Cautela con l'antiobesità

11 aprile 2008
Aggiornamenti e focus

Cautela con l'antiobesità



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L'obesità costituisce una condizione patologica sempre più diffusa nei Paesi occidentali, sopratutto negli Stati Uniti, dove il 66% della popolazione adulta è sovrappeso e il 34% obeso. Si stima che questa epidemia abbia conseguenze rilevanti sulla sanità pubblica e che, in futuro, l'obesità possa rappresentare un problema anche per i Paesi in via di sviluppo.I soggetti obesi, infatti, presentano un incremento del rischio di mortalità e morbidità, imputabile anche a condizioni patologiche associate, tra cui diabete, ipertensione, dislipidemia e patologie coronariche.
Un approccio promettente per il trattamento dei pazienti obesi è costituito dall'inibizione dei recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (CB1), presenti sia a livello del sistema nervoso centrale, sia periferico, che comporterebbe una riduzione dell'assunzione di cibo, una perdita di peso corporeo e un miglioramento dei parametri metabolici.
Il primo antagonista selettivo di questi recettori è il rimonabant, attualmente in commercio in Europa per il trattamento dell'obesità, ma non ancora approvato dall'americana FDA che, lo scorso giugno, ha chiesto chiarimenti in merito agli effetti avversi indotti dal trattamento.

Pro...


Numerosi fattori di rischio correlati all'obesità addominale, tra cui elevati livelli di trigliceridi e colesterolo totale o LDL, bassi livelli di colesterolo HDL, diabete e ipertensione, favoriscono la progressione dell'aterosclerosi. Inoltre, è noto che una riduzione del peso corporeo e dei valori di circonferenza vita è associata a miglioramenti per quanto riguarda il profilo lipidico e la sensibilità all'insulina.
Per questa ragione, in uno studio clinico (STRADIVARIUS: The Strategy to Reduce Atherosclerosis Development Involving Administration of Rimonabant - The Intravascular Ultrasound Study) si è valutata l'ipotesi che la somministrazione di rimonabant, a pazienti affetti da obesità addominale e con sindrome metabolica e pregressa patologia coronarica, potesse ridurre la progressione dell'aterosclerosi.
L'analisi ha coinvolto 839 pazienti, arruolati in 112 centri tra Nord America, Europa e Australia, che sono stati assegnati casualmente a ricevere 20 mg al giorno di rimonabant o placebo e che sono stati monitorati per un periodo di 18 mesi.
E', così, emerso come i soggetti trattati con questo farmaco mostrino una riduzione del peso corporeo e della circonferenza vita; un miglioramento del profilo lipidico, degli indici glicemici e dei livelli di proteina C reattiva, ma non una significativa diminuzione del processo aterosclerotico, misurato come volume percentuale dell'ateroma (PAV) mediante una specifica tecnica chiamata IVUS (Intravascular ultrasound). Tuttavia, l'impiego di rimonabant è risultato efficace nel rallentamento della patologia coronarica se si considerava il volume totale dell'ateroma (TAV). Un'osservazione quest'ultima che rende il farmaco ancora promettente per il trattamento dell'aterosclerosi.

...e contro


Alla luce della richiesta dell'FDA di ulteriori dati di sicurezza per il rimonabant, sopratutto per quanto riguarda gli eventi avversi psichiatrici, gli autori dello studio STRADIVARIUS hanno incluso nel campione soggetti con storia di patologie psichiatriche, per meglio valutare il profilo di sicurezza del farmaco nella popolazione generale. I risultati confermano che il trattamento con rimonabant incrementa gli eventi avversi psichiatrici e gastrointestinali, in particolare ansia, depressione e nausea, rafforzando l'atteggiamento di cautela adottato dall'autorità americana. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, non si tratta di eventi seri, che si verificano con frequenza simile nel gruppo trattato e in quello placebo.

Ilaria Ponte



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