Imprevedibile melanoma

21 marzo 2008
Aggiornamenti e focus

Imprevedibile melanoma



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Parlando di tumori cutanei in particolare il melanoma, impossibile non citare le radiazioni ultraviolette e l'esposizione al sole come fattori di rischio o comunque implicati nell'eziologia. Il che potrebbe anche suggerire che il livello o la quantità di radiazione solare (UV in particolare) che colpisce una certa superficie terrestre possano dare informazioni utili sui rischi corsi dalla popolazione che ci vive. Non è un caso che, da alcuni anni, sia stato introdotto nelle previsioni meteorologiche l'indice UV, cioè la misura dei livelli di radiazione ultravioletta in funzione degli effetti che può avere sulla cute umana. Com'è intuibile, il suo valore varia in relazione alle condizioni atmosferiche, ma anche alla latitudine, all'altitudine e allo spessore dell'ozonosfera.In effetti, che la quantità di UV possa condizionare la comparsa di neoplasie cutanee nella popolazione è stato dimostrato da tempo: nelle zone più vicine all'equatore e a elevate altitudini il tasso di carcinoma delle cellule squamose (SCC) e delle cellule basali o basalioma (BCC) è maggiore; l'esposizione al sole intensa e prolungata fa aumentare soprattutto il rischio di SCC; per contro l'incidenza di basaliomi è tre volte più alta dell'incidenza di SCC nelle zone con clima poco soleggiato e 10 volte più alta dove l'esposizione al sole è intermittente. Infine, l'incidenza di SCC aumenta con la migrazione verso aree battute dal sole. A differenza di questi due tipi di carcinoma, per i quali è stato possibile tracciare una tendenza, per il melanoma non è così definita la relazione con l'esposizione solare, forse anche perchè non colpisce solo le zone esposte al sole e, inoltre, ha una forte componente genetica per cui avere almeno un parente di primo grado che ne abbia sofferto rappresenta già un fattore di rischio indipendente. Negli anni '60, almeno negli Stati Uniti, era possibile riconoscere un gradiente del rischio lungo la direzione Nord-Sud che poi si è attenuato negli anni successivi, e per altro nelle fasce di età più giovani si direbbe inversamente proporzionale all'indice UV: l'incidenza è leggermente più alta nei soggetti giovani che vivono in regioni con basso indice UV.

Tendenza al carcinoma


Un ulteriore approfondimento del tema è stato proposto utilizzando i dati raccolti nella coorte di donne arruolate nel 1976 nel Nurses' Health Study (NHS): circa 121 mila infermiere tra 30 e 55 anni residenti in 11 stati dellUnione. Come primo dato sulla popolazione, nei 18 anni di osservazione, non è stato possibile riscontrare un'associazione sostanziale tra l'indice UV della zona in cui le partecipanti vivevano alla nascita, a 15 e a 30 anni e la capacità di abbronzarsi, la suscettibilità alle scottature solari, il colore dei capelli e il numero di nei sul braccio sinistro, zona scelta per le valutazioni. E non c'era associazione nemmeno tra il rischio di melanoma e la residenza in stati un cui l'indice UV era superiore a 7, cioè elevato, molto elevato o estremamente elevato. Tuttavia il rischio era più alto tra le donne che erano nate e vissute fino a 15 anni in zone in cui l'indice era 6, cioè elevato, ma poi diventava non significativo a 30 anni, a parità di caratteristiche fenotipiche (carnagione, colore dei capelli). Il rischio di carcinoma basale e carcinoma squamoso, invece, mostrava una tendenza all'aumento, in tutte e tre le fasce di età, laddove l'indice era tra 6 e 7, rispetto a valori più bassi, ma con un gradiente che aumentava nei valori più vicini al 6 rispetto a valori uguali o superiori a 7.

Fattori concomitanti


In conclusione, mentre per il carcinoma cellulare esiste una dipendenza dall'intensità dell'ultravioletto, per il melanoma non si può dire altrettanto, anche perché altri studi hanno fornito dati discordanti. Una possibile spiegazione è che l'effetto potrebbe essere specifico a livello regionale, per esempio in Europa è coerentemente documentato che il rischio di melanoma aumenti con la latitudine. Questo non significa che negli Stati Uniti non esista una correlazione, ed è probabile che intervengano altri elementi che influenzano il rischio. Per esempio, una pigmentazione più scusa della pelle è un fattore protettivo, ma l'esposizione intermittente e intensa al sole durante vacanze invernali o la predisposizione genetica sono fattori di rischio che possono avere un ruolo importante della patogenesi del melanoma, mentre l'esposizione cronica al sole può procurare un'abbronzatura costante che rappresenta una forma di protezione contro il melanoma. Gli autori dell'analisi e tutti gli esperti in materia proseguono le indagini, probabilmente non soddisfatti dall'incongruenza dei dati. Ma ciò non toglie che a livello di comportamento individuale l'esposizione al sole deve continuare a essere protetta, indipendentemente da latitudine, altitudine e indice UV.

Simona Zazzetta



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