Cambiare stile allunga la vita

18 gennaio 2008
Aggiornamenti e focus

Cambiare stile allunga la vita



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Servono buoni motivi per cambiare certe abitudini, per smettere di fumare, per iniziare a fare sport, per mangiare meglio. Un bonus di quattordici anni di vita è sufficiente? Perchè è proprio questo che un gruppo di ricercatori di Cambridge ha osservato in un campione di popolazione significativo. Di ricerche in merito alla riduzione della mortalità ce ne sono parecchie e hanno quasi sempre confermato in modo incisivo i benefici che si traggono da corretti stili di vita.

Abitudini omogenee


A volte però i parametri usati per valutare il regime dietetico, erano un po' complicati e la selezione del campione includeva popolazioni con abitudini alimentari diverse, per esempio a livello europeo. Un vantaggio di studi del genere è la grande diversità di diete e di altri stili di vita presi in considerazione. Ma resta il dubbio se le stesse differenze in termini di sopravvivenza (o mortalità) si possono riscontrare in una popolazione singola e omogenea in cui la variabilità di abitudini rimane all'interno di certi limiti realisticamente realizzabili per chi volesse adottarli. A Cambridge hanno, invece, deciso di selezionare una popolazione residente nella stessa contea (Norfolk), omogenea per i possibili regimi alimentari adottati. Inoltre, hanno incluso nell'analisi un parametro semplice e affidabile per misurare il tipo di alimentazione, la concentrazione di vitamina C nel sangue. Non è la prima volta che viene usata per misurare l'assunzione di frutta e verdura e come indicatore predittivo di un calo della mortalità per tutte le cause.

Ne vale la pena


Il campione risultante, arruolato tramite i registri degli ambulatori di medici di base, includeva più di 25 mila persone, tra uomini e donne di età compresa tra 45 e 79 anni. Su di esso sono stati valutati per 11 anni gli effetti di quattro fattori ognuno dei quali attribuiva un punto: non abitudine al fumo, attività fisica, consumo moderato di alcol e consumo di frutta e verdura. Il rischio maggiore di mortalità per tutte le cause, era associato alla sedentarietà, all'abitudine al fumo, al consumo smodato di alcool e a una concentrazione 50 mmol/l di vitamina C. Il rischio tendeva ad aumentare quando diminuivano i comportamenti salutari e chi non totalizzava nessun punteggio aveva un rischio relativo quadruplicato rispetto a chi totalizzava il punteggio massimo; la differenza si acutizzava quintuplicandosi considerando la mortalità solo per cause cardiovascolari. Infine, confrontando i due stili di vita più estremi, l'elaborazione statistica riscontrava una differenza sostanziale di 14 anni di vita in più. Certo, considerando l'invecchiamento della popolazione, più che una mortalità prematura sarebbe più interessante valutare il grado di disabilità, e il suo impatto sulla qualità della vita, che si può prevenire con abitudini corrette. Ma è stato già dimostrato che questi fattori sono associati in maniera analoga e con lo stesso ordine di grandezza al mantenimento di una buona funzionalità a sua volta predittiva di mortalità.

Simona Zazzetta



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