Rosiglitazone, come fare senza

12 novembre 2010
Interviste

Rosiglitazone, come fare senza



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di Simona Zazzetta

Il 23 settembre 2010, l'Agenzia europea per i medicinali ha terminato la revisione del profilo benefici-rischi del farmaco per il diabete rosiglitazone, concludendo che i benefici non superavano rischi cardiovascolari, e lo ha sospeso. Nella stessa data, l'Agenzia italiana del farmaco ha disposto il divieto di vendita in Italia di tutte le specialità medicinali contenenti rosiglitazone (Avandia, Avandamet e Avaglim). Dica33 ha incontrato Ovidio Brignoli, vice presidente della Società italiana medicina generale (Simg), per capire in che modo i pazienti possono affrontare questo provvedimento.

A quali difficoltà andranno incontro i pazienti che erano o sono in terapia con rosiglitazone?
La sospensione del farmaco è stata gestita senza nessun tipo di ostacolo. La Simg ha comunicato ai pazienti di non sospendere in modo autonomo la terapia, ma di rivolgersi al proprio medico di famiglia per modificare la cura. I pazienti che usano questo farmaco non sono molti, nell'ordine di poche migliaia, quindi in accordo con gli specialisti è stato facile gestire il passaggio, anche perché il farmaco è sotto il mirino degli enti regolatori da molto tempo e solo gli specialisti hanno facoltà di prescriverlo.

Quali alternative hanno questi pazienti?
Questa è una problematica ancora aperta, perché ci sono altri farmaci disponibili, come il pioglitazone, che appartiene alla stessa classe del rosiglitazone, oppure nuove classi di farmaci come i Glp-1 agonisti o gli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (Dpp-4). Ma sono gli specialisti a gestire queste terapie: il medico di famiglia invia il paziente allo specialista con l'indicazione motivata del cambio di terapia, sarà poi lo specialista a prescrivere il nuovo regime di cura.

Quali rischi corrono i pazienti che lo hanno usato in passato o lo stanno usando in attesa di accedere alla visita specialistica?
Gli eventi avversi riscontrati negli studi clinici non sono eventi acuti, si tratta di un rischio che si struttura nel tempo, quindi c'è un ampio margine per agire. Il paziente arriva allo specialista nell'arco di qualche mese e si sta lavorando per dare precedenza a questi casi con un'indicazione inserita dal medico di famiglia nell'impegnativa. Inoltre, grazie all'informatizzazione i medici di base individuano facilmente i pazienti in trattamento con rosiglitazone e sanno da quanto tempo lo usano. Questo permette di stilare liste di priorità che permettono di gestire bene il cambio di terapia. L'assenza di eventi avversi è la riprova di una buona gestione del provvedimento



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