Il melanoma è un tumore maligno della pelle causato della proliferazione incontrollata dei melanociti, le cellule che producono la melanina, il pigmento cutaneo, in risposta alla stimolazione dei raggi ultravioletti (Uv). Tuttavia i melanociti sono presenti anche nell'occhio e nelle mucose per cui, anche se più raramente, il melanoma può insorgere anche in questi tessuti. Il melanoma cutaneo colpisce soprattutto nella fascia tra i 45 e i 50 anni, un'età media che sta progressivamente diminuendo. Secondo l'Airtum (Associazione italiana registri tumori) in Italia si registrano circa 6000 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e le donne, con una crescente incidenza che è addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni. Il melanoma rappresenta circa il 5 per cento di tutti i tumori della pelle.
Nella metà dei casi il primo segno di cui si accorge il paziente è il cambiamento d'aspetto di una lesione pigmentata (nevo), già presente oppure comparsa da poco. L'aspetto dei nevi si valuta secondo quattro parametri, abbreviati come ABCD, dove A sta per asimmetria della lesione; B per bordi irregolari; C per colore non omogeneo; D per diametro superiore ai 6 mm o in crescita. Un altro sintomo frequente è il prurito.
Nelle donne insorge più spesso su arti inferiori, cuoio capelluto, viso e collo.
Negli uomini compare principalmente sul tronco.
La prima ipotesi diagnostica si pone in seguito a visita clinica, in genere dal dermatologo, spesso dopo osservazione delle lesioni con l'aiuto di un dermatoscopio. La certezza della diagnosi si ottiene solo dopo biopsia della lesione ed esame istologico del tessuto asportato.
Altri esami di diagnostica per immagini (ecografia, Tac, Pet) non sono utili per la diagnosi iniziale ma si possono impiegare nelle fasi avanzate della malattia per lo studio delle metastasi.
Il primo fondamentale intervento è quello chirurgico: si deve provvedere all'asportazione del melanoma primario, ovvero di tutta la lesione, anche in profondità, e dei suoi confini. L'escissione chirurgica, infatti, deve comprendere anche un margine di cute e di tessuto sottocutaneo che siano indenni dalla malattia. Stesso approccio si applica, ogni volta che sia possibile, nei confronti di metastasi linfonodali e parenchimali. Le terapie farmacologiche, intese come chemioterapie adiuvanti, da attuare dopo la chirurgia, per prevenire recidive e metastasi sono attualmente poche e poco efficaci.