Un fiume di cocaina

09 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

Un fiume di cocaina



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Il consumo di cocaina è in costante aumento. Lo raccontano i fatti di cronaca che si susseguono, ma anche le indagini statistiche. La relazione annuale al Parlamento sullo stato della tossicodipendenza in Italia del 2004, del resto, già mostrava una crescita rispetto agli anni passati: il 5,4% degli intervistati (15-44 anni) dichiarava di aver fatto uso di cocaina almeno una volta nella vita e l'1,5% negli ultimi 12 mesi; rispetto all'anno precedente è raddoppiata la percentuale di persone tra 35 e 44 anni che ne riferivano l'uso una o più volte nel corso della vita. Basterebbero questi numeri a preoccupare, senonché ci ha pensato un'indagine condotta dall'Istituto Mario Negri di Milano a rendere la situazione ancora più preoccupante. I numeri sarebbero, infatti, sottostimati. E a rivelarlo sono le acque del Po. Analizzando le tracce di urina contenute nel fiume, dalla foce a Pavia, i ricercatori hanno scoperto che finisce ogni anno in acqua l'equivalente di 4 chili di droga. Ma da dove è venuta l'idea della ricerca? Ne abbiamo parlato con Ettore Zuccato del dipartimento ambiente e salute del Mario Negri, uno degli autori della ricerca.

Cifre stupefacenti


"Ci occupiamo da anni di inquinanti ambientali" risponde Zuccato "con particolare riferimento alla presenza di farmaci d'uso comune, antibiotici e ormoni in particolare, nelle acque di scarico e di fiume. Nelle urine umane permangono tracce dei farmaci somministrati o delle droghe consumate, che permettono di risalire alle dosi assunte. Queste sostanze, eliminate con le urine, confluiscono prima nelle acque di scarico e poi nei fiumi". E che cosa avete osservato? "Ci siamo accorti che in molti casi le concentrazioni ambientali rispecchiano i quantitativi dell'uso dei farmaci. Abbiamo così pensato di ricostruire una mappa qualitativa e quantitativa di farmaci e droghe usati nella popolazione. In particolare abbiamo pensato alla cocaina perché è una sostanza ben studiata e dal metabolismo ben definito". Cioè? "Esiste un metabolita stabile" dice Zuccato "che è la benzoilecgonina, un elemento presente solo in chi usa questa droga tanto che è comunemente utilizzato nel controllo antidoping". Oltre al Po avete campionato per la vostra ricerca quattro città di medie dimensioni (Varese, Cuneo, Latina e Cagliari). Perché? "Perché la ricerca nelle città medie è più semplice e più controllabile. La popolazione è più stabile, è più facile risalire al bacino d'utenza e agli impianti di depurazione". E le grandi città? "Stiamo pensando anche a Milano" puntualizza Zuccato "dove stiamo già conducendo delle ricerche su 3,4 depuratori diversi. Ma ci vorrà del tempo. E i risultati? E' vero che i numeri sono più alti di quelli attesi?"Assolutamente sì" afferma il ricercatore milanese. "I risultati parlano di un utilizzo nettamente superiore a quello stimato. Il fiume Po porta con sé ogni giorno l'equivalente di 4 kg di cocaina". La misura dei livelli di cocaina ha permesso di stimare che il consumo tra la popolazione residente nel bacino del fiume (5 milioni a monte del sito di prelievo, Milano esclusa) è superiore alla tonnellata su base annua con un impatto economico del traffico superiore ai 100 milioni di euro. In pratica per ogni 1000 giovani adulti della zona si consumerebbero ogni giorno almeno 27 dosi di cocaina e il consumo complessivo sarebbe pari a 40000 dosi al giorno. Molto più delle già alte stime istituzionali. E il prossimo passo sarà standardizzare il metodo? "Stiamo lavorando a questo" sostiene Zuccato "affinché possa affiancare i metodi d'indagine classici. Si tratta di un sistema particolarmente adatto a piccole popolazioni. Per questo sono in corso studi preliminari su altre droghe come eroina, anfetamine e derivati da cannabis". Una curiosità, infine, le droghe si possono considerare inquinanti ambientali? Per quanto riguarda i farmaci, spiega il ricercatore del Negri, si può parlare di inquinamento, perché ne esistono di estremamente attivi anche a livello ambientale. Per le droghe d'abuso non si può ancora dire. In futuro chissà...

Marco Malagutti



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