Con la dermoscopia si previene

12 maggio 2004
Aggiornamenti e focus

Con la dermoscopia si previene



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In Italia ogni anno si osservano circa 135 nuovi casi di tumori della pelle ogni 100000 abitanti, complessivamente oltre 65000 nuovi malati. Un'incidenza significativa nella quale spiccano i melanomi con 12 nuovi casi su 100000 persone ogni anno in Italia. I più colpiti hanno tra i 40 e i 60 anni, sono soggetti con carnagione chiara, capelli rossi/biondi, occhi chiari, che si scottano facilmente al sole e non si abbronzano mai o con molta difficoltà. Oltre al sole però tra i fattori di rischio vi è anche la presenza di nei, particolarmente quelli atipici e quelli congeniti di grandi dimensioni (superiori a 20 cm). Ma intervenire è possibile e la strategia più efficace per combattere il cancro della pelle consiste nella diagnosi e nel trattamento precoci. Una lesione cancerosa può, infatti, svilupparsi rapidamente, magari in una parte del corpo non facilmente raggiungibile. Risulta quindi fondamentale un controllo periodico da parte di un medico specialista. Il sospetto diagnostico viene poi confermato dall'uso di particolari apparecchiature che consentono l'ingrandimento delle lesioni e l'analisi della loro struttura: dermatoscopi e videomicroscopi. Ma sono sistemi efficaci? Se ne è occupato uno studio italiano che ha cercato di definire l'impatto della dermoscopia nello screening del melanoma.

La dermoscopia funziona


L'introduzione della dermoscopia come esame diagnostico di secondo livello nello screening del melanoma ha determinato due effetti principali: aumentare la sensibilità, con una più alta percentuale di lesioni eliminate precocemente, e aumentare la specificità, con una minore percentuale di lesioni benigne eliminate "per eccesso di cautela".
Nonostante questo però l'impatto delle tecniche dermoscopiche sulla pratica quotidiana è ancora in gran parte sconosciuto. C'è persino chi sostiene che non sia stata sostanzialmente modificata la gestione della malattia. I ricercatori dell'Università di Firenze hanno così cercato di definire in modo retrospettivo l'efficacia di queste metodiche diagnostiche nello screening del melanoma. In particolare si è cercato di stabilire il rapporto tra lesioni maligne e benigne nelle lesioni melanocitiche eliminate. Per farlo sono state esaminate retrospettivamente le diagnosi preoperatorie e istologiche di 3053 lesioni cutanee, successivamente diagnosticate e eliminate nel periodo tra il 1997 e il 2001. I dermatologi coinvolti sono stati divisi in due gruppi con o senza ausilio di dermatoscopio. I risultati? Molto positivi per le metodiche dermoscopiche. La percentuale maligno/benigno è, infatti, aumentata nei fruitori delle metodiche e non negli altri soggetti. Come a dire che più facilmente hanno una diagnosi corretta di melanoma, anche tenendo conto di altri fattori potenzialmente confondenti (sesso, età o periodo dello studio). Un dato che suggerisce una più appropriata selezione delle lesioni da sottoporre a intervento chirurgico dovuta alla dermoscopia. I risultati, visti i limiti potenziali di uno studio retrospettivo, vanno ulteriormente confermati, certo è che l'impatto della demoscopia nella diagnosi di routine ha grosse implicazioni che vanno dal risparmio alla riduzione del carico di lavoro chirurgico. Aspetti dai quali non si può prescindere.

Marco Malagutti



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