Attrezzi: le potenzialità dello slide board

11 gennaio 2016
Aggiornamenti e focus

Attrezzi: le potenzialità dello slide board



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Correva la fine degli anni '70 e l'ex giocatore di football americano dei Miami Dolphins, Jeff Markland, stava cercando un modo per riabilitare i traumi al ginocchio. Fu allora che progettò e costruì il primo slide board, chiamandolo Kneedspeed. Negli stessi anni Eric Heiden, 5 volte medaglia d'oro olimpica di pattinaggio velocità ne creò una simile. Eric è stato considerato il più grande pattinatore di tutti i tempi ed è diventato famoso per la forza delle sue cosce da 73,66 cm che gli permisero di ottenere il record di massimo wattaggio al Wingate test. In seguito Eric è divenuto chirurgo ortopedico in medicina dello sport. Le prime slide erano lunghe circa 2 metri con larghezza di 80 cm, all'estremità avevano dei bumpers di fine corsa. Le slide moderne, dopo accurati studi e test inerenti dolore, nei praticanti fuori dal condizionamento specifico, riportano bumpers inclinati di 15° in modo da adattarsi alle necessità fisiologiche di articolazioni di ginocchio e caviglia durante l'appoggio e la successiva fase di spinta. Nei primi anni '80 il dottor Louis Keppler, anch'egli ex pattinatore, insieme al dottor John Bergfeld, chirurgo ortopedico e pioniere delle pratiche di riabilitazione, hanno riconosciuto i benefici dell'utilizzo dello slideboard nella riabilitazione dalle lesioni al legamento crociato anteriore e in presenza di problemi sulla femoro- rotulea. Nel frattempo, vista la validità del progetto e i risultati ottenuti, anche l'industria si fece avanti e Reebok, comprando il brevetto di Markland creò la Reebok Slide. Anche in Inghilterra qualcosa si muove e Julia Mason, nel 1993, da Greg Maurer in Philadelphia, ottiene la certificazione per la formazione nel Regno Unito. Lo slide board entra nei centri Fitness americani, ma non riscuote molto successo.

Le motivazioni probabilmente risiedono nelle dimensioni, nella difficoltà a creare progressioni in una classe di utilizzatori e nei tempi poco maturi per apprezzare appieno il potenziale di questo attrezzo.

Attualmente lo slide board appare in qualche libro e citazione, ma mai se ne vede applicazione nelle preparazione atletiche.

Il mio viaggio a Boston, a casa di Mike Boyle, è stato per metà condizionato dalla volontà di saperne di più su questo attrezzo che lui riporta nel suo libro e del quale mi aveva illustrato metodi e benefit nel moderno strength & conditioning nelle consuete mail inerenti l'allenamento che ci scambiavamo. Mike e i suoi collaboratori mi hanno spiegato che lo slide deve essere inserito in un programma di condizionamento dell'atleta in fasi specifiche, onde evitare eventuale affaticamento muscolo- tendineo e per continuare senza impedimenti ad implementare il conditioning.

Ma prima di affrontare queste fasi specifiche della programmazione spieghiamo qual è l'obiettivo dell'utilizzo dello slideboard.

La maggior parte degli sport necessita di movimento laterale: calcio, pattinaggio, basket, pallavolo, arti marziali, tennis, sci, rugby, football, solo per citarne qualcuno. E quindi lo slide si rivela ottimo per allenare in posizione biomeccanica sport- specifica la condizione di questi atleti.

Adduttori e abduttori, concentrica/eccentrica, stabilizzazione del core, flessori dell'anca, g.gluteo, insomma dal punto di vista muscolare, gli arti inferiori lavorano ottimamente, così come l'impegno del SN è notevolmente incrementato dall'organizzare, controllare e regolare l'impegno di catene cinematiche al "lavoro" su di un piano diverso. Adduttori e abduttori compiono funzione di flessione, estensione e stabilizzazione durante il movimento che avviene sul piano sagittale.

Lo slide permette a questi gruppi muscolari di lavorare sul piano frontale in regime eccentrico, con lo scopo di riequilibrare il lavoro sagittale, che viene effettuato per la maggior parte degli allenamenti e della skill specifica degli sport sopra riportati. Questa caratteristica dello slide lo rende l'unico mezzo capace di ottenere questo risultato, creando efficace stress eccentrico sui muscoli su descritti. E qui introduco una domanda provocatoria: in che fase della skill avviene solitamente l'infortunio? La maggior percentuale avviene sulla fase eccentrica della contrazione, nella fase di "decelerating". "Quanto velocemente puoi guidare una macchina senza freni"? Onestamente, quanti allenatori e preparatori si pongono questa domanda? Chi nella programmazione dello S&C prevede una fase iniziale di allenamento all'eccentrica come priorità? La moderna preparazione atletica patriottica si sforza di studiare e provare sistemi e metodi di incremento della forza e della potenza, ma senza valutarne la capacità di rallentarla. Un'inefficace capacità di controllo dell'eccentrica può portare ai cosiddetti "grooving pattern" stress, ovvero stress da schemi decelerativi sbagliati. Questo si traduce in un "intaccamento" del SN (chipping), che si finalizza in un'alterazione della soglia dei fusi neuromuscolari, oltre a un sicuro danno alle connessioni proteiche dell'architettura sarcomerica, riferito a livello della titina (responsabile dell'elasticità della fibra) . Infine, si aggiunge creeping tendineo, ovvero incapacità del tendine allungato di immagazzinare energia. Questi "danni" avvengono non solo durante la spasmodica ricerca di potenza, ma cominciano fin dal warm up, quando vediamo calciatori, boxeur o quant'altri che compiono il loro stretching balistico. Nel nostro centro fitness, Moving Studio, abbiamo strutturato uno specifico protocollo di lavoro sulle fasi eccentriche- decelerating, chiamato "braking system motor control" sia per gli atleti che per la clientela common- people (anche in questa categoria è prioritario eseguirlo prima di creare forza) . A partire dal warm up, fino ad arrivare a fasi specifiche dello Strength, abbiamo esercizi di riferimento in bi- monopodalico e bi- monolaterale per accentuare il controllo neuromuscolare di decelerating su gruppi artromuscolari e catene cinematiche.

Lo slide rientra appieno nei nostri programmi, ed essendo uno strumento dove vi è una fase di contatto che produce shock absorber da parte dei tessuti molli e delle strutture ossee degli arti inferiori, lo inseriamo nella fase off- season dopo un accurato lavoro sul BSMC (braking system motor control) ; per poi toglierlo dal programma in periodo in- season, evitando di accumulare lavoro che porterebbe a superare facilmente la soglia di tolleranza dei tessuti, con il rischio concreto di infortunio. In questa fase si opta per condizionamento alternativo. In bibliografia esistono molti studi pubblicati, eseguiti su atleti di svariati sport e praticanti fitness, dai quali si evince che vi sono miglioramenti sulla condizione cardiorespiratoria e sul rischio di incorrere in infortunio agli arti inferiori. In uno studio su soggetti post ricostruzione crociato anteriore, riabilitati con lo slide, si conclude che vi sono miglioramenti nella resistenza all'estensione del ginocchio.

In un ulteriore studio si valutano gli effetti della lesione al crociato anteriore sull'attivazione dei muscoli della gamba durante l'attivazione in catena cinetica chiusa sullo slide. Lo studio conclude che lo slide può portare a un ripristino dell'equilibrio bilaterale nell'attivazione muscolare. Altro studio compiuto su 20 donne riporta la validità dello slideboard come mezzo per il condizionamento aerobico.

Che aspettiamo in Italia a creare esperienze sportive concrete con questo attrezzo? Moving Studio si rende pioniere di questo metodo e ne divulga le conoscenze e leesperienze con il fine di aumentare le professionalità e i risultati di tutti i trainer.

Andrea Chellini
(Personal Trainer, Responsabile tecnico Moving Studio Firenze)



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