Qualità della vita, aumentano gli italiani in buona salute

26 novembre 2022
Aggiornamenti e focus

Qualità della vita, aumentano gli italiani in buona salute



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Gran parte della popolazione adulta italiana giudica positivo il proprio stato di salute, dichiarando di sentirsi bene o molto bene. Dal 2008 è aumentata in modo statisticamente significativo la quota di persone che si dichiarano in buona salute, ovunque nel Paese, con un aumento di quasi 5 punti percentuali nel biennio 2020-2021 rispetto al 2019.

Lo certificano gli ultimi dati del sistema PASSI dell'Iss che sottolineano come si sia passati dal 65,5% di giudizi positivi del 2008 al 75.9% del 2021. Il report è relativo al biennio 2020-2021 e non al quadriennio, come invece è stato fatto in passato perché la pandemia da Covid-19 ha inciso profondamente sulla salute degli italiani. In questo modo, spiega l'Iss, per ogni indicatore di ciascuna tematica c'è un'analisi relativa al periodo pre-pandemico, depurata da impatto pandemia (la più recente disponibile resterà riferita al quadriennio 2016-2019) e di una fotografia in piena pandemia, relativa al solo biennio 2020-21.

Secondo il report, i più soddisfatti della propria salute sono i giovani (il 91% dei 18-34enni riferisce di star bene; mentre questa quota scende a 63% fra i 50-69enni), gli uomini (79% vs 73% nelle donne), le persone con un livello socio-economico più elevato, per istruzione o condizioni economiche, i cittadini stranieri rispetto agli italiani e chi è libero da condizioni patologiche croniche fra quelle indagate da PASSI (82% vs 48% fra chi ha una diagnosi di patologia cronica). Una piccola percentuale (meno de 3%) riferisce di sentirsi male o molto male; la restante parte degli intervistati dichiara di sentirsi «discretamente». 

Il gradiente geografico è poco ampio e non significativo, ma al Nord le P.A. di Trento e Bolzano si distinguono per la più alta prevalenza di persone soddisfatte del proprio stato di salute e nel Meridione si distingue la Puglia con la più alta prevalenza di persone che si dichiara soddisfatta della propria salute. Il numero medio di giorni vissuti in cattiva salute, sia fisica che psicologica, definiti comunemente unhealthy days può considerarsi un indicatore "quantitativo" che dà conto della gravità dei problemi di salute, nella sua accezione più ampia, e dunque della qualità di vita dell'intervistato.

Nel biennio 2020-2021 ogni intervistato dichiara di aver vissuto in media poco più di 4 giorni in cattiva salute (unhealthy days) nel mese precedente l'intervista, 2 giorni in cattive condizioni di salute fisica per malattie e/o incidenti e 2,6 giorni vissuti in cattive condizioni di salute psicologica per problemi emotivi, ansia, depressione o stress. Poco più di un giorno al mese è stato vissuto con reali limitazioni nel normale svolgimento delle proprie attività, per motivi fisici e/o psicologici. 

Il profilo socio-demografico per questo aspetto della salute riflette ed è coerente con quanto emerge dai dati sulla salute percepita: dichiarano meno giorni vissuti in cattiva salute i più giovani (3 giorni fra i 18-34enni vs 5 fra i 50-69enni), gli uomini (3 vs 5 fra le donne), le persone socio-economicamente più abbienti, per risorse economiche o istruzione e le persone libere da cronicità (3,4 vs 7,2) e mediamente i residenti nel Meridione (3 vs 5 fra i residenti del Nord). Ovunque nel Paese si osserva un trend in miglioramento, ovvero di riduzione di giorni vissuti in cattiva salute fisica e/o psicologica.


Fonte: Doctor33




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