Riflessi

20 giugno 2008
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Sarebbe impossibile per l'organismo umano sopravvivere senza un corretto meccanismo di difesa: tutto potrebbe rappresentare un serio pericolo, compreso il semplice cucinare, camminare e ...guidare. Sì, le principali caratteristiche che rendono abile e vigile un guidatore sono proprio l'attenzione e i riflessi pronti. Ma cos'è realmente il riflesso? Alla vista sembra una cosa alquanto semplice, ma il movimento che si vede e si definisce comunemente come riflesso non è altro che la fase finale di una complessa azione neurofisiologica.

Cos'è e cosa lo provoca


Il riflesso rappresenta una qualsiasi risposta involontaria e riproducibile, mediata da due o più neuroni del sistema nervoso, indotta, con un periodo di latenza brevissimo, da stimoli periferici (cioè dagli organi esterni). In pratica si tratta di una forma elementare di attività del sistema nervoso centrale che si svolge al di fuori della volontà ed eventualmente della coscienza, grazie alla trasmissione di uno stimolo da parte di un organo periferico recettore al sistema nervoso centrale e, successivamente, a un organo effettore. La costanza e l'immediatezza della risposta dipendono da una via di conduzione nervosa innata (cioè indipendente dall'esperienza dell'individuo), detta arco riflesso, lungo il quale viaggiano gli impulsi. Lo stimolo esterno (come, ad esempio, il pungersi con uno spillo) provoca la propagazione di una serie di impulsi lungo le fibre nervose sensoriali, in direzione del midollo spinale, a livello del quale gli impulsi vengono trasmessi alle cellule associative e, quindi, ai motoneuroni che innervano i muscoli, provocando così la retrazione dell'arto (riflesso flessorio).
Tutto, quindi, sembra dipendere dall'attività dell'arco riflesso, caratterizzato da un circuito nervoso elementare costituito da 1 neurone sensitivo afferente (che conduce uno stimolo dalla periferia ai centri nervosi) e da 1 neurone efferente (o motoneurone), che conduce la risposta dal sistema nervoso centrale agli organi effettori, ovvero agli organi periferici che reagiscono allo stimolo esterno. All'interno di questa catena a 2 neuroni (arco riflesso semplice) possono aggiungersi 1 o più cellule nervose associative che garantiscono meccanismi di convergenza e/o di divergenza più complessi (arco riflesso composto).

Qualche esempio


Un tipico esempio di riflesso è quello del riflesso rotuleo (o patellare): dando un colpo leggero al ginocchio, subito sotto la rotula, le fibre sensitive trasmettono un impulso al midollo spinale, il quale lo "passa" direttamente alle fibre motrici, che a loro volta permettono di far arrivare l'impulso al muscolo quadricipite della coscia, che si contrae e fa estendere la gamba.

Un altro esempio è fornito dal riflesso pupillare, e cioè dalla reazione della pupilla dell'occhio, che si contrae e si dilata in base alla quantità di luce presente (contrazione in caso di troppa luce e dilatazione in caso di poca luce). Questo meccanismo è fondamentale per avere una buona visione sia in pieno giorno che di notte e, di conseguenza, rappresenta un riflesso importantissimo mentre si è alla guida di un mezzo di trasporto.

Involontario o condizionato?

Anche se, per definizione, il riflesso è una risposta involontaria indotta da stimoli periferici, i riflessi possono essere parzialmente modificati o condizionati. L'esistenza di riflessi condizionati fu dimostrata per la prima volta nel 1903 dal fisiologo russo Ivan P. Pavlov (1849-1936), la cui fama è legata ad un particolare esperimento: dopo aver ripetutamente fatto coincidere il suono di un campanello col pasto di un cane, Pavlov dimostrò che le fauci dell'animale si riempivano di saliva al solo udire il suono del campanello. In pratica, Il riflesso naturale della salivazione, che normalmente si ha alla vista e all'odore del cibo, era stato condizionato da un agente artificiale.
A confermare che le azioni, i pensieri e alcuni eventi possono condizionare un riflesso di per sé involontario sono stati altri numerosi studi, tra cui una ricerca di un gruppo di studiosi della Faculty of Health Sciences of the University of Sydney. Scopo dell'indagine era capire se la risposta nervosa del riflesso rotuleo poteva essere diversa a seconda della consapevolezza o meno del paziente di ricevere un colpo sotto la rotula (sui tendini). La maggiore o minore risposta è stata valutata basandosi sull'attività del muscolo (registrata tramite l'elettromiografia - EMG, posizionando 3 elettrodi di superficie sul ginocchio durante l'esperimento) e sulla misura dell'angolo formato dal ginocchio dopo l'estensione della gamba (misurato con un goniometro). Al termine dello studio, i soggetti colpiti inaspettatamente con il martelletto hanno evidenziato un angolo del ginocchio in estensione più grande e un valore di EMG più basso rispetto ai soggetti che sapevano di essere colpiti. In pratica, l'attività dell'arco riflesso è stata più lenta nei soggetti del primo gruppo e, di conseguenza, l'estensione della gamba è stata maggiore. Secondo i ricercatori, ciò significherebbe che l'attesa di ricevere un colpo sul tendine del ginocchio permetterebbe al cervello di "prepararsi", velocizzando la risposta all'impulso da parte dell'arto e, quindi, controllando almeno in parte il movimento motorio della gamba.

Grazie a questo sofisticato meccanismo di riflessi involontari, quindi, il nostro organismo è in grado di reagire meccanicamente ad eventi improvvisi, come sterzare per evitare di investire un animale che sbuca improvvisamente sulla strada, indietreggiare con il busto mentre si frena per evitare di picchiare la testa, ... Tutti atteggiamenti che avvengono spontaneamente, ma che l'attenzione e la concentrazione, come confermano gli studi scientifici, possono velocizzare notevolmente.
Concentrarsi alla guida, infatti, è senz'altro un elemento fondamentale per aumentare la prontezza dei nostri riflessi e, quindi, ridurre il rischio di incidenti.

Annapaola Medina



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