Il pericolo è reversibile

14 novembre 2007
Aggiornamenti e focus

Il pericolo è reversibile



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Le controversie sulla pillola contraccettiva, sui rischi della sua assunzione e sugli effettivi benefici durano da anni e, probabilmente, altri anni dovranno passare perché si arrivi a qualche certezza. Una delle poche riguarda il fatto che l'utilizzo di contraccettivi orali determini un aumentato rischio di tumori alla cervice uterina. Un fatto assodato, al punto che l'International Agency for Research on Cancer cataloga la pillola come una delle cause del tumore cervicale. Un altro fatto assodato è che l'incidenza del tumore alla cervice uterina aumenta con l'età e quindi resta da capire quale sia il rischio effettivo di incorrere nel tumore quando ormai le donne sono "past users" della pillola. Ossia l'hanno smessa da tempo. A questo aspetto si è dedicato uno studio pubblicato su Lancet e curato dal Collaborative Group on Epidemiological Studies of Cervical Cancer che ha preso in considerazione 24 studi mondiali per definire l'associazione tra carcinoma della cervice e modalità di assunzione della pillola. Il farmaco ne esce parzialmente assolto.

Che cosa dice lo studio


Il team di ricerca ha preso in esame i dati di 16573 pazienti affette da tumore della cervice e oltre 35000 senza la malattia. Il rischio relativo di tumore è stato valutato in modo statistico e stratificato in base all'età, al tipo di studio, al numero di partner sessuali, all'età del primo rapporto. Tutti i potenziali fattori confondenti. Ebbene lo studio ha concluso come, in effetti esista un rapporto tra un prolungato consumo di contraccettivi orali e il rischio di malattia. Ma, e qui sta la conclusione più importante, a dieci anni dall'interruzione della contraccezione, il rischio diventa più o meno equivalente a quello di una donna che non ha mai fatto ricorso alla contraccezione ormonale. La differenza, infatti, è solo marginale e tranquillamente affrontabile attraverso un adeguato screening. Più precisamente i ricercatori hanno riscontrato come cinque anni di pillola corrispondano a un rischio raddoppiato, ma dieci anni di discontinuità annullino il gap. Un bel sollievo per i milioni di donne che fanno o hanno fatto uso della pillola.

I dubbi persistono


L'incidenza cumulativa, cioè il numero di casi che si verifica nel periodo considerato, sale da 3,8 ogni mille donne per chi non ha mai assunto i contraccettivi a 4 su 1000 per chi li ha assunti per cinque anni, fino a 4,5 cinque su 1000 per chi li ha assunti per un decennio. E l'auspicio è che i numeri migliorino ulteriormente con il vaccino anti papilloma virus di recente introduzione. Nel caso specifico, perciò, il beneficio nel consumo del farmaco è superiore ai rischi, visto che riduce, con certezza, il rischio di tumore ovarico e uterino. E comunque, come sottolinea l'editoriale che accompagna lo studio, rimane fondamentale un adeguato screening. Mentre la paura del tumore della cervice non deve dissuadere dall'uso della pillola. Il pericolo, infatti, è reversibile. Ma, quindi, la pillola fa bene o male? Neanche questo studio serve a dare una risposta definitiva all'annosa domanda. Al momento, come sottolinea alla BBC Jane Green, oncologa dell'Università di Oxford, "è difficile avere statistiche valide perché troppo diverse tra loro sono le pillole anticoncezionali che si trovano in circolazione e ancor più sono diversi i periodi di assunzione delle donne e questo non dà certo modo di ottenere risultati omogenei". Fino alla prossima ricerca.

Marco Malagutti



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