Vulnerabili caregiver

25 luglio 2008
Aggiornamenti e focus

Vulnerabili caregiver



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L'assistenza familiare è diventata sempre più importante nei sistemi sanitari, al punto che negli Stati Uniti i numeri parlano di oltre 25 milioni di "informal caregiver", cioè assistenti non professionali. L'80% di tutti i servizi a lungo termine dedicati ai membri della famiglia nell'arco di una vita. Un tipo di supporto che ha anche un importante valore economico, stimato attorno ai 257 miliardi di dollari. Ma essere un caregiver mette anche a rischio benessere e salute. Un fatto ormai assodato quando si tratta della patologia di Alzheimer, quando il caregiver cioè è un coniuge non più giovane, meno per altre malattie e soprattutto quando il caregiver è più giovane. Se ne è occupato un articolo pubblicato sulla rivista Brain Behaviour and Immunity dedicandosi a chi assiste i pazienti affetti da autismo, un target più giovane di quello della demenza senile. E a giudicare dai risultati l'assistenza familiare indebolisce il sistema immunitario, con i rischi che questo comporta.

Come si è svolto lo studio


Il compito di chi deve assistere un bambino affetto da autismo, del resto, come le associazioni che se ne occupano sottolineano, è particolarmente complesso e lo è ancora di più se si considera che la malattia perdura per tutta la vita. Le persone affette da autismo hanno così bisogno per tutta l'esistenza di protezione e di livelli differenziati di aiuto, nonché di una continuità di servizi specializzati. Ecco perché i familiari delle persone autistiche dovrebbero essere aiutate a mantenere lo stile di vita e i rapporti sociali che avevano. Lo studio britannico, dando ormai per assodato che i coniugi anziani, che fanno assistenza a persone affette da demenza, hanno una ridotta risposta alle vaccinazioni sia antinfluenzale sia pneumococcica, ha voluto verificare che cosa succedesse in soggetti più giovani. In particolare lo studio ha verificato le risposte alla vaccinazione pneumococcica di trenta genitori relativamente giovani di bambini con problemi di sviluppo messi a confronto con ventinove genitori di bambini con uno sviluppo regolare. I parametri esaminati sono stati depressione, stress percepito, supporto sociale, peso dell'assistenza e problemi comportamentali del bambino. In più i genitori hanno fornito un campione di sangue e sono stati vaccinati. Ulteriori campioni di sangue sono stati raccolti al primo e al sesto mese di follow-up. I risultati sono stati piuttosto significativi.

Famiglie da non abbandonare


I campioni di sangue hanno evidenziato che i caregiver di bambini con problemi di sviluppo hanno un livello ridotto di anticorpi in risposta al vaccino, rispetto a quelli che non hanno le stesse difficoltà. Dopo un mese il 20% dei genitori che offrono assistenza a lungo termine hanno un sistema immunitario poco attivo, contro il 4% del gruppo controllo. A sei mesi la quota sale al 48% mentre nel gruppo controllo il numero non varia. Il segnale è chiaro, come spiega Stephen Gallagher responsabile della ricerca, i bassi livelli di anticorpi evidenziano che la capacità dei genitori di combattere le infezioni è ridotta. Un fatto probabilmente associato allo stress. I genitori non possono perciò essere lasciati soli e devono essere capaci di ricaricarsi e di trovare nuove energie per affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Il lavoro di ricerca sta proseguendo prendendo in esame gli effetti sul sonno sugli stessi genitori. Nel frattempo quello che serve è solo aiuto.

Marco Malagutti



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