Bisturi... pinza... playstation

02 marzo 2007
Aggiornamenti e focus

Bisturi... pinza... playstation



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Il motto della formazione dei chirurghi, almeno in ambito anglosassone, è stato, per lungo tempo: "ne vedi uno, ne fai uno, ne insegni uno", ovviamente un intervento. Le cose sono cambiate notevolmente nel corso degli ultimi decenni, e questo schema non più così vero, soprattutto a causa dell'arrivo della chirurgia laparoscopica, cioè effettuata non con la visione e l'accesso diretto al campo operatorio aperto, ma basandosi sulle immagini fornite dall'endoscopio e agendo attraverso i manipolatori. Una modalità di intervento che ormai si applica un po' a tutto: dalla rimozione dei menischi alla colecistectomia.Organizzare l'attenzione spaziale, e coordinare i gesti in questa situazione non è altrettanto naturale che quando si tocca con mano. Anche se neppure questo è così naturale, ma il frutto dell'apprendimento della primissima infanzia. Comunque, la chirurgia endoscopica richiede all'operatore di affinare la sua capacità di attenzione visiva, aumentando la rapidità di elaborazione dell'informazione e del numero di oggetti che può cogliere a vista, e anche la capacità di migliorare la capacità di collocare nello spazio quanto vede. Guarda caso, le stesse capacità che alcuni studi dimostrano essere migliorate dall'uso dei videogiochi.

Top gun da sala operatoria


Già da tempo era stato suggerito che i giocatori abili potessero trasferire queste abilità anche in altri compiti simili. Sarebbe una bella notizia per paesi come gli Stati Uniti, dove già nel 2004 il 94% degli adolescenti usava videogames, in media, per 9 ore a settimana. Oltretutto, chi giocava da adolescente tende a rimanere giocatore tutta la vita. Visto che in molte attività, come quella di pilota, l'addestramento si attua attraverso simulatori e sistemi di realtà virtuale, un gruppo di ricercatori si è chiesto se la passione per i viedeogiochi non potesse essere di aiuto al chirurgo endoscopista. Per scoprirlo hanno esaminato una trentina di chirurghi che partecipavano a un programma di formazione per la chirurgia endoscopica (Rosser Top Gun Laparoscopic Skills and Suturing Program, un nome che dice tutto), sottoponendoli a un questionario sulle loro abitudini di gioco e facendoli altresì cimentare con tre giochi che richiedono abilità analoghe a quelle richieste dal programma di formazione. In questo modo, al di là delle risposte, si poteva valutare chi sapeva giocare e chi no. Dopodiché i risultati chirurgici sono stati valutati in funzione delle esperienze di gioco e dell'abilità dimostrata.

Un vantaggio molto netto


Risultati piuttosto netti: chi in precedenza aveva giocato più di tre ore la settimana, mostrava nel programma chirurgico un 37% di errori in meno e completava gli esercizi in un tempo inferiore del 27%. Il punteggio complessivo nel programma Top Gun, che tiene conto di errori e rapidità, nei giocatori in genere era superiore del 33%, vantaggio che saliva al 42% se la persona ava giocato in media più di tre ore la settimana. Tra coloro che continuavano a giocare anche al tempo dello studio, il vantaggio rispetto ai non giocatori era, nel punteggio complessivo, pari al 26%, ma si tenga presente che il paragone non è con chi non ha mai giocato, ma anche con chi giocava e ha smesso. Infine, guardando all'abilità effettivamente dimostrata, i medici che avevano ottenuto risultati da primo terzo della classifica facevano il 47% di errori in meno, avevano una velocità di esecuzione superiore del 39% e quindi un punteggio complessivo migliore del 41%.
La conclusione è inevitabile: secondo gli autori essere un appassionato di videogiochi, e cavarsela bene, è un fattore che predice capacità superiori nella chirurgia endoscopica. Certo si deve trattare di giochi in cui si hanno e ricostruzioni virtuali, in cui, per fare un esempio, è importante riuscire a compensare la visione bidimensionale per calcolare le distanze nelle tre dimensioni, cioè a cogliere la profondità, e usare le mani di conseguenza. Se tutto quello che si riesce a fare, come nel caso di chi scrive, è giocare a PacMan... Game over!

Maurizio Imperiali



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