Tumore della cervice uterina: l’importanza dello screening

17 novembre 2014
Aggiornamenti e focus

Tumore della cervice uterina: l’importanza dello screening



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I dati pubblicati dai Centers for disease control and prevention (Cdc) statunitensi hanno messo in luce una allarmante verità: circa l'11 per cento delle donne nord-americane tra i 21 e i 65 anni di età non si è sottoposta ad alcun controllo per il carcinoma della cervice uterina negli ultimi 5 anni. Questa percentuale, relativa all'anno 2012, si traduce in 8 milioni di donne che, evitando i controlli, aumentano i rischi di arrivare a una diagnosi di tumore cervicale già in stadio avanzato.

«Più della metà dei tumori della cervice viene diagnosticata in donne che non si sono mai sottoposte ai controlli previsti, o che lo hanno fatto solo molto raramente» affermano gli esperti statunitensi che poi proseguono: «Ogni test di controllo può rappresentare una grande opportunità di prevenzione e bisogna aumentare gli sforzi per far comprendere alle donne l'importanza di sottoporsi a screening contro questo tumore» aggiunge Ileana Arias dei Cdc. E come conclude David Fishman, un ginecologo-oncologo del Mount Sinai hospital di New York, non bisogna dimenticare che il Pap test permette di identificare in modo poco invasivo le lesioni pre-cancerose, prima che si trasformino in malattie incurabili.

Anche nel nostro Paese esistono programmi di screening ormai ben collaudati e dedicati al tumore della cervice uterina, una patologia che nella quasi totalità dei casi è legata all'infezione da Papillomavirus umano (Hpv). Attenzione però: non tutte le infezioni da Hpv e non tutti i tipi di Hpv causano il cancro. Come ricordano gli esperti, infatti, l'infezione da Papillomavirus è molto comune e circa il 70-80 per cento delle donne attive sessualmente la contrae almeno una volta nella vita. Nella maggior parte dei casi però l'infezione sparisce spontaneamente e non provoca danni, soprattutto se causata da uno dei sottotipi di HPV considerati non cancerogeni: solo 12 degli oltre 100 sottotipi sono infatti pericolosi dal punto di vista oncologico, in particolare Hpv 16 e Hpv 18.

In pratica il sistema sanitario nazionale offre a tutte le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni la possibilità di sottoporsi a un Pap test (ogni 3 anni) o a un test per l'identificazione del Dna del virus Hpv (ogni 5 anni). Le modalità e il tipo di test offerto variano da regione a regione, ma ciò che emerge dagli studi internazionali è che con questi semplici gesti è possibile ridurre ai minimi termini il rischio di morire per colpa di un tumore della cervice uterina.

Sul sito dell'osservatorio nazionale screening sono disponibili tutti i dati aggiornati su questi programmi di prevenzione oncologica che puntano sulla diagnosi precoce della malattia. E pur senza entrare troppo nel dettaglio, è importante mettere in luce che ancora oggi molte donne non rispondono all'invito al test e che le differenze tra le varie aree geografiche restano alte. Nel 2012, per esempio, sono state invitate a partecipare allo screening - con Pap test o con test per l'identificazione del Dna di Hpv - circa 4 milioni di donne italiane, ma meno della metà (41 per cento) ha aderito al programma, con percentuali più alte (43 per cento) nelle donne con più di 45 anni. Se si guarda poi alla distribuzione geografica delle adesioni si notano grandi differenze tra nord e sud: nel periodo 2009-2011 hanno aderito allo screening il 49 per cento delle donne invitate nelle regioni del nord, il 38 per cento al centro e solo il 28 per cento al sud. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati oltre 2.000 nuovi casi di tumore della cervice uterina, un numero che potrebbe scendere parecchio seguendo poche e semplici regole, inclusi anche controlli periodici.



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