Certificato medico di malattia per il dipendente: tutte le regole

13 luglio 2015
Interviste

Certificato medico di malattia per il dipendente: tutte le regole



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Quando un lavoratore sta male e non è in grado di andare a lavorare, può capitare che debba assentarsi da casa - perché sta un po' meglio e deve fare una commissione, o magari perché deve andare proprio a fare una visita medica, in pronto soccorso o dal proprio medico di fiducia. La cronaca recente ha raccontato di un nuovo caso di una giovane donna trentina che - stremata dalla chemioterapia - non ha avuto la forza di aprire la porta al medico fiscale, risultando assente ingiustificata. Dica33 ne ha parlato con Alfredo Petrone, medico fiscale a Napoli e Segretario nazionale del settore Inps della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg Inps).

Dottor Petrone, capita spesso di sospettare un abuso del certificato di malattia?
«Direi di no. Nella mia esperienza ho a che fare di norma con persone malate, o comunque non in condizioni di lavorare, per cui non parto mai dal presupposto di avere a che fare con comportamenti scorretti. Ogni tanto sui giornali si legge di abusi, ma direi che si tratta di situazioni davvero limitate. Tuttavia se il medico fiscale non trova il lavoratore a casa nell'orario prescritto, la procedura scatta in automatico, proprio per prevenire qualsiasi abuso e tutelare tutti».

Partiamo dall'inizio. Quando un lavoratore non sta bene che cosa deve fare?
«Ogni lavoratore che a causa dell'insorgenza di uno stato di malattia non può svolgere la sua mansione lavorativa è tenuto ad informare il suo medico di fiducia che provvederà, dopo aver visitato il paziente, all'emissione, secondo le norme vigenti, del certificato di malattia.
Il certificato di malattia può anche essere inviato il giorno dopo. Nei casi in cui l'insorgenza dell'evento acuto avvenga in un giorno festivo e prefestivo, ci si può rivolgere alle unità di continuità assistenziale (ex guardia medica)».

Quindi l'invio del certificato compete al medico...
«Sì. Secondo i casi il medico può chiedere di recarsi in ambulatorio da lui o concordare una visita domiciliare, sapendo di avere tempo fino all'indomani per effettuare la visita medica, senza la quale non può stilare il certificato. Questo viene poi da lui inviato per via telematica all'Inps, in forma completa, e quindi al datore di lavoro in forma sintetica, senza l'indicazione della diagnosi».

Quali sono gli orari in cui occorre farsi trovare in casa per l'eventualità di una visita del medico fiscale?
«Gli orari sono diversi se il lavoratore è assunto da un'azienda pubblica o privata. Per i lavoratori del settore privato l'orario è limitato alle due ore tra le 10 e le 12 alla mattina e tra le 17 e le 19 al pomeriggio. Per quelli del settore pubblico sono quattro ore al mattino - dalle 9 alle 13 - e tre al pomeriggio, dalle 15 alle 18».

Che cosa succede se per qualche motivo il lavoratore è assente, o non è in grado di aprire la porta?
«In caso di mancata risposta il medico fiscale lascia un avviso che invita il lavoratore a recarsi l'indomani per sostenere la visita medica presso il centro medico fiscale dell'Inps.
Situazioni particolari come quelle della signora indebolita dalla chemioterapia possono e devono essere sempre risolte attivando la necessaria e auspicata sinergia tra i professionisti sanitari che operano a tutela della salute del lavoratore in malattia: il Medico di medicina generale, il medico operante presso i centri medici legali Inps ed il medico di controllo Inps.

A tal fine il medico di fiducia o anche un familiare del lavoratore in malattia può sempre contattare il centro medico legale per far annotare situazioni particolari, anche se solo logistiche (come un citofono che non funziona), che potrebbero causare un ingiusto danno al paziente, cosi come vanno segnalate all'Inps dal medico curante, anche tramite lo stesso certificato telematico, la sussistenza di stati patologici gravi, un esempio per tutti i pazienti oncologici in chemioterapia».

Che cosa succede invece se la valutazione del medico fiscale non concorda con quella del medico che ha fatto il primo certificato di malattia?
«Noi visitiamo sempre il malato in due momenti diversi, per cui è normale che la previsione prognostica del medico possa essere rivista dopo qualche giorno. Fra l'altro noi dobbiamo effettuare anche una valutazione medico-legale in funzione della mansione svolta, per cui un mal di schiena può avere un'importanza diversa per chi deve sollevare dei pesi, come pure un abbassamento della voce per chi lavora in un call center. Quindi di norma non si tratta di disaccordo, ma di valutazioni fatte in momenti diversi e con un occhio diverso».

Fabio Turone



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