I segreti della longevità: ecco i suggerimenti per invecchiare bene

20 settembre 2013
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I segreti della longevità: ecco i suggerimenti per invecchiare bene



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La ricetta per vivere a lungo e sani? Seguire l'esempio di Rita Levi Montalcini, seguire le sue parole per vivere "non solo più anni alla vita, ma più vita agli anni". Chi meglio della scienziata più amata dagli italiani e premio Nobel per la medicina può introdurre la Conferenza mondiale 'The Future of Science', organizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi (fino a sabato 21 settembre presso la Fondazione Giorgio Cini nell'Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia) e dedicata quest'anno ai segreti della longevità?

La ricerca scientifica ci dice che le malattie croniche tipiche della terza età sono dovute a processi infiammatori. Diabete, patologie cardiovascolari e neurodegenerative, cancro sono le principali patologie che turbano la vita dell'anziano. Ma i processi infiammatori agiscono in combinazione con gli stili di vita che adottiamo e l'ambiente in cui viviamo.

Se a combattere le malattie devono pensarci medici e medicine, noi possiamo dare un contribuito con il nostro modo di vivere. Sergio Pecorelli, presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco, ordinario di Clinica Ginecologica dell'università di Brescia, e uno dei relatori alla Conferenza, mette in fila i consigli per viverre una longevità sana: non fumare, mangiare poco, ridurre le proteine animali, fare movimento fisico.

Sono quattro scelte semplici e che costano poco alla singola persona e quasi nulla alla comunità», dice Pecorelli, «Inoltre alcune di queste azioni possono essere intraprese anche a tarda età. Per esempio il movimento fisico. È dimostrato che 30 minuti di camminata al giorno a qualunque età aumenta dell'1 per cento all'anno lo spessore dell'ippocampo anteriore».

Ma gli scienziati indicano anche altri suggerimenti, altrettanto semplici per non fare invecchiare la mente: attività di brain-training (esercizi di logica, sudoku, rebus etc.) e la socializzazione, la percentuale di crescita aumenta in modo significativo. «Se l'ippocampo è ricco di cellule», continua Pecorelli, «e ha uno spessore consistente (come si può rilevare con la risonanza magnetica) aumenta la nostra memoria e le nostre capacità cognitive in genere».

Perché, come ricorda Umberto Veronesi, «un bambino nato oggi ha un'aspettativa di vita di 100 anni e la società è chiamata a organizzarsi per le nuove età della vita ma la longevità richiede una rivoluzione culturale alla politica, all'economia, ai sistemi di welfare».
La medicina moderna ha compiuto la sua rivoluzione culturale diventando da "difensiva" (con l'obiettivo di guarire i malati) a "preventiva" (cioè mira a impedire che le persone si ammalino). Ora tocca alle istituzioni.

E Pecorelli proprio a loro lancia un appello: «Oggi la prevenzione deve iniziare all'interno dell'utero per poi arrivare ad un picco al momento della scuola. Sono necessarie quindi visioni politiche a lungo termine - 20, 30 anni - ben oltre singoli mandati politici, perché l'emergenza obesità o fumo, e le malattie che ne conseguono, richiedono di attuare misure di prevenzione già prima della nascita». I dati ci dicono che gli europei vivono in media fra gli 8 e i 10 anni della propria vita in malattia. E che il 64 per cento dei farmaci vengono assunti dopo i 65 anni, così, come si sa che dopo questa età aumentano i ricoveri ospedalieri, creando una situazione non più sostenibile anche economicamente. Alla medicina e alle istituzioni il compito di risolvere questo problema.



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