Il bisturi nel posto sbagliato

03 novembre 2006
Aggiornamenti e focus

Il bisturi nel posto sbagliato



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Errare è umano ma in certi casi anche molto pericoloso, soprattutto in sala operatoria, soprattutto per il paziente. Avere un bisturi in mano richiede un elevato grado di infallibilità che alcune volte viene meno, dando origine a casi di cronaca, cause legali e danni più o meno gravi alla salute di chi li subisce. Attorno al tavolo operatorio succedono molte cose: la preparazione del paziente, della sala, degli strumenti e del materiale chirurgico, ognuno di questi passaggi può essere oggetto o causa di errore.

Piccole dimenticanze


Alcuni di questi sono riassumibili in dimenticanze, cioè il non accorgersi che qualche strumento o materiale è rimasto dentro il paziente, dopo l'intervento. Secondo la Federazione Nazionale dei Collegi degli operatori sanitari si tratta di errori che provocano un tasso di mortalità tra l11 e il 35%. Le circostanze in cui si rischia di più sono la chirurgia addominale, quella toracica e il parto, vale a dire ogni volta che si aprono cavità si corre il rischio che oggetti estranei vi rimangano dentro. Il rischio aumenta in caso di emergenze o di cambiamenti non programmati delle procedure di intervento. Un'altra variabile significativa è l'equipe che opera, che a volte non è unica, oppure può accusare stanchezza e cadere in errori che normalmente non commetterebbe. La soluzione per prevenire questi casi è abbastanza semplice: è sufficiente contare prima dell'inizio dell'intervento e prima della chiusura dell'incisione. Non a caso il ministero della Salute, proprio per facilitare la sistematizzazione delle procedure, ha diffuso un documento di Raccomandazioni che da indicazioni precise su cosa, quando e come contare e chi deve assumersi la responsabilità del compito.

Perdere l'orientamento


Ma gli errori possono essere anche di un ordine di grandezza superiore, come per esempio sbagliare paziente oppure avere il paziente giusto ma sottoporlo alla procedura sbagliata. O ancora, intervenire sul lato sbagliato del corpo o nel sito sbagliato. Questo genere di errore, stando alla letteratura medica, si verifica più spesso di quanto si pensi. Le cause possono essere differenti ma condividono un problema di identificazione (del paziente o della patologia su cui intervenire) ambigua e imprecisa, spesso dovuta a una comunicazione interrotta o priva dei sistemi di sicurezza che potrebbero prevenire l'errore. In questi casi, quindi, diventa facile confondere nomi simili di pazienti, ma anche nomi dei chirurghi e del sito in cui bisogna intervenire. La bilateralità del corpo umano si presta inoltre a scambiare il lato destro con quello sinistro. A volte può esserci una causa neurologica che predispone a confondere destra e sinistra, ma a volte è un problema di convenzione. I medici sono abituati a considerare che il loro lato destro corrisponde al sinistro del paziente che hanno di fronte ma questo non è vero quando il paziente è rivolto nella stessa direzione del medico. La situazione si complica in sala operatoria quando il paziente è coperto dal telo sterile, e la sua posizione viene modificata durante la procedura, per esempio da prono a supino oppure con una rotazione di 180° del tavolo operatorio.

Un mestiere rischioso

La chirurgia ortopedica è probabilmente la disciplina più monitorata, poiché si presta maggiormente a possibili errori di lateralità, confondendo l'arto destro con quello sinistro, come pure la sue sottospecialità: nella chirurgia delle mani, per esempio, si può sbagliare dito. Tuttavia, non ne sono esenti anche l'ostetricia e l'oftalmologia con impianti sbagliati di embrioni e lenti, rispettivamente. La tipologia di errore meno riportata in letteratura medica è lo scambio di paziente, anche se i casi segnalati, per lo più dalla cronaca, sono quelli più gravi, come la sospensione del supporto vitale, la cateterizzazione cardiaca, la tonsillectomia e gli errori di incompatibilità di gruppo sanguigno nei trapianti d'organo. Le conseguenze di queste procedure, eseguite sul paziente sbagliato, hanno conseguenze piuttosto gravi, immediate e decisamente evidenti che vanno dalla morte (togliendo per esempio il supporto vitale) al prolungamento del ricovero ospedaliero, passando per un incremento del dolore. Insomma, il mestiere di chirurgo è certamente rischioso, ma anche quello del paziente non è da meno.

Simona Zazzetta



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