Immuno-oncologia: l’importanza delle sperimentazioni cliniche per i pazienti

09 maggio 2019
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Immuno-oncologia: l’importanza delle sperimentazioni cliniche per i pazienti



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Dopo la chemioterapia e le terapie mirate, l'immuno-oncologia sta rivoluzionando il trattamento dei tumori. Dal melanoma al linfoma di Hodgkin, al tumore del polmone non a piccole cellule, al carcinoma a cellule renali, al tumore di Merkel, fino a quelli della testa e del collo. Utilizzando farmaci immunoterapici che stimolano il sistema immunitario si sta riuscendo a contrastare la malattia tumorale. L'Italia, con oltre 80 sperimentazioni in corso su 16 molecole sviluppate dall'azienda Bristol-Myers Squibb (Bms) in oncologia, è leader a livello internazionale nelle ricerche sull'immuno-oncologia. Nel nostro Paese, attualmente, dopo la diagnosi di tumore vivono quasi 3 milioni e 400 mila persone e circa 2 milioni si sono lasciati la malattia alle spalle da più di 5 anni.

Microambiente tumorale e immuno-oncologia


«Nel melanoma metastatico, il 20% dei pazienti trattati con ipilimumab, la prima molecola immuno-oncologica, è vivo a 10 anni dalla diagnosi - sottolinea Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell'Istituto nazionale tumori fondazione 'G. Pascale' di Napoli - In seguito, è stato introdotto nivolumab, che ha migliorato i risultati e con la combinazione delle due molecole è stato compiuto un ulteriore passo in avanti nel melanoma metastatico: il 53% dei pazienti colpiti da questo tumore della pelle è vivo a 4 anni».
Il prossimo obiettivo dei ricercatori è aumentare l'efficacia dei farmaci a disposizione per superare la resistenza alle terapie immuno-oncologiche, che impedisce a circa il 50% dei pazienti di beneficiarne. Ascierto spiega: «Servono studi sui meccanismi di resistenza e la chiave per scoprirli si trova nel microambiente tumorale. Il microambiente caldo risponde alle terapie immuno-oncologiche perché contiene cellule del sistema immunitario, quello freddo invece sviluppa resistenza perché è privo di infiltrato linfocitario». Oltre alle cellule tumorali ed al microambiente in cui esse vivono, «anche la funzionalità del sistema immunitario e del microbiota intestinale svolgono un ruolo fondamentale nel regolare la risposta immunitaria e, quindi, nel determinare l'efficacia delle terapie immuno-oncologiche», precisa Michele Maio, direttore di oncologia dell'Università di Siena e del Centro di immuno-oncologia dell'Azienda ospedaliera universitaria senese.

Le associazioni di pazienti


A giocare un ruolo fondamentale nella ricerca sono le associazioni di pazienti. «Bisogna far capire ai malati oncologici che la ricerca clinica è un'opportunità - spiega Monica Forchetta, presidente Apaim (Associazione pazienti Italia melanoma) - Prima veniva visto come un modo di diventare una cavia da laboratorio, ora che il paziente, invece, è più informato il termine 'sperimentazione' non provoca più timore. È importante per far capire loro che, proprio entrando in una sperimentazione, è possibile accedere a terapie innovative anni prima della loro commercializzazione. Una terapia, inoltre, si può interrompere in qualsiasi momento, non c'è alcun tipo di vincolo né da parte della casa farmaceutica né del clinico. La ricerca offre grandi opportunità ai pazienti e, in questo modo, si riesce ad aiutare gli altri malati». Se vuoi unirti all'Apaim puoi seguire la loro pagina Facebook o contattare la presidente al +39 339 351 9071.
Per agevolare pazienti e medici a trovare la sperimentazione più adatta alla specifica situazione clinica, Bms ha creato una piattaforma digitale 'Study Connect'. Un portale in cui i pazienti, i loro familiari e i medici possono ottenere informazioni sullo svolgimento e partecipazione agli studi clinici in corso, in Italia e nel mondo, condotti da Bms in ambito oncologico, cardiovascolare e autoimmune.


Anna Capasso



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