Trappola sofisticata

28 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus

Trappola sofisticata



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Tra le sostanze che possono indurre dipendenza, la nicotina è una delle più potenti, anche perché apparentemente non interferisce con il normale funzionamento di un individuo e ha sia un'azione centrale sia un'azione periferica. Una volta raggiunto il cervello, infatti, la nicotina agisce direttamente sui neuroni coinvolti in quell'area cerebrale che è responsabile dei meccanismi di ricompensa, l'area tegmentale ventrale. Questo sistema ha il compito di ricompensare con una gratificazione chimica le azioni positive che l'individuo compie e che sono positive per la sopravvivenza. Per esempio, se quando sì ha sete si beve, i neuroni del sistema di ricompensa comandano la liberazione di un neurotrasmettitore, la dopamina, in un'altra area cerebrale vicina, il nucleo accumbens. L'arrivo della nicotina non soltanto stimola la produzione di dopamina ma, secondo alcuni studi molto recenti, rende inefficaci anche i meccanismi che provvedono fisiologicamente a smorzare la riposta di piacere. Questo effetto complementare si realizza deprimendo l'azione di un altro neurotrasmettitore, il GABA, che ha fisiologicamente il compito di normalizzare le funzioni cerebrali. In pratica questo doppio meccanismo, come ha detto uno degli autori di questa scoperta, Daniel McGehee dell'Università di Chicago, fa sì che "sarebbe difficile trovare una droga più efficace nell'indurre dipendenza". Questo sistema di amplificazione dello stimolo fa sì che anche una breve esposizione alla nicotina, anche in chi non ha mai fumato, generi un'eccitazione consistente dei meccanismi di ricompensa.

Agisce al centro e in periferia


Non va poi trascurata l'azione periferica: la nicotina è in grado di stimolare il rilascio di adrenalina da parte delle ghiandole surrenali e di ridurre la liberazione di insulina. In pratica il fumatore è sempre in uno stato di metabolismo accelerato e di lieve iperglicemia, condizioni che effettivamente predispongono a sviluppare una prestazione psicofisica. Il che spiega la sensazione di maggiore adeguatezza e capacità che prova il fumatore quando, di fronte ad un compito che percepisce come difficoltoso, ricorre alla sigaretta.La nicotina, in più, è favorita dal fatto che quasi universalmente viene assunta inalando il fumo di tabacco, che è un sistema estremamente efficiente: sono sufficienti 10 secondi perché si abbia un picco di nicotina a livello cerebrale. In pratica nei 5 minuti che occorrono per fumare una sigaretta, si somministrano al cervello 10 picchi di nicotina; calcolando le 30 sigarette tipiche del forte fumatore, si hanno 300 "dosi" giornaliere.

La nicotina agisce in fretta e in fretta se ne va


D'altra parte, la nicotina ha anche una metabolizzazione relativamente rapida, come prova il fatto che il primo pensiero mattutino del fumatore sia la ricerca della sigaretta. Parallelamente si induce ben presto tolleranza, in quanto si richiedono dosi sempre più elevate per ottenere il medesimo effetto. Induzione di una risposta di piacere sostenuta, rapido venir meno dell'effetto e tolleranza fanno sì che la dipendenza si crei in tempi piuttosto rapidi. E' noto da tempo che esiste una vera e propria sindrome da astinenza, che di norma si protrae per un mese circa ed è caratterizzata da irritabilità, deficit cognitivi e dell'attenzione, disturbi del sonno e aumento dell'appetito. I sintomi si presentando già poche ore dopo l'ultima sigaretta. Fa invece storia a sé il cosiddetto craving, vale a dire la ricerca della sigaretta, un comportamento che può persistere anche per mesi dopo la cessazione e che, proprio per questo, viene considerato un fenomeno indotto più da ragioni psicologiche che non un effetto della dipendenza fisica. Fatto sta che il 90 per cento dei tentativi di smettere si infrange su questi ostacoli, nella maggioranza dei casi entro i primi sette giorni.

Maurizio Luchinelli



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