Influenza, il vaccino è una difesa sicura

19 ottobre 2012
Interviste

Influenza, il vaccino è una difesa sicura



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Come ogni anno sono iniziate le campagne sanitarie per incentivare la vaccinazione antinfluenzale, non senza qualche inconveniente. È accaduto, infatti, che in seguito ai controlli routinari di sicurezza due lotti di un vaccino siano stati ritirati con il timore di disguidi per la popolazione. In realtà non c'è motivo di preoccuparsi come conferma l'appello del ministro Renato Balduzzi ai cittadini a «non lasciarsi prendere dal panico e ad affidarsi ai vaccini». Medicinali della cui sicurezza non si deve dubitare perché, ha spiegato il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani Andrea Mandelli, i vaccini ritirati non sono mai stati distribuiti e i cittadini «che eventualmente si sono vaccinati o che hanno acquistato in farmacia un siero antinfluenzale non hanno nulla da temere». Che cosa ci possiamo aspettare dalla prossima stagione influenzale lo spiega Aurelio Sessa, presidente della sezione lombarda della Società italiana di medicina generale (Simg), che illustra l'importanza della prevenzione, in alcune categorie, e, da medico di famiglia, spiega anche quali sono cure e rimedi adeguati.


Che influenza sarà quest'anno?

Per quanto riguarda la stagione 2012-2013 ci aspettiamo che sia di media intensità, anche sulla scorta di come si è appena conclusa la stagione influenzale dell'emisfero australe, ciò significa circa 4-5 milioni di malati da dicembre a marzo.


Il vaccino è una difesa sicura?

Il vaccino, trivalente, perché oltre alle due varianti di quest'anno contiene anche il sottotipo H1N1 (la suina) del 2009, garantisce una copertura dell'80-90% negli individui sani e del 50-60% nei pazienti anziani e con patologie croniche. Quindi chi si vaccina potrebbe anche contrarre egualmente l'infezione, però in maniera più leggera. In ogni caso nel corso di una stagione ci si può ammalare di influenza una volta soltanto. Poi ci sono i virus parainfluenzali, che colpiscono le vie respiratorie, e quelli gastrointestinali, che non sono coperti dal vaccino. Lo scopo della vaccinazione antinfluenzale è principalmente di salute pubblica, ovvero limitare la circolazione del virus e, così, ridurre tutte le gravi complicanze che possono accompagnare l'infezione.


Conviene vaccinarsi il prima possibile?

Il mese di novembre ormai è considerato il "mese vaccinale". Ci si può vaccinare teoricamente in qualsiasi momento della stagione influenzale, ricordando però che la protezione del vaccino si esplica mediamente dopo due settimane (periodo finestra). In genere il virus inizia a circolare nelle prime settimane di dicembre lasciando a chi si vaccina il tempo di essere pronto dal punti di vista immunitario.
In ottobre, per la precisione il 15, è iniziata la sorveglianza epidemiologica, che si concluderà a fine aprile, in cui i medici sentinella (medici di famiglia e pediatri di famiglia) segnalano settimanalmente i casi di influenza con cui sono venuti a contatto contribuendo ad avere una situazione aggiornata in tempo reale dell'andamento dell'influenza.


Chi deve vaccinarsi?

La vaccinazione anti-influenzale non è obbligatoria ma è raccomandata per diverse categorie di soggetti (come evidenziato dal documento di Raccomandazioni del ministero) per le quali il vaccino è dispensato gratuitamente dal Ministero della Salute. Queste persone sono gli adulti sopra i 65 anni e i soggetti, di qualunque età, portatori di malattie croniche, come diabete, cardiopatie, malattie respiratorie, malattie renali, malattie del fegato; o ancora i soggetti non immunocompetenti e le donne dal secondo semestre di gravidanza. Questi soggetti sono più predisposti, in caso di influenza, allo sviluppo di complicanze gravi, dalla polmonite allo scompenso cardiaco, alla necessità di ricovero ospedaliero fino al decesso. Per tutti questi soggetti il vaccino viene consigliato direttamente dal curante.


Altre categorie che dovrebbero vaccinarsi?

Tutti coloro che svolgono attività di pubblico servizio e all'interno di comunità chiuse, come gli insegnanti, i vigili del fuoco, i poliziotti, medici e personale paramedico. Le comunità sono luoghi dove il contagio si diffonde con più facilità e può colpire molti soggetti, tanto più se ve ne sono di debilitati come in ospedale, negli studi medici o nelle residenze per anziani. Inoltre in caso di influenza, l'assenza dal lavoro e la conseguente interruzione del servizio di questi operatori potrebbe arrecare un ulteriore problema alla comunità. Per chi risiede o lavora all'interno di caserme il riferimento è al medico interno che si occupa di suggerire la vaccinazione e, nel caso, eseguirla in luogo; sempre sul posto di lavoro possono vaccinarsi medici, infermieri e paramedici. Per gli operatori scolastici, invece, non ci sono iniziative ad hoc, e vale comunque il consiglio del medico di famiglia.


Chi, nonostante tutto, ha contratto l'influenza che cosa deve fare?

Restare in casa, riposare a letto per almeno 4-5 giorni, idratarsi a sufficienza. Assumere farmaci sintomatici, per calmare febbre e dolori muscolari, a dose piena: in genere il paracetamolo è l'ideale, ogni 6-8 ore per almeno 3 giorni. In caso non si osservino miglioramenti al terzo giorno consultare il medico. Per non diffondere l'infezione stare in casa, mantenere una distanza di sicurezza (1 metro) da familiari e amici, lavarsi le mani spesso, specie dopo aver tossito o starnutito. L'igiene delle mani è importante anche per chi non è malato, perché permette davvero di limitare la diffusione dei virus.


Elisabetta Lucchesini




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