Il lato oscuro del calcio

25 gennaio 2008
Aggiornamenti e focus

Il lato oscuro del calcio



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Il calcio viene fornito come supplementazione nel post-menopausa per i benefici effetti sull'osso e la riduzione del rischio di frattura. I suoi effetti, però, non finirebbero qui: è coinvolto per esempio il sistema cardiovascolare, con possibili azioni protettive relative soprattutto al colesterolo. Un coinvolgimento che in alcuni casi può essere controproducente, determinando rischi che finirebbero per pesare di più rispetto ai benefici per le ossa: lo suggerisce una ricerca che evidenzia come nelle donne più anziane possa esserci una maggiore probabilità d'infarto miocardico, e, più contenuta, di ictus. Un aspetto che può essere di particolare rilievo data la maggiore vulnerabilità cardiovascolare già presente in seguito alla menopausa. Gli stessi autori richiamano però alla cautela, affermando che i dati non permettono conclusioni definitive, mentre segnalano come nella supplementazione di calcio dovrebbe rientrare come area di cui preoccuparsi (e su cui indagare nei futuri studi) anche la salute del cuore. Ma vediamo i riscontri, e i precedenti.

Benefici su colesterolo, ma più infarti


Sul piatto degli effetti cardiovascolari di segno positivo, per i supplementi di calcio pesano evidenze di possibile riequilibrio tra colesterolo buono e cattivo, cioè aumento di HDL e riduzione di LDL, mentre quelle per ipertensione e obesità sono meno consistenti; in studi su donne sane è emersa una tendenza inversa tra assunzione di calcio e malattie cardiovascolari. All'opposto, nei dializzati si è evidenziato il rischio calcificazione vascolare con meccanismi potenziali coinvolgenti l'elevato intake di calcio. La ricerca attuale è una seconda analisi di uno studio degli stessi autori, relativo a 1.471 donne neozelandesi dai 55 anni in su e quindi in post-menopausa, condotto primariamente per valutare gli effetti della supplementazione di calcio su densità ossea e probabilità di frattura. Il fine questa volta era indagare, con uno studio randomizzato e controllato contro placebo, eventuali rischi cardiovascolari, non valutati come obiettivo primario in precedenti trial randomizzati. Si sono quindi considerate le stesse donne, che sono state seguite per cinque anni; metà delle partecipanti ha ricevuto un grammo di calcio citrato e l'altra metà un placebo. Nella valutazione finale, rispetto agli eventi cardiovascolari riferiti dalle partecipanti o loro familiari e confermati, per quelle che avevano assunto calcio è risultato un rischio relativo significativamente più alto (2,1) d'infarto miocardico, aumentato anche come end-point composito cioè infarto, ictus, morte improvvisa (1,47) e per l'ictus (1,42). Dopo l'aggiunta di casi non riferiti ricavati dal database ospedaliero nazionale il rischio d'infarto è rimasto più elevato nel gruppo calcio anche se pari a 1,49, per l'end-point combinato il valore era 1,21 e per l'ictus 1,37. Si è calcolata l'insorgenza di un infarto miocardico ogni 44 donne trattate per cinque anni, di un ictus ogni 56, di un evento cardiovascolare ogni 29. Questo in confronto a 50 donne da trattare per prevenire un caso di frattura sintomatica da osteoporosi.

Ipotesi calcificazione vascolare


In contrasto con studi precedenti come il Women's Health Initiative, sottolinea il commento, che riguardava però donne in menopausa più giovani e con minore aderenza al trattamento, con la supplementazione di calcio emerge dunque un aumento di rischio cardiovascolare. Una tendenza più evidente nelle donne con compliance più alta e che sembra progressivo nei cinque anni dello studio, con una probabile latenza iniziale nella quale si verificano i danni vascolari che precedono il successivo incremento degli eventi. E una tendenza che non sembra collegata a effetti sulla lipidemia o altri fattori di rischio, dal momento che anche in questo studio come nel WHI la supplementazione di calcio si è associata a cambiamenti benefici rispetto a colesterolo HDL e LDL. La possibile spiegazione del rischio, concludono, è che l'innalzamento acuto del calcio nel sangue acceleri la calcificazione vascolare, che è predittiva del tasso di eventi carrdiovascolari. Indicativi anche per questo studio sono poi i dati della calcificazione nei dializzati, per la simile età avanzata e relativa funzione renale ridotta, e questo suggerisce particolare cautela nei soggetti con queste caratteristiche. Per il calcio, insomma, il messaggio è bilanciare, quindi non ignorare, rischi potenziali e benefici probabili, specie nelle donne anziane.

Elettra Vecchia



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