Allo sportello di Veronesi

06 novembre 2003
Aggiornamenti e focus

Allo sportello di Veronesi



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La fondazione Umberto Veronesi evidentemente crede nel significato dell'informazione scientifica rivolta al pubblico e crede anche nelle potenzialità della rete. Infatti l'ente promosso dal grande oncologo milanese, cui si deve in sostanza la messa a punto del moderno trattamento chirurgico del carcinoma mammario, ha aperto sul sito del Corriere della Sera uno "Sportello Cancro" per rivolgersi direttamente ai pazienti.

Al forum con l'oncologo


Il servizio prevede alcuni forum di discussione cui prendono parte lo stesso Veronesi e altri oncologi di fama come Natale Cascinelli (attuale direttore scientifico dell'Istituto dei Tumori di Milano), Michele Gallucci (primario di Urologia all'Istituto Regina Elena di Roma) e Stefano Zurrida condirettore della Divisione di Senologia dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano). I temi trattati sono dunque quattro: le prospettive della ricerca, il trattamento del carcinoma mammario, di quello della prostata e di un tumore cutaneo molto diffuso come il melanoma.
Ma l'elemento di novità non è poi questo, anche se avere informazioni direttamente da chi fa assistenza e ricerca non è poi così frequente. La novità sta nel database delle strutture di ricovero e cura in cui trovare le prestazioni più adeguate per le diverse forme tumorali. In pratica, un database dei reparti di oncologia italiani citati per quelle che sono le loro reali "specialità".

Un approccio giù usato all'estero


Si tratta di un'iniziativa che richiede coraggio, in Italia. Infatti se negli Stati Uniti è normale giudicare gli ospedali in base alle loro casistiche (numero di ricoveri o interventi, percentuali di successo eccetera), in Italia molti medici avvertono questo tipo di valutazione come discriminatoria. Però questo è l'unico modo di indirizzare il paziente a ragion veduta e non come quelle "Guide ai migliori ospedali o specialisti d'Italia" che periodicamente i settimanali pubblicano basandosi su criteri che magari esistono anche ma non sono né indicati né spiegati. Non si tratta peraltro di una lista di "buoni e cattivi". Lo spiega lo stesso professor Veronesi sulle pagine dell'edizione web del Corriere: "Un ospedale può essere ottimo per affrontare un tipo di malattia e meno buono per un altro. Se avvertiamo che in un centro sono stati eseguiti 3 interventi di un certo tipo e in un altro 300, non comunichiamo un'opinione ma un dato da cui non si può prescindere. Si tiene conto di molti fattori: esperienza, studi, periodi di ricerca e lavoro all'estero".
Un servizio utile e molto nello spirito della rete. Dica33 lo consiglia

Maurizio Imperiali



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