Per la balbuzie un approccio multidisciplinare e personalizzato

19 ottobre 2018
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Per la balbuzie un approccio multidisciplinare e personalizzato



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Il 22 ottobre sarà la Giornata mondiale della balbuzie, un disturbo che erroneamente si pensa solo legato alla fluenza del linguaggio mentre, in realtà, implica fattori motori, linguistici, cognitivi, affettivi e comportamentali che interagiscono fra loro..
Nel mondo si stima che l'1,5 per cento della popolazione sia vittima di questo disturbo, circa un milione di persone in Italia - 200.000 solo in Lombardia - di cui 150.000 con età inferiore ai 18 anni che, spesso, a scuola diventano oggetto di derisione, esclusione sociale e bullismo.
La balbuzie colpisce entrambi i sessi con un rapporto maschi/femmine di 2 a 1, in età prescolare e di 4 a 1 in età adulta.
E' un disturbo che incide sulla qualità della vita e porta a ansia, stress, imbarazzo e frustrazione.
Mentre sembra evidente solo l'aspetto del linguaggio, in realtà la balbuzie coinvolge molte altre componenti come il controllo motorio e cognitivo, l'attenzione e il rapporto che si instaura fra programmazione ed esecuzione dei suoni. Per conoscere tutti questi aspetti e dare la giusta informazione, in occasione  della giornata dedicata a questo disturbo, alcuni specialisti  - coordinati da Gabriella Pozzobon, presidente della Società italiana di medicina dell'adolescenza - hanno promosso un incontro con per sottolineare la necessità di un approccio multidisciplinare e personalizzato a questo problema, che colpisce bambini e adulti fino agli anziani e che possa essere validato scientificamente.

La balbuzie colpisce bambini e adulti


Si calcola che le persone balbuzienti necessitino di 58 secondi per pronunciare il proprio nome, un'infinità di tempo in un mondo che digitalmente corre alla velocità della luce provocando blocchi, rinunce e un peggioramento della qualità della propria vita, fin dall'infanzia.

Infatti, la balbuzie ha un esordio tipico intorno ai 2/3 anni, un fenomeno che ha un recupero naturale, nell'88 per cento dei casi, entro i 6 anni.
Diagnosticare la balbuzie con precisione è quindi compito dei pediatri che, come ha sottolineato Rinaldo Missaglia, pediatra e segretario nazionale del Sindacato medici pediatri di famiglia, deve saper capire, attraverso indagini 'filtro' l'insorgere del disturbo e, grazie alla giusta formazione, rassicurare i genitori e indicare il giusto percorso da seguire, senza magari far ricorso a specialisti di secondo livello (neuropsichiatra infantile).

Ma la balbuzie è un fenomeno complesso e dinamico caratterizzato da fattori motori, linguistici, cognitivi, affettivi e comportamentali, ha spiegato Valentina Letorio -  neuropsicologa del Vivavoce Research Institute, una struttura nata nel 2011 che si occupa a 360 gradi di questa problematica  - ed è per questo che è necessario adottare un approccio multidisciplinare.


Un metodo scientifico per contrastare la balbuzie


Un approccio che proprio il Vivavoce Institute adotta nel confronto dei soggetti che si rivolgono a questo centro, fondato da Giovanni Muscarà - ex balbuziente - e che si avvale delle competenze di logopedisti, fisioterapisti, psicologi  e medici.  Il metodo messo a punto da Muscarà è validato scientificamente da un team coordinato da Pasquale Anthony Della Rosa, neuro scienziato e collaboratore dell'Unità di Neuroradiologia pediatrica dell'Ospedale San Raffaele di Milano.

Il percorso di rieducazione al linguaggio avviene in tre fasi:

  • Valutazione con un colloquio informativo individuale gratuito;
  • Rieducazione attraverso un corso intensivo di 7 giorni (50 ore) suddiviso nei moduli respirazione e motricità, articolazione e fonazione, psicologia e comportamento, verifica sul campo;
  • Consolidamento con un supporto di 6 mesi per confermare i risultati ottenuti e l'efficacia dello schema  in situazioni quotidiane e di particolare stress.

Attualmente il corso non è rimborsabile attraverso il sistema sanitario nazionale  - e ha un costo superiore ai mille euro - ma si sta cercando di sensibilizzare le istituzioni sull'esigenza di finanziare un  approccio terapeutico di questo tipo, visti i risultati.


A cura di:
Luisella Acquati



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