La psicoterapia? Una questione privata

17 aprile 2003
Aggiornamenti e focus

La psicoterapia? Una questione privata



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Il peso delle diverse patologie varia nel tempo, come provano analisi e proiezioni dell'OMS. Le infezioni respiratorie (come la SARS che pure oggi spaventa non poco) erano al primo posto nel 1990, nel 2020 saranno al sesto. In compenso, al secondo posto ci sarà la depressione unipolare. D'altra parte già oggi la depressione è la prima causa di assenza dal lavoro negli Stati Uniti, e una delle voci di spesa più ingenti. Ma la depressione non è sola: in realtà è tutta l'area della malattia psichiatrica a costituire un impegno destinato a ingigantire. E l'assistenza sanitaria come può e potrà rispondere. Di questo tema, cioè della copertura della psicoterapia, si è occupato l'ultimo incontro dell'Osservatorio sulla Sanità Integrativa, organizzato da UniSalute, l'unica compagnia assicurativa italiana specializzata nelle polizze salute.

Privata da sempre


Il fatto è che, fatto salvo l'uso degli psicofarmaci, il Servizio sanitario nazionale non sembra poter erogare questo tipo di prestazioni. E' vero che in alcune aree del paese è possibile accedere attraverso il SSN a prestazioni psicoterapiche, ma sono casi abbastanza rari. "La psicoterapia è da sempre una prestazione privata e anche i pochi spazi pubblici sembrano destinati a ridursi. Nel caso della Lombardia, per esempio, gli psicoterapeuti abilitati che vanno in pensione non vengono sostituiti" ha spiegato Robert Bergonzi, presidente dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia. Indipendentemente dall'approccio attuato (che spazia dall'analisi in senso classico, alla terapia di gruppo a molte altre forme) la psicoterapia viene giudicata un intervento oneroso, "non calcolando che la ricaduta del trattamento di un solo paziente ha un effetto moltiplicatore sul suo contesto famigliare e in generale sociale. Se abbandonato, il paziente con problemi psicologici è facilmente soggetto a comportamenti distruttivi - come l'abuso di alcol e farmaci - con le conseguenze del caso". Insomma, prima di definire oneroso un intervento varrebbe la pena di esaminarne tutti i benefici, compresi quelli non immediatamente percepibili. Il professor Aldo Carotenuto, docente di Psicologia della Personalità dell'Università La Sapienza di Roma, ha sottolineato come l'idea che lo psicofarmaco possa risolvere da solo stati come la depressione o gli stati ansiosi sia tramontata e che, tutto sommato, ormai nessuno più contesti la superiorità di un approccio integrato.

Difficile definire i trattamenti


L'emergenza c'è, dunque, e anche la strada da seguire è chiara. Dove risiede l'ostacolo? "Difficoltà di reperire risorse, ma anche resistenze culturali: il 60% degli italiani sottovaluta questo aspetto della salute"ha detto Lorenzo Bifone, presidente di UniSalute. "D'altra parte, anche per le compagnie assicurative esistono ostacoli di un certo rilievo. Per esempio, per rimborsare una prestazione, l'assicurazione deve poter contare su una diagnosi certa e su una terapia precisa e definita nel tempo. Con la psicoterapia questo non è possibile o almeno non sempre". Di conseguenza non esistono oggi in Italia prodotti assicurativi mirati a questo bisogno, se non come garanzie accessorie di prodotti che riguardano alcune categorie (per esempio la cassa integrativa dei giornalisti) ma comunque si tratta di soli 5 fondi autogestiti (o mutue) su 35.
"Però negli Stati Uniti, dove l'assistenza è interamente affidata al sistema assicurativo" ha precisato Bifone "è stata resa obbligatoria nelle polizze la presenza di un massimale per la copertura del disagio psichico pari a quello pattuito per le malattie fisiche" . E' una legge del 1996.
Tuttavia, anche negli Stati Uniti, tutto si basa sul sistema assicurativo, la psicoterapia è soggetta a una serie di limitazioni. Il medico fiduciario della compagnia visita il malato e lo rinvia a uno psicoterapeuta convenzionato, dopodiché la terapia proposta è soggetta a una verifica e a un'autorizzazione. Anche nei pochi paesi europei in cui queste garanzie esistono (Gran Bretagna e Svizzera) questo tipo di vaglio è presente. Un aspetto, quest'ultimo, che trova critico il professor Carotenuto: "Anche se è chiaro che c'è sempre stata una contrattazione della terapia con il paziente (per esempio sul numero di sedute) è poco proponibile che questo avvenga dietro un'imposizione economica".

Soluzioni non semplicissime...

Non è, secondo il presidente di UniSalute, un problema di facile soluzione, perché eventuali polizze individuali vanno incontro alla cosiddetta selezione negativa del rischio, vale a dire che interessati ad acquistarle sarebbero soltanto coloro che ne hanno già bisogno, quindi con ben scarsa appetibilità per la compagnia. Nelle polizze collettive, d'altra parte, è difficile trovare risorse da destinare a questo capitolo specifico". E su questo pesa anche il fatto che è difficile percepire la necessità di impegnarsi su malattie in cui vi è una bassa mortalità, sia pure accompagnata da una compromissione della qualità della vita fortissima. Ciononostante, Lorenzo Bifone ha anticipato che un prodotto assicurativo ad hoc è allo studio, e punta a sviluppare il miglior compromesso possibile, anche avvalendosi del rapporto con le categorie professionali (oggi gli psicoterapeuti abilitati, tra psicologi e medici, sono 30.000) magari attraverso forme di convenzionamento. Una novità dunque che va nella direzione di allargare le prestazioni disponibili al cittadino, sia pure partecipando alla spesa, e non di restringerle. Infatti passare a una forma assicurativa per ottenere, a condizioni meno onerose, un servizio che prima si pagava direttamente è ben diverso da pagare per servizi che un tempo erano erogati in regime pubblico...

Maurizio Imperiali



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