I danni dell’alcol non vanno sottovalutati, soprattutto nei giovani

03 aprile 2017
Interviste

I danni dell’alcol non vanno sottovalutati, soprattutto nei giovani



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L'Alcohol prevention day 2017, che si svolgerà presso l'Istituto superiore di sanità a Roma nel mese di aprile, il mese della prevenzione alcologica, offre uno spunto per trattare l'argomento del consumo di alcol, che causa ogni anno milioni di morti nel mondo. L'alcol infatti è uno dei principali fattori di rischio e di malattia, oltre a essere responsabile di numerose problematiche sociali, che possono sfociare in episodi di violenza, criminalità, maltrattamenti familiari, perdita di produttività e di lavoro. Di recente, inoltre, l'alcol è stato annoverato tra i fattori concorrenti allo sviluppo di malattie infettive, quali tubercolosi e persino Aids.
Ne abbiamo parlato con Gianni Testino, coordinatore del Centro alcologico regionale della Liguria, presso l'Ospedale S. Martino di Genova, che proprio al Prevention day terrà un intervento su "giovani e alcol".

Dottor Testino, come possiamo quantificare un consumo di alcol eccessivo?
«Dare una risposta a questa domanda è difficile. L'etanolo, il composto chimico che comunemente è chiamato alcol, è cancerogeno, può creare alterazioni nello sviluppo dell'embrione e può dare dipendenza.
Il danno da alcol è dose-dipendente (cioè si manifesta e tende ad aumentare in misura proporzionale alla dose di sostanza assunta), per cui il massimo che possiamo fare è indicare agli adulti sani che esiste un dosaggio a rischio non nullo ma basso, consistente in una Unità alcolica nella donna e in due nell'uomo. Per Unità alcolica intendiamo 12 grammi di etanolo che possiamo trovare in un bicchiere di vino da 125 ml (12°), un boccale di birra media (4-5°), in una dose da bar di superalcolico (40 ml). Nei giovani, tuttavia, l'obiettivo è portare il consumo a zero».

Perché nei giovani il consumo deve essere nullo?
«Anche perché lo dice la legge: fino a 18 anni il consumo di alcolici è vietato. Principalmente, però, per un motivo biologico che ha due fondamenti. Per prima cosa, l'eliminazione dell'alcol avviene tramite il fegato, e fino ai 20 anni i meccanismi epatici deputati alla "pulizia" dell'organismo non funzionano completamente, quindi l'etanolo rimane più a lungo nei tessuti e fa più danni. Inoltre, i tessuti stessi fino ai 25 anni sono più suscettibili ai danni da alcol, anche se recuperano presto. Non dimentichiamo poi che con un'età inferiore a 25 anni il rischio di dipendenza aumenta da quattro a otto volte a seconda del patrimonio genetico».

Come possiamo fare per far conoscere ai giovani questi rischi?
«Dobbiamo tutti fare rete - genitori, docenti, medici - affinché i ragazzi bevano il più tardi possibile. Dobbiamo far passare il messaggio che non tutti i giovani bevono, che non è essenziale bere per divertirsi. Non è secondario che poi la dipendenza da alcol aumenti anche i rischi di dipendenza da altre sostanze.
La presentazione dei danni derivanti dal consumo di alcol sulle etichette delle bevande alcoliche non porta alcun risultato; il proibizionismo non serve a nulla. Funziona solo l'informazione, a cominciare dalla scuola primaria, ripetuta per diversi anni e con dati semplici, perché i ragazzi possano conoscere, capire e scegliere quando saranno maggiorenni. Abbiamo notato che i giovani italiani in particolare hanno cambiato le loro abitudini nel bere, vanno verso l'idea anglosassone del binge drinking, cioè consumano molto alcol a digiuno nel fine settimana, quindi in poco tempo. Quando parliamo della situazione ai giovani, sfruttiamo questo fatto presentando immagini con i danni sui loro tessuti, quelli che si verificano subito dopo aver bevuto nel fine settimana. Non parliamo di danni che potranno verificarsi tra anni, ma di quello che si verifica il mattino dopo».

Può presentarci brevemente questi danni?
«Gli organi più sensibili all'alcol sono quattro: fegato, sistema nervoso centrale, testicoli nell'uomo e mammella nella donna.
Bevendo abbondantemente alcolici, il fegato diventa grasso; se si mantiene grasso nel tempo si liberano sostanze dell'infiammazione, le cosiddette citochine, che ledono i vasi arteriosi e poi vanno a infiammare il cervello. Abbiamo anche dei dati abbastanza precisi sulla quantità di binge drinking necessari per vedere i primi danni: dopo il quarto episodio, infatti, cominciano a mettersi in funzione le cellule responsabili di molte malattie del fegato, le cellule stellate.
Per quanto riguarda il sistema nervoso centrale, una risonanza magnetica mostrerebbe dei "buchi" che rappresentano zone dove la funzionalità di comunicazione tra le cellule nervose e l'afflusso di sangue sono ridotti. Se si continua a bere per anni, il cervello tende a diventare più immaturo, aggressivo e diminuiscono i successi nella quotidianità.
Un punto che solitamente colpisce molto i giovani maschi è quello che riguarda i testicoli: il giorno dopo aver esagerato nel bere, il 40 per cento della parte nobile del testicolo viene temporaneamente compromessa, con riduzione delle prestazioni sessuali e della fertilità.
La mammella, infine, è l'organo in assoluto più sensibile all'etanolo; basta poco consumo per aumentare di molto il rischio di cancro, per esempio, una o due Unità alcoliche alla settimana bastano a raddoppiare il rischio».

Sarebbe molto utile avere qualche informazione pratica. Un genitore come può agire quando si rende conto che il proprio figlio ha un problema di consumo di alcol?
«I genitori possono capire che qualcosa non va. Problemi a scuola o relazionali possono essere un campanello d'allarme, o talvolta ci sono indicazioni più stringenti come incidenti in cui viene verificata la presenza di un livello alto di alcol nel sangue. Noi per esempio abbiamo uno sportello telefonico al quale i genitori possono rivolgersi».

E per quanto riguarda gli adulti?
«Tutti dicono che il proprio bere è moderato, e spesso quando si rendono conto del problema la famiglia si vergogna, ma in realtà si tratta di una vera e propria malattia. Per raggiungere la motivazione a smettere e soprattutto per rimanere sobri nel tempo è indispensabile la frequenza ai gruppi di auto mutuo aiuto come gli "Alcolisti anonimi" e i "Club degli alcolisti in trattamento", con varie realtà locali che possono veramente aiutare i pazienti. Attraverso di loro, in anonimato, si arriva ai servizi come il nostro».

Susanna Guzzetti



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