Doni di vita

18 dicembre 2009
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Doni di vita



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Le difficoltà emotive, oggettive, che accompagnano la donazione d'organo non sembrano aver scoraggiato quella parte dei cittadini italiani che, in questo ultimo anno, ha dato il consenso all'espianto di organi in seguito alla morte di un congiunto, incrementando così il numero di organi disponibili. In Italia, infatti, la negazione alla donazione ha avuto una flessione del 10%, secondo i dati riportati dal Centro nazionale trapianti (Cnt), presentati in occasione della riunione tecnico-scientifica organizzata dal Nord Italia transplant (Nitp).

Nel 2009 il numero dei trapianti è cresciuto del 7%, così come i donatori che, secondo i dati preliminari, sono il 6% in più, e i rifiuti sono passati da 33 ogni 100 donatori a 30. Percentuali che si traducono in 65 donatori in più, con una media di tre organi utilizzati per donatore, grazie ai quali sono stati eseguiti 200 trapianti in più. Anche se a fronte di una lista d'attesa stabile a quota 9 mila persone. "Il sistema di gestione dei trapianti - sostiene Alessandro Nanni Costa, direttore del Cnt - deve sempre fare i conti con uno scarto molto alto fra il numero di pazienti in attesa e il numero di interventi che riusciamo a eseguire ogni anno. Un problema comune a tutta l'Europa". "Siamo secondi con 30 opposizioni ogni 100 donatori - spiega ancora Nanni costa - meglio di noi fa solo la Spagna che però ci distacca di diverse lunghezze con i suoi 15 "no" ogni 100 donatori". Quanto al numero di trapianti eseguiti ogni anno, l'Italia vanta performance migliori di Francia e Regno Unito ed è terza, sempre con la Spagna davanti. "La rete trapianti è all'avanguardia - assicura Nanni Costa - tanto che non dovremo fare grossi sforzi per recepire la direttiva dell'Unione Europea in arrivo, sul tema sicurezza dei trapianti". Lo dimostrano anche i dati sulla sopravvivenza dei pazienti, che oggi supera il 90% a un anno dal trapianto e l'87% a 5 anni.

Le percentuali di incremento non sono omogenee in tutte le regioni italiane, organizzate in tre centri interregionali (Nord Italia transplant, Associazione InterRegionale Trapianti, Organizzazione Centro Sud Trapianti), ma in tutte si è registrato un aumento delle donazioni ma anche delle liste di attesa che crescono di qualche decina di unità. Quest'ultimo dato, secondo gli esperti, è legato sia all'allargamento della richiesta di trapianti e dei criteri di trapiantabilità, sia al fatto che le liste sono aperte e accolgono anche pazienti provenienti da altre regioni, a conferma del buon funzionamento del lavoro fatto in rete. Un ulteriore miglioramento è possibile, lo dimostrano i dati della Lombardia che negli ultimi anni è riuscita a raggiungere la media nazionale. Merito, come sostiene Sergio Vesconi, coordinatore regionale per la Lombardia, di un approccio che coinvolge le aziende ospedaliere in cui è possibile identificare i pazienti con evoluzione negativa evitando di perdere possibili donatori. "Uno dei punti su cui il Cnt sta lavorando molto - sostiene Nanni Costa - è la qualità del colloquio fra gli operatori sanitari e i familiari del potenziale donatore. Un momento che determina l'esito della decisione sull'espianto". L'età media dei donatori è di circa 50 anni e la decisione in genere la prende il coniuge o il figlio, figure che vanno contattate e informate con umanità e chiarezza, in anticipo e non in un momento tragico e di fragilità emotiva che più spesso porta al rifiuto.

Simona Zazzetta

Conferenza stampa Nord Italia transplant (Nitp)



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