Riabilitazione digitale: il prossimo futuro. Intervista a Maurizio Petrarca

19 marzo 2021
Interviste

Riabilitazione digitale: il prossimo futuro. Intervista a Maurizio Petrarca



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Tra le conseguenze della pandemia da Covid-19, c'è stata una accelerazione della digitalizzazione in medicina: dalle ricette dematerializzate ai video consulti, sono molte le specialità mediche che hanno inserito nella pratica nuove modalità di interazione.

Nel campo della riabilitazione un filone di ricerca molto attuale e già attivo da qualche anno è quello della riabilitazione digitale, che vede diverse applicazioni come la robotica, la realtà virtuale e la teleriabilitazione. Di questo argomento tratterà Maurizio Petrarca, Presidente GIS A.I.FI. Neuroscienze e Responsabile Laboratorio Analisi del Movimento e Robotica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, durante la Milano Digital Week 2021 "Riabilitazione Digitale nella Next Normality", sabato 20 marzo 2021.

Dica33 l'ha intervistato, per farsi spiegare quali sono le possibili applicazioni della tecnologia e del digitale nel campo della riabilitazione e della fisioterapia.

Cos’è la riabilitazione digitale?


Per riabilitazione digitale si intende un ampio terreno, che comprende la robotica, la realtà virtuale, la sensoristica indossabile, i big data e l'Intelligenza Artificiale, ovvero comprende tutte quelle tecnologie applicabili a forme di interazione con finalità terapeutica in presenza o in teleriabilitazione. La riabilitazione digitale permette quindi la selezione di un gran numero di dati, che provengono dall'uso dei pazienti delle varie tecnologie tutte utili per la raccolta di informazioni sul movimento, sulla sua qualità o di parametri fisiologici come il battito cardiaco, la sudorazione fino alla attività del muscolo e del cervello. La riabilitazione digitale si prefigge di rielaborare questi dati ed aprire una serie di nuove prospettive. Tra queste vi è anche quella di portare la riabilitazione sul territorio, all'interno della nicchia ecologica nella quale vive e interagisce il paziente. Riassumendo, la riabilitazione digitale può inserirsi nella prevenzione, nel training e nella valutazione del paziente con molteplici soluzioni e finalità. Le informazioni possono essere raccolte in database anonimi che attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, come il Deep Learning o il Transfer Learning, permettono di creare raccolte di risultati, che possano essere di supporto per il clinico per meglio orientare l'approccio al singolo paziente, per uno specifico scopo rieducativo e riabilitativo.

Cosa si intende per robotica riabilitativa?


La robotica riabilitativa comprende una serie di interventi che si pensa possano essere automatizzati attraverso delle macchine. Esistono delle apparecchiature che permettono di fare esercizi funzionali, seppur limitati a specifici aspetti della funzione, in modo automatico. Ad oggi si tratta di approcci che hanno a che fare con dei prodotti industriali, ma che per il loro limitato campo di applicazione sono più vicini a forme prototipali. Sono in corso delle ricerche per capire in che modo e in quali contesti si possono utilizzare queste macchine e quale sia la loro efficacia paragonandola a quelli che sono i metodi tradizionali di intervento riabilitativo. Sebbene a mio avviso il vantaggio maggiore oggi sembra rappresentato dalla possibilità di dosare la terapia tramite il robot. In tal modo la macchina permette di poter verificare effettivamente l'efficacia del trattamento e comprendere nuovi meccanismi di recupero. La speranza futura è quella di avere una riabilitazione pret-a-porter, con una automatizzazione su larga scala degli interventi da affiancare alla confezione su misura del percorso terapeutico.

Le possibilità offerte da queste tecnologie sono ampie, sono già disponibili?

La riabilitazione digitale per il momento rappresenta una promessa, perché per avere applicazioni effettivamente fruibili in ambito clinico riabilitativo è necessario avere riscontri su larga scala, e l'efficacia va misurata su un grande numero di pazienti. Siamo però in una fase di sperimentazione che un domani potranno portare verso prospettive che attualmente sembrano futuristiche, ma che si stanno avvicinando velocemente. Faccio qualche esempio: le possibilità offerte dalla intelligenza artificiale, sono tali che di fatto sarà paragonabile ad avere un nuovo tipo di interlocutore a fianco del clinico e del paziente, un consulente esperto che ha "incontrato" un elevato numero di pazienti. Un secondo campo è quello delle interfacce dirette con la mente. Esse permetteranno di interloquire direttamente con la mente del paziente, offrendo nuove possibilità nella riabilitazione di persone con deficit cerebrali.

L'approccio digitale è oggi possibile principalmente in alcuni Istituti che possono permettersi di sostenere i costi del digitale, prevalentemente Istituti di Ricerca. Per ora non è possibile una diffusione su larga scala di questo tipo di soluzioni, un limite riscontrato anche nella Didattica a Distanza che apre nuovi orizzonti sociali.

La pandemia Covid-19 come ha influito sulla ricerca in questo campo?

Quest'ultimo anno di pandemia ha accelerato la ricerca rispetto a tutte le soluzioni digitali, perché le soluzioni digitali promettono l'interazione a distanza. Nell'ambito della riabilitazione, questo è un aspetto delicato, perché molte delle interazioni terapeutiche sono veicolate proprio nella relazione tra terapista e paziente. La ricerca su questi aspetti è in rapida crescita nel cercare proprio di capire cosa la digitalizzazione aggiunge e cosa toglie all'approccio in presenza.

L'evento Milano Digital Week 2021 si inserisce in questo ambito e vuole essere una riflessione a tutto campo sugli aspetti della Riabilitazione Digitale, e vuole essere occasione per mettere a confronto gli attori principali di questo processo: dagli operatori sanitari, ai caregiver, alle realtà industriali, che sviluppano tecnologie e le mettono sul mercato. Un evento che ha un significato importante perché i diversi interlocutori hanno formazione, impostazione, e visioni diverse. Un incontro che ha anche una valenza etica in quanto la tecnologia dovrebbe contenere già dalle fasi della sua progettazione una condivisione su quali sono gli obiettivi per i quali è costruita, un passaggio attualmente spesso saltato, ma è proprio grazie a questo confronto che si possono sviluppare le migliori soluzioni per i pazienti recuperando anche in questo settore i giusti livelli di Agreement. Un terreno nel quale A.I.FI. come società scientifica sta offrendo il suo contributo e si sta strutturando per rafforzare la partecipazione in questa delicata e impegnativa sfida orientata al futuro.

Chiara Romeo



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