Chi si muove resta autonomo

03 febbraio 2006
Aggiornamenti e focus

Chi si muove resta autonomo



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L'artrite e l'artrosi sono malattie che provocano sintomi dolorosi piuttosto forti, che possono al più essere contrastati dalle terapie oggi disponibili. Ma forse non è nemmeno questo l'aspetto più preoccupante per i pazienti: pesa probabilmente di più il declino nella funzionalità, cioè il progressivo venir meno della capacità di svolgere autonomamente le normali attività quotidiane. Negli Stati Uniti è stato calcolato che il 60 per cento della popolazione al di sopra dei 65 anni di età soffra di una di questi disturbi articolari, e che per il 2010 saranno 40 milioni. Se la perdita di autonomia riguardasse anche soltanto un paziente su 10 è facile capire anche conseguenze economiche e sociali di questa situazione.

Molti fattori di rischio...


Di qui uno studio statunitense, condotto su oltre 5000 pazienti ultrassessantacinquenni, che ha cercato di stabilire quali tra i molti possibili fattori di rischio siano più strettamente associati alla perdita di funzionalità. I pazienti, una volta arruolati, sono stati seguiti per due anni, così da avere dati prospettici, quindi depurando le conclusioni dalle inevitabili vaghezze che si incontrano quando si procede a ritroso, cioè censendo le persone con scarsa funzionalità e chiedendo loro che cosa avessero fatto in passato.Il primo dato raccolto è che il peggioramento della funzionalità riguarda il 14% dei pazienti. Le donne sono la parte più esposta, con un 15% interessato dal declino, mentre negli uomini la quota è dell'11%. Inoltre si è visto che tra le minoranze etniche (ispanici e afro-americani) i peggioramenti erano più frequenti che tra i bianchi (più o meno 4,5 punti percentuali in più della media). I fattori di rischio più frequentemente associati erano innanzitutto le altre malattie concomitanti, soprattutto diabete, ictus e perdita della capacità visiva sul piano organico, depressione e declino cognitivo sul piano mentale. Ovviamente anche chi aveva un'età più avanzata al momento dell'inclusione nello studio era più esposto al peggioramento.

... ma uno decisivo


Tuttavia, il fattore di rischio più largamente rappresentato era la mancanza di esercizio fisico rigoroso, cioè dell'attività fisica che si svolge esclusivamente per esercitarsi, dalla piscina alla cyclette. Oltre il 64% dei pazienti che nel corso del biennio aveva visto peggiorare le proprie abilità fisiche non svolgeva alcun tipo di esercizio vigoroso, o comunque non in misura significativa. I ricercatori, però, hanno voluto valutare quanto gioverebbe l'esercizio, e hanno calcolato che se tutti i pazienti coinvolti nello studio avessero svolto nell'arco dei due anni una regolare attività fisica il declino funzionale si sarebbe ridotto del 32%. Di tutte le strategie possibili per arrivare a ridurre l'invalidità e la perdita di autonomia, l'esercizio fisico si conferma come la più redditizia, anche a fronte di un costo limitato (almeno negli Stati Uniti).

Gianluca Casponi



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