30 aprile 2003
Aggiornamenti e focus, Speciale Salute del respiro
Asma occupazionale
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L'asma collegato al lavoro è diventata la più comune malattia respiratoria in ambito lavorativo in molti paesi. Approssimativamente si stima che il 10% di tutti i casi di asma siano riconducibili a una causa lavorativa, numero che non è escluso sia sottostimato.
Tipologie di asma occupazionale
Si distinguono due tipi di asma occupazionale quello aggravato dal lavoro e quello esclusivamente lavorativo, a sua volta distinto in reattivo o allergico.
Asma aggravato dal lavoro
In questo caso l'asma è preesistente. I soggetti affetti hanno perciò episodi ricorrenti veicolati da diversi vettori come temperature fredde, sforzi eccessivi o esposizione ad agenti irritanti quali polveri, vapori, fumi o gas.
Asma occupazionale
Si tratta di un risultato diretto dell'esposizione sul posto di lavoro e può essere reattivo o allergico. Quello reattivo si sviluppa dopo una singola esposizione, particolarmente intensa, a una sostanza chimica irritante. Tra gli agenti più comuni vanno ricordati l'ammoniaca, il cloro e l'acido idrocloridrico. Le esposizioni conseguono, in genere, a incidenti o a fughe di sostanze. I lavoratori che subiscono esposizioni massicce manifestano sintomi di asma entro le 24 ore. Non è ancora del tutto chiaro, invece, se l'esposizione a livelli più bassi di irritanti respiratori conduca ugualmente all'asma reattivo.
Asma occupazionale allergico
Per quel che riguarda l'asma allergico è caratterizzato dalla sensibilizzazione ad uno specifico agente chimico presente sul posto di lavoro (vedi tab. 1 allegata). Il processo, perciò, non è il risultato di un'unica esposizione quanto di uno sviluppo nel tempo (periodo di latenza). I periodi di latenza sono di lunghezza variabile e possono durare solo alcune settimane o addirittura anni, fino a trenta, è in questo caso più difficile associare l'asma alla motivazione occupazionale. Un'altra caratteristica distintiva dell'asma allergico è data dall'ipersensibilità bronchiale a uno specifico agente. Un ulteriore classificazione poi riguarda le sostanze ad alto peso molecolare, che producono reazioni più rapide, i cui sintomi cominciano tra dieci e venti minuti dopo l'esposizione e possono risolversi entro una o due ore, e le sostanze a basso peso molecolare la cui manifestazione è più ritardata, il picco può arrivare otto ore dopo, ed è caratterizzata da una infiammazione significativa delle vie aeree.
Fattori di rischio e cura
Sono stati identificati tre parametri fondamentali nella definizione del rischio. Il primo è l'agente chimico responsabile e le sue caratteristiche di corrosività, reattività e solubilità, poi il grado di esposizione, intensità e durata, infine la predisposizione del paziente. Per quel che concerne la ''gestione'' della malattia è necessario innanzitutto un approccio preventivo che richiede la collaborazione tra lavoratore e datore di lavoro. Una volta identificati i fattori scatenanti è, infatti, necessario che il lavoratore eviti le aree a rischio e eventualmente indossi una protezione adeguata. Dal canto suo il datore di lavoro può fare alcuni passi per tutelare il dipendente come: eliminare l'agente irritante, migliorare le condizioni ambientali e eventualmente destinare la persona asmatica ad altra area. Molti lavoratori, infatti, in particolare quelli con asma aggravato dal lavoro o occupazionale reattivo possono continuare a lavorare, a patto che migliorino le condizioni e siano curati adeguatamente. Più difficile la situazione per l'asma allergico. I soggetti affetti da questa forma devono assolutamente evitare il contatto con l'allergene anche in minima quantità. Per quanto riguarda il trattamento è analogo per tutte le forme e non si discosta dai comuni trattamenti per l'asma. Il primo livello di terapia è rappresentato dai farmaci antinfiammatori. Per molti pazienti gli steroidi per inalazione rappresentano il trattamento d'eccellenza, con eventuale aggiunta di bronco dilatatori per alleviare sintomi di broncospasmo. Fondamentale è però anche l'educazione del paziente sulla malattia, una volta che l'asma si è stabilizzato, infine, diventano utili esami di follow-up periodici.
Marco Malagutti
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Tipologie di asma occupazionale
Si distinguono due tipi di asma occupazionale quello aggravato dal lavoro e quello esclusivamente lavorativo, a sua volta distinto in reattivo o allergico.
Asma aggravato dal lavoro
In questo caso l'asma è preesistente. I soggetti affetti hanno perciò episodi ricorrenti veicolati da diversi vettori come temperature fredde, sforzi eccessivi o esposizione ad agenti irritanti quali polveri, vapori, fumi o gas.
Asma occupazionale
Si tratta di un risultato diretto dell'esposizione sul posto di lavoro e può essere reattivo o allergico. Quello reattivo si sviluppa dopo una singola esposizione, particolarmente intensa, a una sostanza chimica irritante. Tra gli agenti più comuni vanno ricordati l'ammoniaca, il cloro e l'acido idrocloridrico. Le esposizioni conseguono, in genere, a incidenti o a fughe di sostanze. I lavoratori che subiscono esposizioni massicce manifestano sintomi di asma entro le 24 ore. Non è ancora del tutto chiaro, invece, se l'esposizione a livelli più bassi di irritanti respiratori conduca ugualmente all'asma reattivo.
Asma occupazionale allergico
Per quel che riguarda l'asma allergico è caratterizzato dalla sensibilizzazione ad uno specifico agente chimico presente sul posto di lavoro (vedi tab. 1 allegata). Il processo, perciò, non è il risultato di un'unica esposizione quanto di uno sviluppo nel tempo (periodo di latenza). I periodi di latenza sono di lunghezza variabile e possono durare solo alcune settimane o addirittura anni, fino a trenta, è in questo caso più difficile associare l'asma alla motivazione occupazionale. Un'altra caratteristica distintiva dell'asma allergico è data dall'ipersensibilità bronchiale a uno specifico agente. Un ulteriore classificazione poi riguarda le sostanze ad alto peso molecolare, che producono reazioni più rapide, i cui sintomi cominciano tra dieci e venti minuti dopo l'esposizione e possono risolversi entro una o due ore, e le sostanze a basso peso molecolare la cui manifestazione è più ritardata, il picco può arrivare otto ore dopo, ed è caratterizzata da una infiammazione significativa delle vie aeree.
Fattori di rischio e cura
Sono stati identificati tre parametri fondamentali nella definizione del rischio. Il primo è l'agente chimico responsabile e le sue caratteristiche di corrosività, reattività e solubilità, poi il grado di esposizione, intensità e durata, infine la predisposizione del paziente. Per quel che concerne la ''gestione'' della malattia è necessario innanzitutto un approccio preventivo che richiede la collaborazione tra lavoratore e datore di lavoro. Una volta identificati i fattori scatenanti è, infatti, necessario che il lavoratore eviti le aree a rischio e eventualmente indossi una protezione adeguata. Dal canto suo il datore di lavoro può fare alcuni passi per tutelare il dipendente come: eliminare l'agente irritante, migliorare le condizioni ambientali e eventualmente destinare la persona asmatica ad altra area. Molti lavoratori, infatti, in particolare quelli con asma aggravato dal lavoro o occupazionale reattivo possono continuare a lavorare, a patto che migliorino le condizioni e siano curati adeguatamente. Più difficile la situazione per l'asma allergico. I soggetti affetti da questa forma devono assolutamente evitare il contatto con l'allergene anche in minima quantità. Per quanto riguarda il trattamento è analogo per tutte le forme e non si discosta dai comuni trattamenti per l'asma. Il primo livello di terapia è rappresentato dai farmaci antinfiammatori. Per molti pazienti gli steroidi per inalazione rappresentano il trattamento d'eccellenza, con eventuale aggiunta di bronco dilatatori per alleviare sintomi di broncospasmo. Fondamentale è però anche l'educazione del paziente sulla malattia, una volta che l'asma si è stabilizzato, infine, diventano utili esami di follow-up periodici.
Marco Malagutti
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