Sigaretta, ecco perché è giusto vietarla anche all'aperto

19 gennaio 2015
Interviste

Sigaretta, ecco perché è giusto vietarla anche all'aperto



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Nei giorni scorsi si è tornati a parlare della proposta del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin di estendere il divieto di fumo anche alle auto private e ai luoghi all'aperto come marciapiedi, stadi sportivi, parchi pubblici e spiagge, per proteggere dal fumo passivo in particolare la popolazione più a rischio. Dica33 ne ha parlato con Roberto Boffi,pneumologo responsabile del reparto di Fisiopatologia respiratoria e del Centro antifumo dell'Istituto nazionale del tumori di Milano, da tempo in prima fila nella ricerca sui danni del fumo, e in particolare del fumo passivo.

Dopo i primi annunci sembra che il Ministro Lorenzin abbia intenzione per il momento di concentrarsi sul divieto di fumo alle auto private, rinviando l'ipotesi di bandirlo nei luoghi pubblici all'aperto: che cosa ne pensa?
«Mi auguro che il divieto di fumare in auto in presenza di minori divenga presto realtà perché nell'abitacolo della macchina la concentrazione di polveri sottili è molto alta, anche con il condizionatore accesso o i finestrini aperti. E continuo a sperare che a breve si faccia anche una legge sul fumo all'aperto. Sono assolutamente favorevole a ogni misura per limitare il fumo, poiché non solo conosco bene i danni del fumo passivo, ma so anche che ancora oggi tendiamo tutti a sottovalutare il rischio di esposizione associato a ogni sigaretta».

Può fare qualche esempio?
«Numerosi studi che abbiamo condotto negli ultimi anni all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano hanno concluso che le polveri sottili emesse dalle sigarette (il cosiddetto "particolato" indicato con la sigla PM 10 e PM 2,5) raggiungono nell'aria concentrazioni preoccupanti non solo all'interno di luoghi chiusi, ma anche all'aperto, quando ci si trova sottovento a un fumatore. Per esempio una misurazione della qualità dell'aria condotta nella spiaggia di Vada, in Toscana, ha segnalato che chi occupa una sdraio sottovento rispetto a quella di un fumatore trova un livello di inquinamento doppio rispetto a quello del centro trafficato di Livorno. Un'indagine analoga all'interno dello stadio di San Siro, a Milano, ha messo in rilievo l'alto tasso di polveri sottili prodotte dai molti fumatori. E lo stesso si è verificato all'esterno delle discoteche, e in quelle estive all'aperto, dove il livello di inquinamento per le sigarette è molto alto, con possibili ripercussioni sulla salute».

Chi corre più rischi?
«Gli effetti nefasti del fumo passivo possono manifestarsi non solo sul lungo periodo, ma anche con immediatezza, per esempio in chi soffre d'asma o di malattie cardiache. Ma l'elenco delle persone che andrebbero tutelate è assai più ampio, e include non solo i bambini e le donne in gravidanza, ma anche per esempio i malati oncologici. Estendere i divieti non solo protegge questi gruppi a rischio, ma aiuta anche i fumatori».

In che senso un'eventuale estensione del divieto potrebbe aiutare i fumatori?
«Secondo numerose indagini, accanto a una fetta di fumatori cosiddetti "accaniti" che non hanno alcuna intenzione di smettere, c'è una parte decisamente maggioritaria che vorrebbe smettere ma non riesce: circa tre fumatori su quattro. Su questi, la pressione sociale in generale e i divieti in particolare hanno spesso l'effetto di aiutarli a ridurre le sigarette, fino a smettere. Questa strada è già stata intrapresa in alcuni paesi europei. Per esempio in Gran Bretagna il fumo è vietato negli stadi e nei luoghi affollati all'aperto, e così pure avviene per esempio in Spagna nello stadio del Barcellona, il Camp Nou. In Italia ci sono già state alcune iniziative locali molto interessanti, che sono sempre state accolte con grande favore. Il Sindaco di Bibione ha registrato addirittura un aumento del turismo da quando in spiaggia è stato introdotto il divieto di fumare sulla battigia. Anche a Milano sono comparsi cartelli antifumo nei parchi giochi».

Il messaggio forte, insomma, è che anche all'aperto chi fuma può far male a chi gli sta vicino...
«Noi abbiamo confrontato le emissioni del tubo di scarico di un Tir fermo con il motore al minimo con quelle di una sigaretta, verificando con strumenti scientifici che quest'ultima produce tre volte più inquinamento dell'aria. Grazie a un'altra indagine abbiamo anche scoperto che un fumatore - persino quando ha l'accortezza di uscire sul balcone di casa, o in cortile per fumare - riporta in casa con sé un'enorme quantità di inquinamento da tabacco, perché non aspetta abbastanza a lungo che il fumo si disperda. Per evitare di portare tra le pareti di casa il fumo passivo, infatti, occorre far passare almeno tre minuti da quando si spegne il mozzicone. Altrimenti il disagio di uscire - magari al freddo e alla pioggia - viene in gran parte vanificato.



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