Amore al capolinea

26 gennaio 2018
Aggiornamenti e focus

Amore al capolinea



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Quando in una coppia si giunge al limite delle capacità di sopportazione è inevitabile domandarsi se abbia ancora senso continuare a vivere un rapporto deteriorato o se invece non sia più salutare interromperlo. Di fronte a questo bivio ci troviamo costretti a decidere se dare tutto o riprendercelo. Nella pratica questa decisione rappresenta sicuramente una delle scelte più difficili della nostra vita.
Ammettiamolo, dentro di noi sappiamo benissimo quando tutto è finito, quando non c'è più possibilità di recupero, quello che però ci tiene bloccati e ci fa sentire senza via d'uscita è la paura di dover affrontare una situazione nuova e ricca di incognite, un salto nel buio affettivo e spesso anche economico.
I motivi per cui si persevera in una relazione disfunzionale anche in presenza di divergenze insanabili possono essere molteplici, le persone di solito resistono perché sono profondamente investite; che si tratti di finanze, dipendenza, emozioni, o anche solo di abitudini perché si è trascorso tanto tempo insieme. Spesso lo si fa per il benessere dei figli, che invece si ritrovano sovente a vivere in un clima avvelenato, o per mere ragioni finanziarie comunque non trascurabili, o anche per rispettare le nostre convinzioni religiose, i valori familiari, tutte cose che hanno un peso imponderabile sulla nostra esistenza. Mentre la maggioranza delle persone potrebbe considerarlo egoistico, il dr. Dennis Neder, esperto in relazioni umane, afferma che "non può esserci un rapporto soddisfacente per nessuna delle due parti quando una persona è insoddisfatta". È molto più sano trovare una relazione che funzioni e ci dia ciò di cui abbiamo bisogno piuttosto che aggrapparci disperatamente a chi rappresenta il motivo della nostra insoddisfazione. "Conosciamo tutti persone che sono ingarbugliate in relazioni malsane, ma non vogliono o non possono interromperle", continua il dott. Neder. "Queste persone usano tutte le loro energie per sostenere questa relazione ma la vita è troppo breve per sprecarla così".
La difficoltà di recidere il cordone ombelicale spesso deriva dal fatto che le persone dimenticano come essere autosufficienti. Questo crea insicurezza e alimenta il desiderio di mantenere relazioni non salutari.
Neder sostiene che "dobbiamo capire che siamo soli per tutta la vita - anche quando siamo con qualcun altro. Non è una brutta cosa, e questo in effetti, è abbastanza liberatorio per la maggior parte delle persone".
A tutto ciò si aggiunge una reale incapacità di confrontarsi e di compiere i passi adeguati per la chiusura di un rapporto, come se nessuno ce l'avesse mai insegnato, e forse è proprio così. Fin da piccoli ci viene insegnato come iniziare le cose, ma non come porvi fine.
Siamo pieni di "rituali di inizio", ma non coltiviamo l'idea che servano anche i "rituali di fine". Ad esempio c'è il rituale del matrimonio, ma la separazione avviene di solito senza rituale e quindi è caotica, conflittuale e per questo sofferta, a volte addirittura pericolosa. Insomma, non conosciamo le leggi del lasciarsi, che sono importanti tanto quanto quelle dell'iniziare. Provare ad apprenderle significa sentirsi più sicuri, gestire la paura, alleggerirsi la vita e farla ripartire più spedita di prima: ne vale sicuramente la pena.

Piergiorgio Mulas



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