Cervello maschile più tossico

24 maggio 2006
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Cervello maschile più tossico



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Uomini e donne appaiono sempre più diversi per la scienza e lo sono, tra l'altro, rispetto alla vulnerabilità a certe malattie e alla risposta a determinate terapie, tanto che sta nascendo una vera "medicina di genere", probabilmente destinata ad ampi sviluppi futuri. Ora sembra che all'elenco delle differenze vadano aggiunte anche le reazioni del cervello all'abuso di sostanze come le amfetamine "emergenti"; differenze che possono spiegare perché la dipendenza si instauri più spesso nel sesso maschile e i danni prodotti siano maggiori. Ma non soltanto: possono forse offrire una chiave interpretativa alla frequenza più elevata negli uomini di malattie neurologiche che avrebbero un coinvolgimento biochimico in comune con l'uso di quelle droghe. Le amfetamine, sostanze dagli effetti stimolanti ed euforizzanti molto diffuse in America e in Europa, soprattutto nel caso delle metamfetamine e della MDMA o ecstasy, provocano il rilascio in un settore cerebrale detto striato di grandi quantità di dopamina, che è causa della sensazione di piacere, con modalità analoga a quanto avviene in altre situazioni gratificanti, quale il sesso. E più la molecola viene prodotta più è facile che s'instauri una dipendenza, come spesso accade a chi fa uso di amfetamine. Quanto alla differenza tra generi, si era già osservato iniettando queste sostanze nel topo che nei maschi il rilascio di dopamina è maggiore che nelle femmine.

Un rilascio cerebrale dal 50% al 300% più elevato


Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora ha allora voluto verificare se nell'uomo esistesse una simile differenza tra sessi che potesse spiegare i diversi tassi maschili e femminili di dipendenza dalla droga. Il team di Gary Wand ha dapprima accertato, somministrando a 28 uomini e 15 donne che non avevano mai abusato di sostanze un reagente che si lega ai recettori per la dopamina, che questi ultimi erano presenti nella stessa misura nei due sessi; poi ha iniettato loro una dose di metamfetamina equivalente a quella d'abuso: ne è risultata una produzione di dopamina maggiore per i maschi in tre o quattro regioni dello striato, con quantità dal 50% al 300% più elevate che nelle femmine. Gli uomini sarebbero quindi fisicamente più vulnerabili a questo tipo di abuso, al contrario per esempio di quello di alcol che vede più fragili le donne in quanto carenti dell'enzima di degradazione alcoldeidrogenasi, e tali differenze possono avere importanza per definire i rischi in relazione alle dosi nei due sessi.

Forse per questo più colpiti da Parkinson e schizofrenia


Ma dalla ricerca di Baltimora emerge un'altra considerazione di natura clinica. Dal momento che lo striato è coinvolto anche in malattie neurologiche quali il Parkinson, la sindrome di Tourette, la schizofrenia, associate ad alterazioni del rilascio di dopamina, questo potrebbe spiegare perché esse colpiscono di più gli uomini delle donne; tra l'altro ricercatori dell'Università dell'Ohio a Rootstown hanno osservato una maggiore neurodegenerazione in topi maschi con il Parkinson rispetto alle femmine. Lo studio delle differenze tra generi per queste malattie neurologiche, come per altre quali depressione, Alzheimer, sclerosi multipla che sono invece più frequenti nelle donne, potrà forse avere ricadute terapeutiche, aprendo la via a trattamenti differenziati nei due sessi. Altrettanto interessante e foriero di sviluppi lo studio della diversa efficacia e tollerabilità ai farmaci tra uomini e donne, per differenze di costituzione, di metabolizzazione, ormonali, molte delle quali già note. La medicina di genere, inomma, è più che mai in progress.

Elettra Vecchia



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