Diabete, linee guida: attività fisica “efficace come un farmaco”

29 gennaio 2016
Aggiornamenti e focus

Diabete, linee guida: attività fisica “efficace come un farmaco”



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Almeno 150 minuti a settimana di esercizi aerobici di intensità moderata- vigorosa, distribuiti su un minimo di 3 giorni e almeno 2 sedute di allenamento di resistenza, per il rafforzamento della muscolatura. È questo quanto prevedono concordemente, per i pazienti con diabete di tipo 2 (Dmt2) , le 11 principali linee guida sull'argomento analizzate in una revisione svolta da un team guidato da Romeu Mendes, della clinica Aces Douro I- Marao di Vila Real (Portogallo) . «L'esercizio è efficace come un farmaco, ma a patto che sia prescritto dal medico ed eseguito con regolarità» sottolineano gli autori. «Non è sufficiente che il medico raccomandi l'attività», precisano infatti, «ma dovrebbe esserci una prescrizione su tipo, modalità, durata, intensità e frequenza, adattati al paziente in base alle condizioni fisiche e agli obiettivi realistici che si possono porre». «Si tratta di una disamina delle raccomandazioni delle principali società scientifiche europee e nordamericane che danno indicazioni abbastanza concordanti su quella che è la quantità e la qualità fisica da consigliare ai pazienti con Dmt2» osserva Pierpaolo De Feo, docente di Endocrinologia all'Università di Perugia e direttore del Centro Universitario Ricerca interdipartimentale Attività motoria (Curiamo), il quale evidenzia come si tratti di concetti ben noti e utilizzati nel nostro Paese. «Anzi» precisa «noi in Italia siamo stati un po' pionieri nell'utilizzo dell'esercizioterapia associata al farmaco per il Dmt2». Se è vero che l'esercizio deve essere calibrato caso per caso, è anche vero che esiste un'attività minima che deve essere considerata per qualsiasi paziente, specifica De Feo, «e che va condotta almeno 30 minuti al giorno 5 volte alla settimana (ovvero 150 minuti cumulativi di attività) con 2 giorni di sospensione massima. Le attività consigliate sono sia quella aerobica (camminare a passo svelto rappresenta la modalità più semplice da attuare) sia, almeno due volte a settimana, anaerobica, con lavori per rafforzare la forza muscolare». Questi consigli per le persone con diabete di tipo 2 non sono dissimili da quelli proposti alla popolazione generale per prevenire le malattie croniche non trasmissibili, quali il diabete, patologie cardiovascolari o tumori, aggiunge lo specialista, «tenendo conto che questa quantità minima di esercizio fisico è già sufficiente per ridurre del 50% il rischio di queste patologie». Su un punto, però, De Feo sembra in qualche modo dissentire rispetto alla revisione di Mendes: ovvero sul termine "prescrizione". «Quest'ultima è un atto medico che, nel caso di un medicinale, prevede che il paziente si rechi in farmacia con la ricetta, acquisti il farmaco e abbia buone probabilità di assumerlo. Molto diverso è dire a una persona di fare dall'indomani 30 minuti al giorno di attività fisica 5 volte alla settimana. Sia nel caso di un paziente diabetico sia che si tratti di un soggetto sano, è molto difficile che questo semplice consiglio venga tradotto in pratica. Dunque impiegare l'esercizioterapia per la cura del diabete è un atto un po' più complesso. È infatti indispensabile che prima il paziente capisca l'importanza dell'esercizio per la sua patologia e il suo benessere. Solo quando se ne sarà convinto avrà da dedicare tempo (eventualmente sottratto ad altri impegni) all'attività fisica che, a differenza della dieta, può essere anche un onere per il paziente, richiedendo tempo aggiuntivo e costi». Quindi, il processo di educazione del paziente all'esercizio fisico è complesso, rimarca De Feo. «Infatti nel nostro Centro utilizziamo strategie che richiedono l'intervento di psicologi e pedagogisti per coinvolgere il paziente, facendogli sperimentare l'esercizio in palestra. Lavorando soprattutto sul gruppo in maniera ludica lo portiamo piano piano a entrare nell'idea che l'esercizio fisico non è un sacrificio ma è un divertimento. Quando scatta questa molla allora l'applicazione regolare diventa visibile, altrimenti è difficile che la raccomandazione si traduca in pratica. Ecco perché prescrivere non rende la difficoltà di far cambiare abitudini a persone che sono sedentarie da anni e proprio per questo sono diventate diabetiche». Va poi sottolineato che, in tutte le linee guida sulla gestione del Dmt2, all'atto della diagnosi, «il primo step consiste nelle modifiche dello stile di vita che includono due aspetti: il rispetto di una dieta equilibrata e sana e l'esercizio fisico regolare. Dunque l'esercizioterapia vale fin dall'inizio, ma poi vale sempre negli anni successivi, perché consente di ridurre l'uso di farmaci e ritardare il passaggio a trattamenti più pesanti da un punto di vista psicologico come l'insulina: quindi è importante che l'esercizioterapia sia sempre presente nel trattamento del diabete».

Fonte: Doctor33



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