Allergici da piangere

19 maggio 2004
Aggiornamenti e focus

Allergici da piangere



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Certamente gli starnuti sono più vistosi, soprattutto nelle situazioni sociali, ma tra gli effetti più invasivi delle allergie vi è senz'altro la congiuntivite, o comunque le irritazioni dell'occhio. Sono un fenomeno piuttosto diffuso, e non più tanto legato alla stagionalità, visto che si vanno diffondendo i casi in cui sono in gioco allergeni perenni (e quasi onnipresenti) come il pelo di gatto e di altri animali.
La congiuntivite allergica, soprattutto quando si manifesta in modo molto vistoso, non va sottovalutata anche perché, a lungo termine, può determinare un danno della superficie oculare, come è stato sottolineato all'edizione 2004 del congresso dell'Association for Research in Vision and Ophthalmology statunitense. Il meccanismo è stato ben delineato: tra gli effetti della reazione allergica vi è la migrazione di alcune cellule, gli eosinofili, verso l'epitelio dell'occhio, qui si legano alle cellule e iniziano la produzione di sostanze infiammatorie, le citochine, che in ultimo passaggio portano all'alterazione della superficie corneale. Tra gli effetti meno gravi di queste modificazioni c'è, per esempio, l'impossibilità di indossare lenti a contatto rigide o semirigide (gas-permeabili) ma sono note anche forme gravi (cherato-congiuntivite allergica invernale) che possono anche dar luogo a infiammazione cronica (cheratite) ed essere potenzialmente pericolose per la vista a causa della formazione di cataratta e cheratocono (una deformazione della cornea che rende sfuocata la visione delle fonti luminose).

L'ingegneria genetica viene in soccorso


Per queste forme gravi è stata provata con successo una terapia già impiegata per trattare l'asma nei pazienti che dipendono costantemente dall'impiego degli steroidi. Si tratta di un anticorpo monoclonale, ottenuto umanizzando con le tecniche dell'ingegneria genetica un frammento di un anticorpo animale. Battezzato omalizumab, questo anticorpo monoclonale è in grado di ridurre i livelli delle IgE (immunoglobuline E) e di stoppare anche altri meccanismi della risposta infiammatoria. Testato in un piccolo gruppo di pazienti affetti da cheratogongiuntivite invernale, dopo tre mesi di iniezioni sottocutanee ha dimostrato di poter ridurre significativamente i sintomi oculari dell'allergia e anche il ricorso agli steroidi orali, farmaci inevitabili nei casi di questa gravità ma non privi di effetti collaterali. Sempre nell'impedire le reazioni allergiche a livello oculare, si sono mostrati efficaci anche farmaci più convenzionali. E' il caso di un nuovo antistaminico, olopatadina, che, in vitro, ha dimostrato di impedire l'adesione degli eosinofili alle cellule epiteliali dell'occhio, anche quando alle cellule in coltura sono state aggiunte lacrime contenenti l'allergene. Non è stato questo, però, l'unico farmaco che, sotto forma di collirio, riesce a ridurre significativamente gli effetti della congiuntivite allergica: studi favorevoli sono stati presentati anche per l'epinastina, altro farmaco di recente introduzione.
Al di là del fatto che si aggiungano nuovi ritrovati, è interessante notare come il trattamento vada indirizzandosi verso le preparazioni per uso locale. E' senz'altro un fatto positivo, dal momento che in questo modo si evitano gli effetti sistemici degli antistaminici, come la sonnolenza, peraltro già ridotti nelle molecole delle ultime generazioni.

Maurizio Imperiali



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