La prevenzione comincia dai vaccini

24 aprile 2012
Aggiornamenti e focus

La prevenzione comincia dai vaccini



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I vaccini salvano vite, evitano malattie e disabilità e fanno risparmiare. È questo il messaggio che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato in occasione della Settimana europea dell'immunizzazione, che si celebra dal 21 al 28 aprile a cui partecipano 54 paesi che fanno parte della Regione europea dell'Oms. Ma se le potenzialità di risparmio dei vaccini sono importanti e vanno messe in evidenza, è altrettanto importante, spiega Robb Butler dell'ufficio europeo dell'Oms, rassicurare le famiglie sui vantaggi che si possono ottenere vaccinando i propri figli: «In questo caso il discorso economico non è ovviamente in cima alle considerazioni, anche se può aiutare» afferma l'esperto «le resistenze si vincono spiegando con chiarezza tutti i vantaggi, e soprattutto presentando le storie legate ai vaccini, i gruppi contro l'immunizzazione portano spesso gli esempi di chi è stato colpito dagli effetti collaterali, ma non si parla mai per esempio di chi ha avuto delle complicazioni molto gravi da malattie che sarebbero state prevenibili». In occasione della ricorrenza, il ministero della Salute pubblica un decalogo pensato per chiarire dubbi e rispondere a domande dei genitori.

Eppure i successi documentati non mancano. A livello mondiale, la scomparsa del vaiolo ha consentito di risparmiare due miliardi di dollari, ma il traguardo più importante in Europa, celebrato in occasione della Settimana, è l'eradicazione della poliomielite. Scomparsa dall'Europa da ormai 20 anni, con tanto di certificazione "polio-free", è ancora presente in diverse aree del mondo. Secondo l'Oms, il virus della malattia è stato debellato al 99%, evitando così di colpire, potenzialmente, 8 milioni di persone che oggi invece godono di buona salute. Basterebbe un altro piccolo passo per poter raggiungere il 100% grazie a un vaccino che esiste da 60 anni. Tempi lunghi, quindi, ma con obiettivi raggiungibili. E il prossimo potrebbe essere il morbillo che nel 2011 ha visto 34 mila casi nel continente europeo con 9 morti e 7 mila ricoveri: «Non solo il morbillo può portare a complicazioni molto serie e alla morte» avverte l'Oms «ma è anche estremamente costoso da controllare, l'epidemia del 2002-2003 in Italia, per esempio, è costata circa 20 milioni di euro». La copertura mondiale è stimata intorno all'80%, con 164 mila morti dovuti alle complicanze nel 2008 in tutto il mondo. Ma non è l'unico nel mirino dell'Oms. Tra le cause di morte infantile, prevenibile con i vaccini, infatti, c'è anche lo pneumococco, che oltre a provocare la comune otite media acuta del bambino, è responsabile di gravi infezioni invasive quali batteriemia, polmonite e meningite, caratterizzate dall'elevata letalità con 476mila vittime ogni anno. A seguire il rotavirus, causa di gastroenteriti gravi nei neonati (543mila vittime), l'Haemophilus influenzae tipo b (Hib), batterio capace di causare malattie invasive come meningiti e setticemie.

Le coperture vaccinali, tuttavia restano ancora inadeguate. Anche in Italia, dove la situazione è a macchia di leopardo, ma comunque considerata tra le migliori in Europa, soprattutto rispetto ai paesi dell'Est. Secondo i dati del rapporto Icona 2008 dell'Istituto superiore di sanità, oltre il 96% dei bambini tra 12-24 mesi ha completato il ciclo primario di vaccinazione contro poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite B e Hib ma solo l'84% è stato vaccinato entro il dodicesimo mese di vita, come invece è raccomandato. L'86,5% dei bambini tra i 12 e i 24 mesi è stato vaccinato contro il morbillo; ma la copertura nei bambini di età compresa tra i 12 e i 15 mesi è del 73,7%, indicando che una quota non trascurabile di bambini rimane scoperta oltre il necessario ed è a rischio di acquisire e trasmettere il morbillo. Ancora peggio va per gli adolescenti: la copertura vaccinale per pertosse è del 45,6% per almeno tre dosi, 26,7 % per quattro dosi e 14,1% per cinque dosi. La copertura vaccinale nazionale per morbillo è invece pari al 78,1% per una dose con notevoli differenze tra le regioni, che variano dall 53,2% della Calabria al 97,1% del Veneto.



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