Donazioni da vivente: opportunità importante

10 novembre 2010
Interviste

Donazioni da vivente: opportunità importante



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Oltre 9.000 persone in Italia sono in attesa di trapianto e i tempi d'attesa oscillano tra i due- tre anni. Una platea di pazienti, destinata ad aumentare, spera in un gesto di altruismo, soprattutto da parte dei familiari di chi potrebbe donare. I medici, però, vogliono ricordare che è possibile percorrere anche un'altra strada, quella della donazione in vita, come ci ha spiegato Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti.

In Veneto e in alcune strutture dell'Emilia Romagna i medici trapiantologi hanno deciso di andare a incontrare i pazienti nei reparti di nefrologia e dialisi, cosa hanno raccontato ai malati e ai loro familiari?
Con un'egregia azione di comunicazione, gli specialisti hanno presentato, direttamente agli interessati, il programma di trapianto da vivente. Hanno spiegato loro che, oggi ancor di più, è possibile ricevere un rene da un parente o da una persona legata affettivamente e che l'intervento può essere fatto offrendo le massime garanzie, al donatore e al ricevente.

Quindi è possibile donare, senza rischi, anche da vivi?
Nella stragrande maggioranza dei trapianti, la donazione avviene dopo la morte. Al 30 settembre 2010 sono stati eseguiti nel nostro Paese 2150 trapianti da donatore cadavere, e solo 93 da donatore vivente. Questa, quindi, è una possibilità sussidiaria, ma a nostro avviso va sostenuta e fatta conoscere. E' bene, però, ricordare che una donazione di questo tipo avviene dopo un percorso teso a dimostrare che sussistono le condizioni necessarie. Non deve essere soltanto assicurata l'idoneità fisica, ma vanno dimostrate altre tre condizioni: motivazione, consapevolezza, valutazione dei rischi.

Per un paziente è meglio ricevere un organo da vivente?
Un organo donato in vita è sicuramente in condizioni migliori di uno prelevato da cadavere; anche il decorso post operatorio sarà migliore. Ma occorre fare grandissima attenzione: il nostro primo obiettivo è non nuocere. Il prelievo di un rene è un intervento piuttosto semplice e pochissimo pericoloso. L'espianto di una porzione di fegato è più rischioso e delicato, ma, com'è noto, il fegato si riforma e questo permette, sia al donatore che al ricevente, di tornare alla funzionalità dell'organo. Per quel che riguarda polmone e pancreas manca, per il momento, una legge che ne regolamenti le donazioni da vivente.

Chiunque può donare?
La legge prevede che le donazioni da vivente siano tra consanguinei, ma è possibile anche tra persone legate affettivamente, quelle cosiddette "emotionally related"; per esempio, tra religiosi che appartengono alla stessa comunità, oppure in gruppi estremamente coesi: ricordo un caso di due giovani ragazze Rom.

Queste donazioni possono essere una risposta alla carenza di organi?
Aprono la strada al trapianto "cross over": quando il ricevente e il donatore non sono compatibili, l'organo da vivente viene "scambiato" con quello idoneo di un altro donatore. Questo permette sicuramente di aumentare il numero di trapianti, offrendo un vantaggio a tutta la collettività.



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