di principio a nessuno, viene spesso contrastata mostrando come alla spesa sanitaria crescente sia corrisposto, nel tempo, un aumento dell'aspettativa di vita. In soldoni, si vive più a lungo. Il che è vero: gli 80-85 anni che in media si raggiungono in Occidente erano un miraggio anche soltanto negli anni trenta del secolo scorso. Argomento interessante soprattutto negli Stati Uniti, dove a dispetto di un sistema abbastanza inefficiente sul piano dell'equità la spesa aumenta a un ritmo superiore. Uno studio viene ora a dettagliare l'effetto della spesa sanitaria in termini di aspettativa di vita, e lo fa per il periodo che va dal 1960 al 2000, dividendolo in 4 decenni, e per fasce di età: alla nascita, a 15 anni, a 45 e a 65. Ma il calcolo non è semplice come può sembrare, anche perché non è che l'aumento della vita dipenda soltanto dalla medicina o dalla sanità. Contano tantissimo la situazione abitativa, le condizioni di lavoro (si pensi soltanto alla differenza tra usare un tornio o lavorare con la lima), i trasporti, l'istruzione.... I ricercatori hanno assunto, per ponderare l'effetto della spesa sanitaria, che per ogni anno di vita guadagnato, la spesa sanitaria conti al 50%, che per la verità sembra un'ipotesi anche abbastanza generosa.

L'effetto c'è...


Ed ecco i dati: in media, dal 1960 al 2000, l'aspettativa di vita è aumentata di 6,7 anni. Depurando dall'inflazione, la spesa sanitaria che ciascun cittadino ha determinato nell'arco della vita è aumentata sempre in media di 69.000 dollari e ogni anno di vita guadagnato è costato 19900 dollari. Ma è la media, perché l'anno in più che nel 1970 si "comprava" con 7400 dollari, ne costava 36000 nel 1990. Poi un anno di vita in più non costa la stessa cifra a tutte le età: ne costa 31.600 a 15 anni, 53700 a 45 e 84700 a 65, sempre facendo la media per tutti i periodi. I ricercatori hanno anche valutato attraverso quali aspetti della pratica medica si è determinato il maggior guadagno (migliori terapie per le infezioni o le malattie cardiovascolari) Il risultato è stato che il singolo più importante contributo si deve all'azione sulle malattie cardiovascolari, che dei famosi 6,97 anni ne hanno portati a bilancio poco meno di 5; subito dopo viene il miglioramento dell'assistenza e delle cure neonatali (1,31 anni).

... ma soprattutto c'è stato


Detto questo, gli autori concludono che, in larga misura, il gioco vale la candela, con la sola eccezione, forse, dell'ultima fascia d'età, i 65 anni. Il fatto che un anno di vita guadagnato a questa età costasse 145000 dollari nel 1990 pare fuori dai criteri di compatibilità economica. A parte il suono sgradevole di queste parole, il fatto resta. Mancano nello studio, però, altre considerazioni. Per esempio quelle relative al fatto che il grosso dell'aumento dell'aspettativa di vita si è avuto nel periodo 1970-1980 (3,12 anni). Questo significa che pensare a un progresso illimitato è un'illusione: ci sono dei limiti biologici che, evidentemente, è sempre più arduo forzare. Un altro aspetto, che conferma le posizioni, per esempio, del bioetico Daniel Callahan è la constatazione che il progresso non riduce di per sé i costi, e questa non è una realtà soltanto della medicina. Anche le auto, diceva Callahan, si sono evolute, migliorate, sofisticate, ma malgrado le innovazioni non costano meno: per comprare lo stesso tipo di utilitaria se un tempo bastava uno stipendio mensile (si fa per dire) oggi ne servono di più. Poi c'è un altro aspetto da tenere presente e cioè quanto effettivamente di questo progresso si traduca in salute, che è cosa diversa dall'ottimizzazione delle proprie prestazioni: si è più sani perché, grazie a un intervento chirurgico, si riesce a togliere gli occhiali? Ma questo è un discorso lungo...

Maurizio Imperiali



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