La questione bioetica

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

La questione bioetica



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Recentemente hanno molto impressionato le polemiche sulla possibilità di utilizzare embrioni o feti abortiti come fonte di cellule staminali. È evidente che nell'embrione e nel feto nelle fasi iniziali di sviluppo si può ritrovare un formidabile patrimonio di cellule staminali, dalle potenzialità virtualmente illimitate. Su questo punto si è scatenata una diatriba, che ha coinvolto personaggi del mondo politico e della chiesa cattolica.

Etica laica e etica teologica


Due i rischi principali ventilati dalla chiesa cattolica e al centro del dibattito. Da una parte la disumanizzazione di una scienza svincolata dall'etica ed esposta a criteri mercantili e poi il rischio di un uomo che diventi creatore di se stesso, attraverso la fabbricazione di una nuova natura, il cui confine con l'artificiale scompare. Data di nascita, lotteria del sesso, parentela biologica, costituzione genetica, capacità mentali e fisiche, destino sanitario, sofferenza, invecchiamento, modalità della morte: tutti aspetti un tempo affidati al caso e oggi potenzialmente modificabili per delibera volontaria del soggetto. Non tutto l'ambito bioetico peraltro può essere diviso in modo così schematico tra laici e cattolici. Non è raro, infatti, trovare laici concordi coi cattolici nella condanna alla fecondazione artificiale e d'altro canto si trovano credenti perplessi dinanzi alle posizioni intransigenti adottate dalla dottrina vaticana. Nessuno contesta i benefici che le scienze e le loro applicazioni mediche realizzano al servizio della specie umana, si tratta piuttosto, al di là delle reazioni emotive, di stabilire se la scienza debba essere attenta all'uomo e eventualmente in che modo.

I Comitati nazionali di bioetica


L'istituzione in molti paesi (in Italia nel 1990) dei Comitati nazionali di bioetica ha assicurato un quadro istituzionale al confronto, necessario in una società pluralista, nel tentativo di ricercare valori comunemente riconoscibili da tradurre in codici di condotta vincolanti nel mondo scientifico. La prima idea accettata più o meno unanimemente dagli scienziati è che certi problemi non si possono trattare solo tecnicamente, ma esigono il supporto di altre discipline. Si è venuta così sviluppando una morale laica, culminata nel Manifesto di bioetica laica pubblicato in Italia l'8 giugno 1996. Nel trattato si esprime la preoccupazione di evitare opposizioni derivanti da pregiudizi ideologici e la necessità di salvaguardare " un'ampia sfera di libertà ai ricercatori e medici e la più ampia sfera di decisioni autonome compatibile con l'interesse generale della collettività". Risulta implicito il rifiuto di autorità superiori che si arroghino il diritto di scegliere per l'individuo in tutte le questioni che riguardano la sua salute e la sua vita. La visione laica si differenzia dalla parte preponderante delle visioni religiose in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e a visioni diverse.

La posizione della Chiesa cattolica

Giovanni Paolo II ha avuto un ruolo determinante nell'impegnare la Chiesa ad aggiornare la sua dottrina nel campo della bioetica. In estrema sintesi la Chiesa rivendica il diritto del più debole e indifeso tra i viventi, l'embrione, in nome della sopravvivenza dell'umanità minacciata dai progressi scientifici e tecnologici. Le spinte intransigenti hanno così portato il Vaticano a pronunciarsi a favore della protezione giuridica dell'embrione umano, come personalità fornita di diritti giuridici fin dall'atto del suo concepimento. Un'offensiva culminata nel documento del Centro di bioetica dell'Università Cattolica di Roma, pubblicato il 22 giugno 1996: Contro la sperimentazione sugli embrioni. Lo stesso pontefice, in un discorso del 14 febbraio 1997 alla Pontificia accademia per la vita, si è pronunciato a favore di un passo decisivo per la società: "porre fine alla strage degli innocenti cui molti stati hanno dato l'avvallo della legge".

Identità e statuto dell'embrione umano

Nella fase più calda del dibattito una proposta di mediazione è stata adottata dal Comitato nazionale per la bioetica, in un documento del 27 giugno 1996 dal titolo: Identità e statuto dell'embrione umano. È stato approvata dai membri di diverse correnti ideali, l'affermazione secondo cui l'embrione va collocato non sul piano delle cose ma "fra gli esseri umani appartenenti alla specie umana". All'embrione è stato perciò riconosciuto statuto di individuo per lo meno a partire dal momento in cui viene perduta irreversibilmente la capacità di suddivisione in due o più embrioni, o di ricostituzione di un singolo embrione in seguito alla fusione di due embrioni. Prima di questa fase il possesso di un'identità individuale dell'embrione è ritenuta una questione ancora controversa. La domanda che resta in sospeso è: che cos'è la persona? Un interrogativo non da poco, cui è stato dato un ventaglio di risposte che determinano il momento d'inizio della tutela dovuta all'embrione. Esse possono essere così riassunte:
  • tutela del concepimento: l'embrione andrebbe tutelato sin dal concepimento;
  • tutela del 14° giorno: la qualità di persona non va riconosciuta e la tutela andrebbe garantita solo a partire dal 14° giorno, quando l'embrione non ha ancora individualità di sviluppo e quando ancora non si è effettuato l'impianto in utero;
  • ulteriore dilazione della tutela: in base a vari criteri che sarebbe lungo enumerare.
Per giungere ad un unico documento si sono avute peraltro molteplici discussioni, in parte non risolte, da cui è emerso con chiarezza che la questione dell'embrione non può essere risolta per via puramente analitica.

E nel resto del mondo?

La questione della sperimentazione sugli embrioni congelati che restano in soprannumero al termine di una fecondazione in vitro è tra le più critiche nel campo religioso. All'estero si può distinguere tra un modello più spregiudicato che è quello anglosassone ed uno più controverso, che è quello continentale, del quale fa parte anche l'Italia. Nel Regno Unito il 19 dicembre 2000 il parlamento ha approvato il "rapporto Donaldson", già presentato il 17 agosto dal primo ministro Tony Blair, dando il via libera alla clonazione di embrioni umani per scopi scientifici. Confermando da un lato il divieto alla clonazione "a scopo riproduttivo", il provvedimento ha autorizzato invece la creazione di embrioni a scopo scientifico. Una settimana dopo i britannici anche il governo USA ha deciso nuove norme, basate sull'esplicita affermazione che le cellule staminali non possono essere considerate "umane". L'impiego di materiale abortivo è stato autorizzato, mentre la produzione di embrioni è stata vietata. Anche nel mondo continentale peraltro l'argomento è fervidamente discusso, in Francia una nuova legge che riformerà la regolamentazione attuale in vigore dal 1994 è attualmente in discussione, così come il cancelliere Schroeder in Germania ha affermato che "ci si deve anche chiedere se non sia giusto permettere anche in Germania le tecniche della selezione genetica degli embrioni attualmente vietata qui ma consentita altrove". Danimarca, Svezia e persino la cattolicissima Spagna, infine, si sono date da tempo leggi che autorizzano la ricerca sugli embrioni: in Danimarca è stata consentita persino la creazione di embrioni ad uso scientifico.

Marco Malagutti



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