Ma non è una panacea

07 luglio 2006
Aggiornamenti e focus

Ma non è una panacea



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Smettere di fumare è probabilmente il buon proposito più diffuso. Ma, molto spesso, resta solo un buon proposito, basti pensare che del 41% dei fumatori che ogni anno prova a smettere, solo il 10% ci riesce in modo definitivo. Ora però il ventaglio di possibilità per chi desidera dire addio alle sigarette si allarga grazie alla comparsa sulla scena, successiva alla approvazione della Fda, di vareniclina, il primo anti-fumo che non funziona come un sostituto nicotinico. Tre studi pubblicati su Jama si soffermano su pregi, pare molti, e difetti del nuovo farmaco. Una promessa ma non una panacea, come si affretta a puntualizzare l'editoriale di supporto agli studi della rivista statunitense.

Come si è svolto lo studio


La prima grande novità sta nel meccanismo d'azione. Si tratta del primo farmaco anti fumo che agisce sulla dopamina, sostanza del piacere, stimolandola e al tempo stesso agisce sui recettori della nicotina riducendo i sintomi dell'astinenza e della dipendenza. Lo studio di fase 3 ha valutato l'efficacia di vareniclina comparata con placebo e, aspetto questo di grande importanza, con bupropione su fumatori sani adulti. I risultati sono stati molto buoni. L'efficacia è stata valutata su 1025 fumatori (almeno 10 sigarette al giorno) che in passato erano riusciti a smettere per meno di tre mesi. Il trial ha coinvolto 19 centri di disassuefazione, dal giugno 2003 all'aprile 2005. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: vareniclina due volte al giorno, bupropione due volte al giorno o placebo, tutti somministrati per via orale per 12 settimane seguite da un periodo di osservazione di 40 settimane in cui i tabagisti arruolati non assumevano ne medicinali ne placebo. Ebbene dalla nona alla 12esima settimana di terapia l'astinenza continuativa per quattro settimane, confermata dalla misurazione dei livelli di monossido di carbonio nel respiro, è stata registrata nel 44% del gruppo trattato con vareniclina, contro il 29,5% del gruppo bupropione e il 17,7% del gruppo placebo. Più in là nel tempo alla 24esima settimana le percentuali scendevano a 29,5% con vareniclina, al 20,7% con bupropione e al 10,5% con placebo, mentre alla 52esima il calo era ancora più drastico 21,9%, 16,1% e 8,4% rispettivamente. L'efficacia del farmaco, decisamente superiore ai termini di confronto, era paragonabile nei due sessi e l'effetto collaterale più comune è stata la nausea. Quanto al meccanismo, il rilascio di dopamina determina un ridotto desiderio di fumare e agisce anche sulle crisi di astinenza. In più la molecola smorza gli effetti della nicotina inalata, cioè il tentativo di fumare assumendo vareniclina determina molto meno piacere. Un risultato importante da prendere, però, come spiega l'editoriale, con la dovuta cautela.

Pregi e difetti


La domanda di partenza è lapalissiana. Quanto efficace e utile è la vareniclina per smettere di fumare? I trial pubblicati sulla rivista parlano chiaro, il farmaco è efficace e la novità considerevole è che lo è rispetto a un farmaco già utilizzato allo stesso scopo: il bupropione. Non si tratta, cioè, del classico studio contro placebo. Rispetto al bupropione vareniclina si dimostra efficace più a lungo e anche rispetto all'astinenza. Un altro importante elemento di forza della nuova molecola sta nel fatto che è una nuova molecola. Ossia si allarga il ventaglio di scelta e ora per i medici entra in gioco una nuova categoria farmacologica che non è ne un sostitutivo della nicotina ne un antidepressivo. Detto questo però anche qualche limite va segnalato. Intanto l'effetto collaterale citato, la nausea, è riportato dal 30% dei partecipanti allo studio, una cifra significativa. In più la cifra di soggetti che hanno smesso di fumare non è così differente da quella di altri sistemi. Il fatto è che i soltanto i soggetti che la 12esima settimana hanno smesso sono stati valutati nel periodo successivo, sono stati così esclusi un terzo dei soggetti sui quali il farmaco non è apparso efficace. Un aspetto che altera leggermente il risultato. Un altro dubbio, poi, che viene all'editorialista riguarda quanto questi risultati positivi si possano applicare alla realtà quotidiana. Si ha a che fare infatti con pazienti che accedono a centri medici specializzati nei quali vengono adeguatamente "educati". L'entusiasmo sul risultato è giustificato e si rinnova ogni volta che un nuovo potenziale trattamento per smettere di fumare compare all'orizzonte. Del resto si tratta di una rilevante questione di salute pubblica ma urge essere cauti, un monito rivolto in particolare ai medici, prima che la gente si monti troppo la testa. Smettere di fumare è estremamente difficile, ora c'è qualche speranza in più.

Marco Malagutti



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