Farmaco alternativo per la gonartrosi

16 novembre 2005
Aggiornamenti e focus

Farmaco alternativo per la gonartrosi



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Per porre fine al dolore causato dall'artrosi al ginocchio esistono diverse soluzioni tra cui la più estrema, ma anche risolutiva, è la chirurgia, se praticabile. Ma, prima, si possono tentare altre strade, che prevedono l'impiego di farmaci per ritardare il ricorso al bisturi e, nel frattempo, consentire una vita meno sgradevole ai pazienti, migliorando anche la mobilità dell'articolazione colpita e quindi la funzionalità generale del paziente.

Oltre i FANS


I farmaci di prima linea indicati sono gli antinfiammatori non steroidei (FANS), che sono sicuramente in grado di controllare la sintomatologia dolorosa. Ma, essendo ben noti gli effetti collaterali gastrointestinali associati all'assunzione prolungata, la ricerca non si è fermata e sono state esplorate altre strategie terapeutiche, scoprendo per altro la possibilità di intervenire sulla patogenesi del disturbo articolare. Potrebbe essere questo il caso della glucosamina solfato. Già in passato aveva sollevato interesse ed entusiasmo per i risultati ottenuti, in quanto non solo migliorava i sintomi ma rallentava il peggioramento del quadro clinico. Si tratta di una molecola normalmente prodotta dall'organismo, deriva dalla glucosamina, uno zucchero monoaminosaccaride che contribuisce alla formazione della matrice extracellulare della cartilagine. In effetti è stato osservato che la glucosamina esogena, somministrata a dosi farmacologiche, agisce sull'artrosi del ginocchio, probabilmente mediante l'inibizione di un fattore nucleare e, quindi, di geni che codificano per i mediatori responsabili della flogosi sinoviale e della distruzione della cartilagine. Gli studi condotti in merito avevano dimostrato che la somministrazione prolungata (tre anni) della glucosamina aveva anche la capacità di rallentare la progressione dell'artrosi, lo dimostrava il mantenimento degli spazi interarticolari visibile in radiografia. Un miglioramento del quadro clinico che si traduceva anche in controllo della sintomatologia.

Gli effetti a breve termine


I ricercatori, in particolare spagnoli e portoghesi, hanno successivamente insistito sull'aspetto analgesico e antinfiammatorio, ma nel breve termine. Vale a dire che si sono posti il problema di poter usare la glucosamina per risolvere la sintomatologia, cioè l'urgenza del paziente di smettere di soffrire e quindi di potersi muovere. Per misurare il miglioramento è stato adottato l'indice di Lequesne, un questionario che verificava il livello di dolore e fastidio, il grado di deambulazione, e di attività della vita quotidiana. A circa 300 pazienti sono state somministrate dosi di glucosamina solfato (1500 mg al giorno), il paracetamolo (1000 mg tre volte al giorno) o un placebo secondo uno schema randomizzato e in doppio cieco. La scelta del paracetamolo come antidolorifico di confronto non è casuale, in quanto è proprio l'Eular, la Lega europea contro i reumatismi (European league against rheumatism) che lo indica come prima misura farmacologica contro il dolore. Sono stati adottati anche parametri di efficacia secondari, tra cui l'incidenza di pazienti che rispondevano favorevolmente al trattamento (responder).

Importante la dose

La prima valutazione è stata eseguita dopo sei mesi di terapia con riscontri positivi a favore dei due farmaci: nel confronto contro placebo davano risultati buoni ma quelli raggiunti con la glucosamina erano migliori di quelli del paracetamolo. Con il vantaggio di non avere effetti collaterali. Infatti il paracetamolo non ha effetti gastrointestinali, ma alla lunga agisce sulla biochimica del fegato facendo aumentare le transaminasi. Gli autori della ricerca, denominata Guide (Glucosamine Unum In Die Efficacy) e presentata in anteprima in conferenza stampa a Milano, sottolineano l'importanza del dosaggio e della forma (fosfatata) in cui viene somministrato il principio attivo. La glucosamina, infatti, essendo sostanza naturale, negli Stati Uniti viene venduta come integratore alimentare senza limitazioni della dose, mentre in Europa pur essendo in libera vendita viene ammesso un dosaggio basso (un sesto di quello farmacologico), ben diverso rispetto a quello previsto dal protocollo proposto come strategia terapeutica.



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