Irritanti col turbo

28 marzo 2008
Aggiornamenti e focus

Irritanti col turbo



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L'epidemiologia delle malattie allergiche può offrire sorprese e conferme. A quest'ultimo gruppo appartiene uno dei dati offerti dallo statunitense Cincinnati Childhood Allergy and Air Pollution Study, che indaga i rapporti tra le allergie infantili e l'inquinamento da traffico veicolare. Presentati al congresso annuale dell'Academy of Allergy, Asthma & Immunology hanno mostrato che anche gli scarichi dei motori non sono tutti uguali. La ricerca si è svolta identificando 792 neonati che vivevano in case poste nel raggio di 400 metri dall'equivalente statunitense di un'autostrada e raccogliendo campioni di polvere dalle dimore e dagli altri luoghi in cui i bambini trascorrevano una parte significativa della giornata alla ricerca di allergeni noti e di endotossine. Queste ultime sono costituenti della membrana dei batteri che già negli anni 1960 è stato dimostrato essere presenti anche nella polvere domestica. Inizialmente si era ritenuto che l'esposizione a endotossina nella primissima infanzia avesse un effetto protettivo dalle allergie, contribuendo alla maturazione del sistema immunitario.

Valutazioni ripetute nel tempo


Negli ultimi anni, però, diverse ricerche hanno mostrato che alti livelli di endotossina nell'aria, e soprattutto l'esposizione prolungata, sortiscono l'effetto contrario: aumentano, cioè, la possibilità di sviluppare allergie. Infine, hanno misurato la qualità dell'aria con particolare attenzione al particolato emesso dai motori diesel. Il gasolio utilizzato da questi ultimi, infatti, è un carburante più economico che però deve il minor costo anche ai più rapidi procedimenti di raffinazione, ragion per cui i residui della combustione presentano una frazione solida ben più abbondante della benzina. Dopo questo primo intervento, i ricercatori hanno seguito 624 bambini fino all'età di tre anni, compiendo una valutazione clinica ed esami di laboratorio a 6, 12, 24 e 36 mesi di età per valutare la presenza di sintomi obiettivi (sibili e ronchi) e nel contempo la presenza dei marcatori delle allergie, in primo luogo le immunoglobuline E (IgE) la cui presenza nel sangue è un dato costante in chi soffre di allergia.

Meglio non cominciare da piccoli


Il risultato è che i bambini esposti in tenerissima età al particolato emesso dai diesel mostrano un rischio molto più elevato (più del doppio) di sviluppare sintomatologia asmatica persistente su base allergica, mentre non vi è una correlazione tra l'esposizione al particolato e i sintomi respiratori non causati da allergia. Se poi si associava l'esposizione ad alte concentrazioni di endotossina, il rischio relativo del disturbo su base allergica si moltiplicava per 3,4 volte. L'associazione di endotossina e particolato, comunque, aumentava notevolmente anche il rischio di sintomi respiratori non di origine allergica. Secondo gli autori della ricerca, a fare la differenza è il momento in cui avviene l'esposizione, che esercita i suoi effetti nocivi se avviene entro il primo anno di età. Non è la prima volta che si sottolineano gli effetti dell'inquinamento da traffico sulla patologia allergica. Per esempio, studi italiani hanno mostrato come un altro elemento prodotto dai motori a combustione, l'ozono, possa aumentare l'espressione delle molecole di adesione (l'ICAM1, per esempio) soprattutto in coincidenza con il caldo. Le implicazioni di questa ricerca sono relativamente semplici: difficile pensare di spostare le autostrade, anche se magari l'adozione generalizzata dei filtri anti-particolato per i veicoli diesel sarebbe, oltre che utile, doveroso. Tra l'altro è notizia di questi giorni che non è necessario cambiare auto, ma che esiste un kit che consente di abbassare le emissioni. Il costo non è modico, circa un migliaio di euro, ma è comunque meglio che acquistare una vettura nuova. L'altra misura facilmente attuabile è cercare di ridurre al minimo la polvere domestica, soprattutto quando in casa c'è un neonato.

Maurizio Imperiali



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