Stress e depressione aprono la strada al papilloma

09 maggio 2016
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Stress e depressione aprono la strada al papilloma



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È il principale responsabile del tumore della cervice uterina, ma lo si ritrova spesso anche in altri tipi di tumori come quello anale o alcuni del cavo orale ed è anche responsabile di lesioni benigne chiamate condilomi. È il papillomavirus umano, noto anche con la sigla Hpv, che è facile incontrare per le persone che hanno una vita sessuale attiva dal momento che si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali o il contatto con cute e mucose. Ma dal virus è oggi possibile difendersi in modo efficace.

È un dato di fatto: la maggior parte delle persone con una vita sessuale attiva incontra prima o poi il papillomavirus. Secondo i dati di Epicentro, il portale di epidemiologia dell'Istituto Superiore di sanità, fino all'80 per cento delle donne sessualmente attive contrae l'infezione e il picco di prevalenza si raggiunge nelle più giovani (fino a 25 anni di età). La buona notizia è che non tutte le infezioni sono destinate a dare origine a un tumore nel corso degli anni. Anzi, la maggior parte di esse (60-90 per cento), incluse quelle che potenzialmente potrebbero favorire lo sviluppo di un tumore, viene eliminata direttamente dall'organismo nel giro di uno o due anni. Tutto merito del sistema immunitario, che riconosce il virus come estraneo e mette in atto strategie per combatterlo ed eliminarlo.
Ecco perché le donne più stressate o depresse hanno un rischio maggiore che l'infezione da Hpv rimanga nell'organismo come emerge da uno studio condotto su 333 donne e recentemente presentato al meeting annuale delle Pediatric Academic Societies. «Lo stress e la depressione possono alterare la risposta immunitaria rendendola meno efficace» spiega Anna-Barbara Moscicki, dell'Università della California a Los Angeles, autrice della ricerca, ricordando che anche il fumo di sigaretta e l'alcol possono ridurre la capacità di combattere il virus.

Bisogna precisare che non è corretto parlare di Hpv al singolare. Ad oggi sono stati infatti identificati oltre 100 tipi diversi di papillomavirus e non tutti sono ugualmente pericolosi per la salute e meno della metà (una quarantina) sono risultati associati a malattie benigne o maligne del tratto ano-genitale. I ceppi Hpv più pericolosi dal punto di vista oncologico sono senza dubbio il 16 e il 18 responsabili di oltre il 7 casi di tumore della cervice uterina su 10, che uniti ai ceppi 45, 31, 33, 52, 58 e 35 causano quasi il 90 per cento di questi tumori femminili. Di fronte a tali dati, gli esperti non sono certo rimasti a guardare: sono oggi disponibili vaccini capaci di tenere alla larga l'infezione e di ridurre in questo modo il rischio che il virus riesca a dare origine a un tumore.

In Italia, la vaccinazione è offerta gratuitamente alle ragazzine nel 12simo anno di età e utilizza vaccini che proteggono da Hpv 16 e 18, i due principali virus oncogeni (capaci cioè di generare un tumore), oltre che - nel caso di uno dei due vaccini in uso - da Hpv 6 e 11 che causano condilomi. È in fase di valutazione l'utilizzo di un altro vaccino, approvato dalle autorità europee nel 2015, in grado di proteggere da ben 9 diversi tipi di Hpv. Il Pap test e il test per la ricerca del Dna di Hpv restano comunque importanti strumenti di diagnosi precoce del tumore della cervice uterina e non sono da sottovalutare nemmeno da chi si è vaccinato.

Vaccinarsi contro l'Hpv è un modo per proteggersi da un'infezione potenzialmente pericolosa, ma è importante ricordare che il vaccino contro l'Hpv non ha alcun effetto sul rischio di contrarre molte altre malattie a trasmissione sessuale. Hiv, Herpes virus, Clamidia e molti altri microrganismi si trasmettono attraverso i rapporti sessuali e sono responsabili di infezioni che a volte si limitano ad essere fastidiose, ma che in altri casi possono risultare dolorose e molto pericolose per la salute. Ecco perché, anche per chi è vaccinato contro il papillomavirus, risulta fondamentale utilizzare le giuste protezioni durante i rapporti sessuali: il preservativo è una barriera importante anche se non infallibile contro molte infezioni, ma una chiacchierata con il medico di base o il ginecologo è il modo migliore per chiarire ogni dubbio a riguardo.



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