Dormire per guarire

20 giugno 2008
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Dormire per guarire



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Detta anche "narcosi", l'anestesia generale nasce con lo scopo di abolire la sensibilità al dolore e la coscienza durante un intervento chirurgico. Essa si rende necessaria ogni qual volta non sia possibile sottoporre il paziente a un'anestesia locale. In particolare, la narcosi è quel complesso quadro indotto da particolari sostanze (dette "anestetici generali") in cui appaiono temporaneamente sospese tutte le funzioni inerenti la vita di relazione, senza che siano interrotte le funzioni fondamentali della vita vegetativa. In pratica, gli scopi principali dell'anestesia generale sono: l'ipnosi (soppressione della coscienza), l'effetto analgesico (abolizione del dolore), la miorisoluzione (rilassamento/paralisi muscolare) e l'amnesia (eliminazione del ricordo di quanto accaduto durante l'intervento).

Endovenosa o per inalazione


Le vie che si possono seguire per la somministrazione di narcotici sono principalmente due: quella polmonare e quella endovenosa. Si parlerà, quindi, nel primo caso di "narcosi per inalazione" e nel secondo di "narcosi endovenosa".

Nel primo caso l'assorbimento dei gas e dei vapori anestetici avviene attraverso la superficie alveolare dei polmoni. Al paziente, quindi, viene applicata una maschera e gli viene chiesto di respirare tranquillamente. Una volta persa la coscienza, la mandibola del paziente cede e si rilascia, mentre la lingua può creare un ostacolo al respiro. In questo caso, la mandibola deve essere sollevata in alto, spostando così anche la lingua e viene introdotta una cannula oro-faringea. Le eventuali secrezioni delle mucose e della cavità oro-faringea vengono asportate per mezzo di un aspiratore. I vantaggi di una intubazione tracheale sono rappresentati soprattutto da un più facile controllo della respirazione, una più agevole rimozione delle secrezioni tracheo-bronchiali e dalla possibilità di fare assumere al paziente qualsiasi posizione senza compromettere la ventilazione.

Nel caso di un'anestesia generale per via endovenosa, invece, i farmaci anestetici vengono somministrati mediante infusione continua, per mezzo di una pompa-siringa che regola la quantità di farmaco necessaria al paziente. Si tratta di una pratica molto rapida e piuttosto agevole, tanto che è il tipo di anestesia generale attualmente più utilizzato (a meno che non si tratti di anestesie in pazienti molto piccoli).

Le 3 fasi


L'anestesia generale prevede 3 fasi principali: la fase pre-operatoria (preanestesia) , la fase operatoria e la fase post-operatoria.

- Fase pre-operatoria: è caratterizzata innanzitutto da una visita del paziente da parte dell'anestesista. Mediante un colloquio, lo specialista viene a conoscenza della storia clinica del paziente, così da poter scegliere la tecnica di narcosi più adatta e, eventualmente, valutare terapie da mettere in atto prima dell'intervento così da ridurre al minimo il rischio di complicanze. Per esempio, in questa fase l'anestesista determina l'ampiezza dell'apertura della bocca del paziente al fine di prevenire una possibile intubazione difficile, dovuta a limitazioni o anomalie a livello della bocca del malato. Inoltre, l'anestesista controllerà alcuni esami di laboratorio, come l'elettrocardiogramma, gli esami del sangue e delle urine, la radiografia del torace ed eventuali altri test necessari a ridurre il rischio di complicazioni. Infine, circa 45 minuti prima dell'atto chirurgico, al paziente viene somministrata una pre-anestesia, ovvero farmaci in grado di diminuire l'ansia, l'agitazione e permettere, quindi, una narcosi più facile e sicura. Questa premedicazione rende il soggetto sedato e sonnolento, evita il vomito post-operatorio, favorisce l'induzione dell'anestesia, deprime la secrezione salivare e bronchiale, quindi consente di ridurre il dosaggio degli anestetici e ne sopprime almeno in parte gli effetti collaterali. Tra i farmaci più utilizzati in preanestesia si ricordano: gli anticolinergici (atropina e scopolamina), gli analgesici (morfina e meperidina) e i neurolettici (antistaminici, aloperidolo e deidrobenzperidolo).

- Fase operatoria: dopo la preparazione di tutti gli strumenti di monitoraggio, l'anestesista procede alla somministrazione degli anestetici veri e propri. Una volta che il paziente si è addormentato, vengono somministrati prima dei miorilassanti e poi degli analgesici oppioidi; dopodichè si procede all'intubazione tracheale. Si tratta di una manovra importante, da svolgere con la massima attenzione, la quale garantisce l'apertura delle vie aeree e la respirazione artificiale, proteggendo allo stesso tempo i polmoni dall'eventuale immissione di succhi gastrici o di sangue. Una volta raggiunto un perfetto rilassamento dei muscoli tracheali e delle corde vocali il chirurgo può iniziare a operare il paziente. Nel frattempo l'anestesista ha il compito di "mantenere la narcosi", con la continua somministrazione di farmaci ipnotici per via endovenosa o inalatoria. Una volta terminato l'intervento, si interrompe la somministrazione di anestetici, si ossigena il paziente per qualche minuto e (solo se necessario) viene somministrato un antagonista dei miorilassanti, al fine di sollecitare la ripresa del tono muscolare. Infine, viene rimosso il tubo dalla trachea.

- Fase post-operatoria: finché non si sveglia completamente, il paziente è sottoposto a un continuo controllo. Una volta riportato a letto, è possibile che il paziente avverta uno stato confusionale prima della completa normalizzazione e, da sveglio, inizierà a sentire dolore nella zona sottoposta a intervento, fastidio alla gola e talvolta anche nausea e vomito.

Annapaola Medina



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